4 - Jonathan

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Sono in spiaggia da quasi dodici ore. Il volo per New York è vicino e con quell'aereo finiscono le vacanze, si torna in clinica. Chissà come sta la signora Chang. Speriamo non abbia investito nessuno con la sedia a rotelle. Questa muta mi mette a disagio. È troppo sottile mi si nota troppo. Quella tipa continua a guardarmi e a mostrare le tette. Ho i capelli bruciati. Tra sale e sole sono quasi biondi. Forse anche troppo lunghi. Quando torno a casa li taglio. Almeno li spunto. Quell'onda è buona. Andiamo a prenderla.

Mi piace stare in mare, fare surf, cavalcare le onde. Portano via tutto. Proprio tutto no. Portano via il resto e lasciano solo lui. Lui mi raggiunge solo quando sono con le onde. Sempre quel ragazzo che ritorna. Sempre quella scena. Quel sangue nell'acqua. La ferita slabbrata. La consapevolezza che se ne stava andando. Ecco che ricomincia. Perché ci penso di nuovo? Sarà la fine delle vacanze? Fino al giorno in cui l'ho incontrato ero contento di me. L'orgoglio di Val è contagioso. E poi ho fatto casino. Non Val, il fratello ermafrodita con le ali. Non quello appariscente, educato al potere e alla discrezione. Val è sempre stato capace, perfetto, impeccabile. Mai uno sgarro alla legge di segretezza, mai un errore. A me sono bastati tre minuti per mandare tutto a quel paese. Il processo, il consiglio di amministrazione, gli Eterni. Ore chiuso in una stanza ad aspettare un verdetto che giudicasse quello che avevo fatto. Che decidesse cosa fare di me. Il timore di aver risvegliato l'ira degli Eterni.

Quel ragazzo era come me. Andato al largo con una tavola da surf legata alla caviglia. Riportato a riva dalla corrente. E il mare che gli lavava via il sangue dalla testa. Tanto sangue che la schiuma era rossa. E le persone intorno a lui guardavano e non potevano niente. Io potevo. La segretezza non contò più nulla. È così anche oggi. Quando sono al lavoro in clinica non è molto diverso. La differenza è che aspetto di essere solo. Faccio in modo che la guarigione sia graduale. Rendo la ripresa solo quasi miracolosa. Il progresso scientifico si prende una bella dose di merito e di ovazioni e tutti sono contenti. Se il consiglio mi scoprisse non so se Val riuscirebbe a coprirmi, stavolta. Forse mi manderebbe in esilio in Canada da mamma e papà. Sarei un fratello troppo scomodo a quel punto.

Chissà come si chiamava quel ragazzo. Aveva la muta coperta di scritte, forse c'era anche il suo nome. Io ricordo solo il sangue che imbrattava tutto. Scivolava sulla pelle, impregnava i capelli, macchiava la sabbia. E poi un'onda lavava tutto. Respirava appena. Aveva un grosso taglio sulla testa. Non avevo mai usato davvero i miei poteri. Una delle storie della mia infanzia racconta che una volta, quando avevo due o tre anni, vidi un gatto investito da un'auto. Corsi in strada e gli misi le mani sopra. Quello si rialzò e scappò via. Da allora non capitò mai più.

Quel pomeriggio mi piegai sul ragazzo e gli misi le mani vicino la fronte. Vidi le gocce d'acqua evaporare dalla mia pelle, una luce dorata emanare dalle mie dita e illuminargli il volto. Penso di essermi stupito quasi quanto le persone che erano in piedi intorno a me. L'osso si rimarginò chiudendosi mentre il sangue rientrava sotto la pelle. Poi lo squarcio diventò sempre più piccolo fino a sparire. Rimase solo un piccolo segno rosato dove prima c'era la carne viva. Il ragazzo tirò un sospiro e si mosse leggermente. Le persone intorno mi fissarono con un misto di orrore e ammirazione. Mi girai e corsi via.

Sembra passato così tanto tempo. Ho studiato infermieristica e continuo a curare le persone. La corrente non mi ha portato via. Niente consiglio degli azionisti come mi ha chiesto Val quando papà si è ritirato, e nemmeno viaggi umanitari come mi ha proposto Emily. Qualche volta mi chiedo perché nemmeno la Feather Foundation mi ha convinto a entrare a farne parte. Hanno progetti medici interessanti, sarebbe bello partire con loro e fare l'operatore umanitario. Ogni tanto ci penso, ma non è quello che voglio.

Mi rimane un lavoro e poco più. E Blake. Perché non penso mai a lui? Ogni tanto ho l'impressione che Blake sia la cosa migliore che mi è capitata negli ultimi anni, eppure lo dimentico sempre. Mi vuole bene, è una brava persona. Forse è addirittura innamorato di me. È ancora un bell'uomo. Forse dovrei dargli qualche chance in più ma temo di farlo solo per riempire altre mancanze. Per oggi voglio solo scivolare sulle onde. Domani si torna alla vita.

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Nephilim. Guerra in PurgatorioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora