23.Jonathan

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«Come hai fatto a scoprire come si chiama?». Blake dorme, ma vado comunque in bagno per non farmi sentire troppo.

Emily ha la voce di un'aquila. «Con i potenti mezzi della Feather, fratellino. Ho mobilitato tutte le schiere angeliche per scoprire il nome del tuo uomo misterioso!». La voce di Emily arriva insieme al suono del traffico.

«Vabbè, come ti pare... Quindi è uno di quegli Hill?».

«Pare proprio di sì, fratellino. Però è andato via anni fa da Los Angeles. Il tuo bel Romeo lavora come pompiere nella Grande Mela ormai da un paio di anni e ha ricevuto anche una medaglia per aver salvato non so che bambino. Un diavolo dal cuore buono».

«Quindi? Hai un suo contatto?».

«Meglio, gli ho dato un appuntamento a Central Park». «Quando? Emily, io sono da Blake adesso».

«Ups. Pessimo tempismo. L'appuntamento è... adesso sotto l'angelo della fontana di Central Park. Vabbè, se non riesci a venire lo vedremo io e Alexander».

«Alexander lo Stregone? Che c'entrate voi? Che ti stai inventando?».

«Invece di chiedermi di Alexander raccontami un po' di Blake! Com'è andata?».

«Bene. Senti, mi faccio una doccia e arrivo a Central Park. Casa di Blake non è lontana per fortuna».

«Nemmeno il tempo di far raffreddare le lenzuola! Sei una cattiva persona, sai?».

«Finiscila. A dopo». Attacco il telefono senza darle il tempo di inventarsi altro. Esco dal bagno. L'ho svegliato comunque. L'odore di caffè nell'aria. Blake è in cucina. Canticchia mentre prepara una specie di colazione. Allestisce tazze, tovaglioli e qualcosa che sembra un piatto di biscotti e cioccolata su di un vassoio.

«Ah eccoti! Sto preparando un concentrato di energia per riprenderci e magari ricominciare». Mi viene incontro e mi pianta un bacio sulle labbra. Sa di cioccolato e di sesso.

«Non è un po' tardi per fare colazione?».

«Ho sempre sognato di preparare la colazione per il meraviglioso ragazzo con cui passo le notti. Adesso che ti ho in casa devo approfittarne. Non sono sicuro che rimarrai fino a domani mattina». «Io devo andare». Gli metto le mani sulle spalle e lo allontano.


«Appunto. Ma sei appena arrivato. Speravo saremmo rimasti insieme un po'. Magari dormire insieme e domani andare a fare un giro ».

«Mi dispiace. Cose di famiglia. Mia sorella...».

«Ok. La famiglia prima di tutto. Ora che so anche chi, sono ancora più curioso di conoscerli» «Posso fare una doccia?».

«Certo. Posso farla con te?». «Una doccia veloce». «Rapidissima».


Nephilim. Guerra in PurgatorioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora