Galleggio nel vuoto. Per tanto, tantissimo tempo. O è appena iniziato? Quando sento qualcuno che mi tocca capisco che il tempo in questo spazio sta finendo. Già non ricordo più cos'era quello spazio vuoto. Qualcuno mi abbraccia. Qualcosa di caldo sulla faccia. Come sono stanco. Come sono finito qui? L'elisir di Alexander. La torre sul ponte di Brooklyn. Il Demone. Ryan.
Sento qualcuno piangere e stringermi. Ora è chiaro. Ed è Ryan a stringermi e piangere. L'ho già sentito piangere. Per Morgan, il suo amico morto. E adesso cosa è successo? Perché sta piangendo? Siamo ancora sul ponte? Qualcosa è andato storto allora. Però è qui. Alexander è riuscito a portarlo indietro.
«Alexander ci ha ingannato fin dall'inizio». È a me che lo dice? Non capisco. Le sue parole sono mischiate ai singhiozzi e alla rabbia.
Perché Ryan dice così? Ci ha ingannato? Come? Emily starà bene? Questo torpore è strano. I miei poteri. Li sento pulsare dentro di me. Non penso di averli persi. Devo essere svenuto. Alexander non mi aveva avvertito di questo. Forse è come dice Ryan, forse ci ha ingannati e il suo elisir non è quello che ci ha detto. Per quanto tempo sono rimasto a terra? Perché non riesco a muovermi? «Avete vinto!». Di cosa sta parlando? Chi ha vinto?
Ryan mi sfila il pugnale dalla cintura. Forse c'è Val? Un altro dei suoi Demoni? Mi devo svegliare. Aiutarlo. Se l'elisir di Alexander non mi ha tolto i poteri allora posso aiutare Ryan. Posso combattere. Concentro tutte le energie e riesco finalmente ad aprire gli occhi. Nella luce della luna vedo la lama di Emily compiere un arco nel cielo. Poi sparire. Dov'è finita? È tutto confuso. Schizzi. Schizzi caldi mi arrivano sulla faccia. In bocca. Un sapore denso e metallico. È sangue. Sono schizzi di sangue. Un gemito di dolore di Ryan. Apro gli occhi. Ryan ha il pugnale di Emily affondato nel petto. Il sangue esce a fiotti. Lui mi guarda ed è stupito. Perché l'ha fatto? Perché si è pugnalato? Lo afferro prima che cada a terra. Rantola qualcosa che non capisco.
«Ryan!». Estraggo la lama dal suo petto e vengo investito di sangue bollente. Mi guardo intorno. Non c'è nessuno. Perché l'ha fatto? È coperto di ferite, i vestiti laceri. Tutto sembra immerso nel sangue.
«Tu... Tu eri morto...».
«No, no...». Piango e mi odio a sentirmi così debole.
«Ti amo...». La voce di Ryan è un sussurro. La sento appena. Poi non respira più. Il suo cuore. Solo ora che è fermo mi accorgo che riuscivo a sentire il battito. Il sangue non scorre più.
Chiudo gli occhi e cerco di concentrarmi. Non c'è molto tempo. Posso ancora salvarlo. Metto le mani sullo squarcio nel petto. Cerco di richiamare a me il potere di cura. Sono ancora stordito dalla fiala. Ottengo solo dei lampi intermittenti. Il calore dal suo corpo se ne sta andando. Non c'è tempo. Una vampata di calore mi fa riaprire gli occhi. Una luce rossa e violenta sale dalla baia. Come se fosse di nuovo il tramonto, il cielo si colora e le stelle spariscono. Mi affaccio oltre il bordo. L'acqua della baia turbina come se fosse risucchiata da un varco. Dal centro del turbine salgono guizzi e colonne calde. Vampate di fuoco rosse e bianche. Non so cosa sia, ma devo riportare indietro Ryan.
«Tieni duro, avanti. Posso guarirti. È questo che so fare. Salvo le persone. Posso salvarti».
Il potere sta tornando, ma è troppo lento. Mi fermo. Non ascoltare il calore del fuoco sulla pelle. Non ascoltare la stanchezza e la paura. Non pensare al sangue. Pensa solo a quello che devi fare. Una stanza. In disordine. Un luogo che ha perso il proprio ordine, la propria energia. Devi ridargliela. Devi rimettere le cose a posto. Rimettere le cose a posto e Ryan tornerà indietro. Mi accorgo che l'energia curativa ha iniziato a scorrere dalle mie mani, ma non apro gli occhi. Percepisco il corpo di Ryan. Le ferite, i danni. L'energia che non c'è più. È troppo tardi? Trovo un miniscolo nucleo dentro di lui. Mi aggrappo a quello e lo avvolgo con delicatezza. Lo nutro appena. Ho paura di schiacciarlo. Lo sento pulsare e crescere. Continuo e lo sento animarsi sempre di più. Espandersi. Mentre la stanza torna a posto. Ogni cosa al suo posto e quel nucleo di energia tornare vivo, pulsante. Apro gli occhi. Le ferite di Ryan sono chiuse. Lo sento respirare di nuovo. Il cuore batte. Apre gli occhi e mi sorride.
«Dimmi che mi ami. Ti prego». La voce di Ryan sta riprendendo forza.
«Ti amo, Ryan. Ma resta sveglio». Ti dico quello che vuoi ma non andartene di nuovo. Ryan mi stringe la mano. È sempre più forte.
«Che ti avevo detto? Io salvo le persone».
Ci abbracciamo e mi bacia. Una fiammata calda sale dalla baia. Ryan si gira e osserva il vortice sotto di noi.
«La bocca dell'Inferno. Io ero morto. La bocca dell'Inferno si è aperta per reclamarmi». «Ma adesso non stai più morendo. Adesso stai bene. Perché è ancora aperta? Come possiamo richiuderla?».
«Temo che non le importi. Ormai si è spalancata e non si chiuderà fino a che non prenderà un'anima».
Ci alziamo in piedi. E guardiamo sotto di noi le fiamme che si alzano sempre più alte. Sembrano voler arrivare fino alla cima della torre.
«Forse potremmo scappare...». Mentre lo dico vedo il mare che viene risucchiato in quel vortice. Colonne di vapore si alzano dall'acqua che entra in contatto con le fiamme. Non riusciremo mai a fuggire da questo.
«Non possiamo essere più veloci della bocca dell'Inferno».
Il vento caldo ci colpisce in volto. Il ponte trema. La pressione del vortice si fa sempre più forte. Sempre più vicina. Un rumore metallico preannuncia il crollo della struttura che deve essere sempre più vicino. Il ponte non reggerà a lungo. Andremo giù con tutto. Le macchine, le persone. Tutto verrà risucchiato.
«Ryan, cosa possiamo fare?».
«La bocca si è aperta e deve essere saziata. Non c'è alternativa».
Mi guarda negli occhi, mi sorride e mi dà un bacio. Si gira verso il ciglio della torre. Lo afferro e lo tiro di nuovo verso di me.
«Tu non vai da nessuna parte. Deve esserci un altro modo».
Il rombo del vortice ormai sovrasta gli altri suoni. Per farci sentire dobbiamo urlare.
«Non c'è altro modo, Jonathan! La bocca distruggerà tutto! Si è aperta per me! Devo richiuderla!». «Deve esserci un altro modo!».
Non mi risponde nemmeno. Mi sorride. Leggo sulle sue labbra le parole "ti amo" e poi lo vedo lanciarsi nel vuoto.
Non penso nemmeno. Una sfera di energia lo avvolge e lo ferma. «No! Jonathan, fermo!».
È oltre il bordo della torre. Lo riporto lentamente indietro. Lui batte contro la superficie della mia barriera ma non è in grado di distruggerla. Non ha nemmeno i suoi poteri. I suoi attacchi sono inutili. Quando è nuovamente al sicuro mi avvicino a lui ancora prigioniero della mia sfera.
«Io salvo le persone, Ryan Hill. È questo ciò che sono. L'unica cosa che so di essere. Celestiale, Umano o qualsiasi altra cosa potrei essere. Io salvo le persone. Non importa se le amo. Ho rischiato tutto per uno sconosciuto tanti anni fa ed è l'unica cosa di cui non mi sono mai pentito. Adesso ho capito chi sono. Se non ti salvassi, non mi riconoscerei più. Ricordati di me ogni tanto».
«NO! Jonathan, NO! Fammi uscire!». Colpisce la sfera con calci e pugni, ma non cambia nulla. Lo osservo ancora un attimo e gli sorrido. Non so se ti amo Ryan, non penso. Ma non fa nulla. Non posso lasciarti morire. Non se posso fare qualcosa per impedirlo.
Mi giro, corro e mi lancio nel vuoto.
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Nephilim. Guerra in Purgatorio
FantasyNon puoi scegliere di nascere Celestiale. Puoi solo scegliere dove volare. La tregua era stata stipulata. Dopo quattromila anni i Nephilim Celestiali e i Nephilim Infernali avevano deposto le armi spartendosi le Americhe. Ma la pace era stata con...