32. Jonathan

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Ho riacceso il cellulare dopo aver staccato dalla clinica. Sullo schermo lampeggiava un messaggio con l'indirizzo di Ryan. Sono tornato prima a casa e ho fatto una doccia, poi ho preso un taxi. Durante tutto il tragitto verso Staten Island ho ragionato su cosa dirgli. Ryan prova qualcosa per me. E forse anche io ho fatto una sciocchezza. Per un attimo, sul ponte, mi sono lasciato andare. Ma tutta questa storia non è possibile. Perché siamo quello che siamo. Amici. Non amanti. E perché io ho Blake, e Blake rappresenta tutto quello che voglio per me. Ora mi è chiaro. Blake è una vita umana, lontana dalla guerra tra le razze, è una vita lontana dai riflettori, una vita lontana dall'eredità che porto con me. Blake ha detto che il passato non deve essere cancellato e rifiutato. E forse ha ragione. A me basta metterlo in un cassetto e dimenticarlo lì per un po' di tempo. E poi non è solo questo. Blake mi diverte, mi affascina, mi ama. È una persona che si spende per gli altri, che ha deciso di usare il proprio talento di medico per aiutare e non per diventare ricco. Tutto questo ha un valore e Ryan non può competere. E comunque non c'è una competizione in corso.

È venuto su quel tetto e ha affrontato il demone per te. È un pompiere, ha vinto una medaglia per questo. Anche lui salva vite ogni giorno.

Quando sono arrivato da Ryan ancora avevo questi pensieri che mi battevano in testa. Non ero mai stato da queste parti. Casa di Ryan non è lontana dal locale dove mi ha portato a bere ieri. Forse eravamo in quel pub perché sperava di finire la serata nel suo appartamento. Abbiamo davvero bisogno di parlare. Se voglio che questa cosa funzioni è meglio mettere in chiaro alcune cose. Trovo sul citofono il cognome di Ryan. Suono e con uno scatto il cancello d'ingresso si apre. Non mi ha detto il piano. Salgo le scale fino a che non arrivo su un pianerottolo dove vedo una porta aperta. Mi affaccio. I mobili sono stati spostati, i resti di un qualche tipo di rituale magico sul tavolino. Due corna, odore di incenso e di bruciato. Non capisco. Che cosa è successo? Poi lo vedo. Seduto sul pavimento. In un angolo buio. Ne scorgo la sagoma quando noto i due occhi rossi che splendono nel buio. Mi avvicino a lui. I vestiti sono bruciati. Ferite cauterizzate con il fuoco, sangue rappreso nei vestiti, sulla pelle e nei capelli.

«Ryan, che ti è successo?». Non ero pronto a trovarlo in queste condizioni. Mi piego e mi accosto a lui per guardarlo più da vicino. Gli metto una mano sulla spalla.

«Jonathan...».

Mi afferra il braccio e mi stringe. Appoggia la testa su di me e lo sento piangere piano. Le spalle che si agitano per i sussulti.

«Ryan, che ti succede. Chi ti ha ferito così?». Lo abbraccio e lo cullo. Non so cosa fare. Tutto quello che volevo dirgli e chiedergli. Tutti i miei discorsi sul nostro rapporto. Tutto all'aria. È caldo, deve avere la febbre alta. O forse no. Anche ieri sera era bollente. Forse è normale per un Infernale, non lo so. Non so niente di lui o della sua razza.

«Il mio migliore amico è...». Ho capito a malapena le parole che ha detto. Sta cercando di spiegarmi, ma ha la voce che trema. «Lui è... Non c'è più, Jonathan. Me l'hanno riportato in una scatola di cartone!». Sta diventando ancora più caldo. Mi scotta quasi la pelle. Ma non capisco di cosa o di chi stia parlando. Queste ferite, se l'ho curato una volta posso farlo anche stavolta. «Ryan, stai bruciando. Ti prego, calmati. Hai bisogno di essere curato. Adesso stai fermo, devo controllare dove sei ferito».

Lo faccio sdraiare sul pavimento e mi ferisce vedere che si mette in posizione fetale mentre piange. Accendo la luce e osservo il suo corpo martoriato. Mi allontano, ho bisogno di acqua. Trovo il bagno, prendo degli asciugamani e riempio un secchio di acqua fresca. Non so se è normale la sua temperatura, ma io provo comunque a fargliela scendere. Torno da lui e gli bagno la fronte. Mi comporto come se fossi in clinica. Cerco di non pensare che è una persona che conosco. Cerco di non pensare a quello che ha detto. Un suo amico è stato ucciso? Forse un altro scontro tra bande. Lui faceva parte di una banda di motociclisti. Forse è ancora invischiato in qualche affare. Non pensarci. Devo capire dove e quanto è ferito. Se riesco a vedere in che condizione si trova mi sarà più semplice guarirlo. Gli tolgo i brandelli di vestiti stracciati lasciandolo solo con i pantaloni. Gli lavo il sangue di dosso e scopro una profonda ferita nella spalla. L'osso esposto. Da parte a parte. Tendini, muscoli e arterie recise.

«Adesso rilassati».

Gli poso le mani sulla carne martoriata ed evoco la luce curativa. Grazie al cielo è in grado di curare anche un Infernale. Non sarei in grado di fare niente con un danno del genere. La ferita è troppo profonda e lacerata. Già sento l'osso rinsaldarsi. La carne si riavvicina e la pelle si richiude lasciando solo una macchia di sangue. Poi sposto le mani sulle altre ferite per continuare a guarirlo. È strano curare il suo corpo. Ryan mi aveva chiesto se non avevo provato nulla di insolito e non mi ero accorto di nulla la prima volta. Ora sento qualcosa di diverso. Di solito infondere la luce curativa in una persona ferita è come entrare in una stanza e donarsi. Mettere a posto quello che non funziona infondendo se stessi. Dare un pezzo della propria energia per risanare e ricaricare quella di qualcuno che l'aveva persa sanguinando e soffrendo. Con Ryan l'energia sembra tornare indietro. È come un fluire circolare. Più do a lui la mia luce, più il calore del suo corpo mi fa stare bene

dandomi nuovo potere. Ora sono sicuro che questa non è febbre, ma il suo modo di esprimere energia e vita. Ho l'impressione di poter continuare all'infinito.

Ryan mi prende la mano, mi attira a sé e mi stringe. L'energia continua a scorrere senza interruzione. Non ho più nemmeno bisogno di concentrarmi o di evocarla. Scorre da sola. È diventato un flusso indipendente dalla mia volontà. Un circolo che avvolge entrambi. Non so come ma trovo le mie labbra sulle sue e sento tutto questo sulla lingua, tra i denti. Ogni punto di contatto tra di noi è un nuovo punto di scambio. Veniamo nutriti, fortificati. Per un attimo vedo la sua pelle e la mia. Splendono di energia. I muscoli tremano e ogni fremito mi dà piacere. Le nostre mani si toccano e cercano. Scopro il suo corpo attraverso le dita, con la lingua, con il potere che fluisce da me e il potere che arriva in me. Non dovrei. Non dovrei alimentare tutto questo. Avevo deciso che...

Una nuova ondata di piacere e calore. La risacca arriva da me e pulsa in lui come lui pulsa in me. Non posso arginare. Non so quando è successo, ma sono nudo e il contatto dei nostri corpi è diventato commistione. Lo sento avvolgermi e stringermi.

Il tempo che sta passando non lo conto più. Inizia di nuovo ad assumere un contorno. So che è passato del tempo, ma non ne capisco l'unità di misura. Saprei raccontare il succedersi degli eventi, ma non dar loro una misura temporale. Il fluire ora è più lento. Come un lago, non più tempesta. Non valanga e inondazione. Sento una profonda stanchezza e appagamento. Degli uccelli cantano. Voglio solo dormire.

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Nephilim. Guerra in PurgatorioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora