64. Lontani.

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Le 4 di notte. Non riesco a dormire, odio litigare con lei, mi si spezza il cuore ma deve capire che io per lei quasi non esisto più. Mi sento messo da parte, il bambino viene sempre prima di tutto, ora con Emma sta facendo delle piccole prove per Sanremo e anche esercizi per le corde vocali. Mi sento un pesce fuor d'acqua qua in questa casa, così da giorni passo delle piccole orette nella saletta che mi ha messo a disposizione Elisa. Non riesco nemmeno a scrivere. Non ho la concentrazione giusta e non posso continuare cosi.
Mi alzo dal letto e preparo un borsone. Prendo il telefono e mando un messaggio a mia madre.
"domani sono a casa. Ho bisogno di staccare la spina. Ti voglio bene. Mi manchi"
"Lele che succede? " mi risponde subito.
"non ho voglia di parlare mamma. Ci vediamo domani"
Spengo l'iPhone. Prendo un foglio e inizio a scrivere.
" È difficile sopportare tutto questo. Sono giorni che non mi sento più a casa. Sono giorni che non mi sento più un pezzo importante per te. Hai ragione non ci sta più nessun dialogo tra noi. È meglio che io stacchi la spina, torno a Napoli dai miei voglio respirare odore di famiglia. Quella che in questi giorni a me è mancata. Voglio stare un po' con mia madre. Sono sicuro che salirai sul palco e spaccherai di brutto. Onora la nostra canzone falla tua e vivi tutte le emozioni che da tempo non provi. Ti guarderò in TV anche se avrei voluto starti accanto. Non mi è permesso visto che da giorni sembro un estraneo. Ti ho preso la mano e te lo stretta sempre ad oggi non sento più la tua stretta verso la mia. Ti amo tanto come non ho fatto con nessuna. Mi mancherà tutto di te. Dai un bacio a Michele e sii forte per tutti e due. Sei la donna della mia vita e lo sarai sempre. Un bacio anche a te amore mio. Lele"
Scacciò via le lacrime che cadono anche sul foglio, di sciogliendo un po' l'inchiostro. Ho bisogno di aria. Ho bisogno di tornare a casa. Ho bisogno di stare stretto tra le braccia dei miei genitori. Ho bisogno di sentirmi importante per qualcuno. Qui non sono sicuro di esserlo ancora.

[...]

Il giorno dopo.

Mi alzo contro voglia, controllo l'orario le dieci. Ho un gran mal di testa. Michele dorme tranquillo ancora dopo la sua poppata delle 7. Scendo le scale e trovo un foglio sul tavolo.
«Leeeeleee» lo chiamo. Nessuna risposta. «Leee per caso è tuo il foglio? Sei riuscito a scrivere?» niente. Anche stavolta non ricevo risposta. Prendo il foglio e salgo su, busso alla porta ma si apre. Non ci sta nessuno. Il letto è fatto. La stanza è silenziosa. Mi siedo sulla poltroncina e inizio a leggere. Ogni singola parola è una coltellata al petto. Se ne andato! Se ne andato via! Sono sola! Sola con mio figlio!
Le paure che avevo in gravidanza si sono verificate. Non volevo questo. Non volevo farlo stare male. Non volevo star male neanche io. Respiro, singhiozzo. Il foglio cade a terra dopo averlo accartocciato.
«PERCHÈ LELE? PERCHÉ NON SEI RIUSCITO AD AFFRONTARMI? CHE TI COSTAVA? PERCHÉ TE NE SEI ANDATO? SONO SOLA! MI SENTO VUOTA SENZA DI TE. COME FACCIO EH? COME FACCIO IO SENZA DI TE ADESSO? FA FREDDO E TU NON CI SEI?
COME POSSO FARMI FORZA? COME POSSO SOLO PENSARE DI ANDARE A SANREMO SENZA IL TUO APPOGGIO E CANTARE LA NOSTRA CANZONE; LELEEEEEEEEEEEEEEE» urlo disperata. Stringo i pugni. Continuo a piangere. Quasi mi manca l'aria. Riesco ad andare in camera comporre il numero di Gabriele.
«Elo dimmi!»
«Gabri - singhiozzo fortissimo ormai, tiro su il naso - se ne andato! Lele se ne andato di casa!» confesso con le poche forze che ho.
«sto arrivando! » mi dice e chiude. Sto male! Il cuore è a pezzi. Sono a pezzi.

Un Cuore In Due ❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora