24. Ryan

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Quando lego la bicicletta davanti Central Park sono quasi le otto di sera. Non sono mai stato dentro il parco, ma trovo la fontana senza perdermi. Tutti sanno dove si trova la fontana.

Questa giornata sembra infinita. Doveva essere un giorno di riposo ma lo è stato solo fino all'ora di pranzo. Poi la sfida di Val, l'emergenza in strada e poi le corna nella scatola e infine il messaggio di Emily. Ma incontrare Jonathan è una cosa importante. Se poi è davvero come diceva Emily. Era Emily Feather? Potrebbe essere una trappola organizzata da Val o qualcosa che ha a che fare con la scatola.

Un ragazzo e una ragazza sono seduti al bordo della fontana, ma non sembrano aspettare me. Mi guardo intorno. Non è un'imboscata. Non è un'imboscata. Quel tipo dietro l'albero mi ha guardato? No, forse no. E quella ragazza che fa jogging? Stai calmo Ryan. È la loro città, non sferreranno un attacco in pieno centro. Li vedrebbero in troppi. E sanno che sono un pirocineta. Farmi combattere in un parco cittadino? Dovrebbero davvero essere poco preoccupati delle conseguenze. No, stai tranquillo. Mi avvicino alla fontana. I ragazzi mi trovano fastidioso così vicino. Lui mi guarda male, lei gli sussurra qualcosa all'orecchio, si alzano e se ne vanno. Stanno andando a dare l'allarme? Erano qui di guardia ad aspettare il mio arrivo? Faccio un respiro profondo e mi siedo vicino la vasca d'acqua. Il sole ormai è scomparso dietro le cime degli alberi, ma il cielo rimane ancora di un azzurro chiaro. I lampioni si accendono e rimango solo ad aspettare.

Eccolo. Sembra nervoso, cammina spedito, con le mani in tasca. Non è solo. Ci sono altre due persone con lui. Quella che deve essere la sorella e un ragazzo di colore che ho già visto da qualche parte. Alla festa forse?

«Tu devi essere Ryan! Sei molto più carino che in foto sai?». La ragazza prende parola prima di tutti gli altri. Si toglie gli occhiali da sole e la riconosco. È Emily, la cantante. L'ho vista negli schermi del pub anche oggi. Un'intervista da Ellen. È anche più bella dal vivo. Fa uno strano effetto vedere una persona in televisione e poi dal vivo a pochi centimetri da te che ti squadra in questa maniera. Jonathan è in disparte. Sembra imbarazzato.

«Fratellino, il tuo diavolo non è per nulla male, sai?».

«Possiamo fare questa cosa in fretta?». Jonathan non mi guarda mai. Di cosa sta parlando? È una trappola? È d'accordo anche lui?

«Ciao Ryan, tu non mi conosci, io sono Alexander, un amico di Emily e di Jonathan». Mi porge la mano ma non gliela stringo. Non mi sento a mio agio. Lui abbassa il braccio e riprende a parlare. «Mi hanno chiesto di venire per una questione molto pratica e arriverò subito al punto». Tira fuori di tasca una polvere sottile e me la soffia in faccia.

«Che cazzo fai?». Mi ha preso alla sprovvista come un idiota. Era un'imboscata e ci sono cascato con tutte le scarpe! Lo sapevo, dannazione. Lo sapevo! Evoco le fiamme tra le mani e mi preparo a combattere, ma perché? Non voglio combattere Jonathan. Val sarà qui intorno, nascosto nelle vicinanze ad assistere alla scena. O forse volteggia sopra di noi, per un attacco dall'alto. Alla festa non mi è parso tipo da avere problemi a mostrarsi in pubblico. Nel loro territorio deve sentirsi molto al sicuro. Sarà molto amico degli Eterni.

«Stai tranquillo». Alexander alza le mani. Jonathan osserva le mani in fiamme, Emily invece non mi toglie gli occhi di dosso. Mi stanno ingannando o davvero non sono una minaccia? «È un incantesimo innocuo. La polvere diventa rossa se la persona su cui è stata soffiata mente».

Studio il suo sguardo. Sembra sincero. Uno Stregone, e se quello fosse stato un incantesimo di attacco allora sarebbe già successo qualcosa. Gli concedo ancora un attimo. Abbasso le mani. Spengo le fiamme.

Nephilim. Guerra in PurgatorioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora