34 . Jonathan

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Apro gli occhi. Mi sento bene. Sono a terra e ho un peso su di me. Ryan. Dorme ancora. Gli accarezzo i capelli e lo bacio. Si muove e si sveglia, mi sorride.

«Buongiorno...».

Ricambio il suo sorriso. «Penso sia giorno già da un po'».

Ryan si guarda intorno per capire meglio dove si trova. Riappoggia la testa al mio petto. «Come ti senti?».

«Immortale». Cambia espressione. Il sorriso sparisce e lascia lo spazio a un'espressione di dolore. «Ieri hai parlato di un tuo amico. Morgan?».

Annuisce.

«Dicevi che gli è successo qualcosa».

«È stato ucciso. Assassinato. Il mio amico Morgan è morto».

«Ryan, chi l'ha ucciso?». Se mi ha chiamato da lui non è per essere curato. Se mi ha chiamato da lui è perché io ho a che fare con tutto questo. «È stato un Celestiale, vero?». Dimmi che non è stato Val Ti prego, fa che non sia stato Val.

«Val. È stato tuo fratello Val».

Mi aspettavo queste parole. Mi paralizzano lo stesso. Non riesco a credergli. «Cosa dici? Val non può aver fatto una cosa tanto mostruosa». Mi scosto dal suo corpo e mi metto a sedere. Poggio la schiena contro il muro. Il peso di quelle parole si sedimenta un po' alla volta. Respirare diventa difficile. Mio fratello è un assassino. Non può essere. «Deve esserci un equivoco. Dobbiamo avere la certezza. Capire davvero come sono andate le cose».

«Abbiamo già tutte le certezze».

Si mette a sedere e indica il tavolo poco distante. Quel corno rosso è ancora piantato nel legno. «Mi ha presentato i resti del mio migliore amico dentro una scatola di cartone sulla porta di casa! Lo capisci?».

Un pezzo del suo amico. Non è possibile. Quelle sono state strappate dal cranio del suo amico. Crudele. Inumano. Mafioso. Non può essere stato mio fratello, non Val.

«Ma non può essere stato lui. Deve essere stato qualcun altro. Lascia che parli con lui chiariremo tutto, io...».

«Non c'è niente da chiarire!». Ryan si alza in piedi. Cammina avanti e indietro per la stanza. «Alexander ha usato la magia per evocare lo spirito di Morgan. Quello spirito, Morgan. Lui è entrato nella mia mente. Io ho vissuto quello che viveva lui. Io ho vissuto il combattimento. Quella luce, la lama. Val l'ha ucciso e io... ho già chiarito tutto con tuo fratello». Gli occhi di Ryan bruciano di odio.

«Ryan, cosa hai fatto?». Sono in piedi. Lui mi si avvicina ma lo allontano. Non posso toccarlo, non posso guardarlo. E non riesco a distogliere gli occhi da lui. «Ryan, cosa hai fatto?». È un incubo. Tutto questo è un incubo. Come siamo passati da ieri sera a questa mattina? Blake... ho bisogno di lui.

«L'ho attaccato, Jonathan». Mi allontano ancora. Alza le mani come a dire che non vuole farmi del male. «Ma è vivo. Non potevo lasciare impunita la morte del mio amico. Ma so che vuoi bene a tuo fratello. L'ho attaccato, ci siamo battuti. Ha cercato di uccidere anche me e non c'è riuscito. Alla fine l'ho risparmiato. Gli ho strappato le ali».

«Val...». Mutilato. Val è stato mutilato? Come può questo Infernale aver mutilato mio fratello? Come ha potuto compiere un gesto tanto mostruoso, come? Sento tra le dita il velo sottile di una barriera protettiva. Il pensiero di avvolgergliela intorno alla testa. Schiacciare la persona che ha colpito Val, che lo ha ferito. Mi giro verso di lui. Lo guardo e non c'è più rabbia. Io conosco qualcosa di lui. Qualcosa di profondo, di nucleare. Non riesco a odiarlo. So chi è nel profondo. E non si odia una persona che si conosce così a fondo. Nemmeno se ha compiuto un gesto tanto mostruoso. Avrei il diritto di odiarlo. Di cercare vendetta anche io. Ma la vendetta è madre deforme di se stessa. Non ci sarebbe fine. Non posso attaccare Ryan Hill. Non posso nemmeno andare via. Qualcosa è cambiato ieri notte. La nostra vicinanza, la magia tra di noi ha creato un collegamento. Non so quanto sia potente questo legame, ma ho appena scoperto che è abbastanza saldo da non permettermi di odiarlo per quello che ha fatto. Abbastanza saldo da farmi sentire il bisogno di abbracciarlo per consolarlo della sua perdita e farmi consolare a mia volta per quello che è successo a Val.

«Ryan Hill?». Una donna dai capelli castani legati in una treccia e con un lungo vestito avorio è accanto a noi. Non l'ho sentita arrivare. Ryan si mette davanti a me, un braccio teso a proteggermi. Una sfera di fuoco compare nel suo palmo aperto. La donna non si scompone, non mostra alcun interesse per la possibile minaccia.

«Devi venire con me».

«Chi sei? Come sai il mio nome?».

«Sono un'emissaria degli Eterni. Richiedono la tua presenza». Le sue parole non ammettono repliche.

«Io... Va bene».

Non si può rifiutare un incontro richiesto dagli Eterni, nessuno di noi può farlo. Non avevo mai visto qualcuno che lavora per loro. Solo Val e mio padre hanno conosciuto gli Eterni personalmente.

«Puoi dire loro che domani partirò per andare a incontrarli».

«No, Ryan Hill. Tu verrai con me. Adesso» Dicendo questo, la donna allunga la mano verso di lui. Pare non ci sia alcun margine di contrattazione.

«Dove lo deve portare? Quando potrà tornare?». La donna mi osserva ma non risponde. Non deve avere istruzioni che riguardano me. Di certo non ha il permesso di dirmi nulla.

«Tornerò presto». Ryan si gira verso di me e mi dà un bacio sulle labbra. «Tu... vai da tuo fratello». Queste parole mi colpiscono. Mi dà un altro bacio che non riesco a ricambiare. Appena tocca la mano della donna spariscono.

Sono solo. I due sono svaniti senza un suono e senza lasciare traccia. Solo l'odore della pelle calda di Ryan ancora aleggia nell'aria. Arriva un refolo di vento da una finestra aperta e rimango davvero solo. Emily, devo chiamare Emily.


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Nephilim. Guerra in PurgatorioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora