Cap.18.

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MARCO POV'S:
Accendo il telefono e metto la musica al massimo, mentre canticchio tranquillamente sotto la doccia. Devo ringraziare Giorgia per la disponibilità. È stata gentilissima, è così stiamo tranquilli entrambi.

GIORGIA POV'S:
Passo 'casualmente' dal bagno e sento Marco canticchiare, mentre un sorriso dipinge il mio volto ormai sereno. In tv non c'è nulla di decente, perciò l'ho spenta.
Vado in stanzetta, ricordo di aver dimenticato il balcone aperto per far arrivare un po' d'aria, anche se è ottobre.
Entro, e improvvisamente la porta si chiude e l'unica cosa che vedo sono due figure maschili.
Uno mi blocca le braccia con una corda, l'altro mi mette dello scotch sulle labbra, e infine mi legano ad una sedia.
"È sola, tranquillo."
Dice il tizio che ci seguiva. È un ragazzo, guardandolo bene.
"Quindi non c'è nessun altro in casa?"
Chiede quello che penso sia il 'capo'. Un uomo magro e alto con dei baffi sul volto.
"Esattamente."
Dice il ragazzo.
Mugugno qualcosa d'incomprensibile, e loro ridono.
Vorrei liberarmi, ma sono senza forze.
Mi dice l'uomo:
"Allora... dicci dov'è la cassaforte."
Che genio! Secondo te come faccio a parlare con la bocca tappata? Mbah.
"Mmmh."
Riesco a dire.
"Tolgo lo scotch, ma se provi ad urlare farai una brutta fine, molto brutta."
Dice mostrandomi un coltellino.
Tra l'altro Marco non mi sentirebbe, dato che canta a squarciagola. Strano che i ladri non l'abbiano sentito. Dev'essere perché il bagno si trova al piano di sotto.
Mi toglie lo scotch, e sento bruciare. Probabilmente ci sarà un'enorme segno rosso sulla bocca.
"La cassaforte... la cassaforte..."
Dico ormai priva di forze. Sia per la stanchezza delle prove, che per l'ansia di questi due ladri che potrebbero uccidermi, comunque ruberanno tutto.
Non è per le cose materiali, ma per il trauma che avrò.
"Parla!"
Urla l'uomo.
"La cassaforte è..."
Balbetto.
L'uomo prende il coltellino e mi taglia la gamba, facendomi perdere molto sangue.
Gli occhi si chiudono improvvisamente, e mi sento svenire.

MARCO POV'S:
Esco dal bagno.
"Mi cambio in stanzetta Giò?"
Nessuna risposta.
"Giò?"
Nulla.
"Dove sei?"
Ancora niente.
Al piano di sotto non c'è nessuno.
Corro al piano di sopra, facendo attenzione a non fare rumore.
Mi affaccio alla stanzetta, Giorgia è... È legata ad una sedia, mentre due ladri aprono tutti i cassetti per cercare qualcosa da rubare.
Chiamo immediatamente la polizia.
"Polizia. Ci sono due ladri in casa, stanno facendo del male ad una ragazza. Venite immediatamente."
Sussurro.
"Sì, l'indirizzo."
Dicono.
"Eccolo:------. Portate anche un'ambulanza."
Riattacco.
Poi continuo a spiare dall'occhiolino. Vorrei entrare e portarla via da lì, ma poi i ladri scapperebbero, e la polizia potrebbe pensare che sono stato io a farle questo, anche se non è così.
Fin quando non la toccano, è okay.
Poi il ragazzo le si avvicina.
Lei sembra essersi ripresa, prima sembrava svenuta.
"Ehi piccola, sembri tesa."
Dice sfiorandole la guancia.
Mugugna qualcosa di incomprensibile, probabilmente: 'non toccarmi'.
"Non fare così."
Dice poi avvicinandosi alla sua faccia, stampandole un bacio sulle labbra coperte di scotch.
"Questo è troppo!"
Urlo, dando un pugno al ragazzo che stava parlando con Giorgia.
"Non. La. Devi. Toccare!"
Dico, lasciando a terra il ragazzo, con il volto pieno di sangue.

GIORGIA POV'S:
Finalmente è arrivato Marco.
Un ladro è a terra, l'altro ha spalancato gli occhi, e anche Marco. Sembra che si conoscano.
"Tu..."
Dice Marco con disprezzo, indicando l'uomo. (Che in realtà uomo non è. Non si può considerare uomo uno che fa certe cose!)
"Tu mi hai abbandonato per fare questo? Il ladro?"
Dice Marco sputandogli addosso.
Ecco, si conoscono.
"Mi fai schifo!"
Urla Marco.
"Eh tu allora? Eh? Ti innamori delle ragazze da quando? Già da quando eri piccolo guardavi più di una bambina. Ora lo vuoi trovare l'amore vero, eh? E poi con questa ragazza... Mbah. Tu non sei destinato a questo. Stare con una ragazza non ha senso. L'amore non ha senso!"
Urla l'uomo a sua volta.
"Si vede da come hai tradito la mamma! Ha fatto bene a lasciarti, sei un lurido verme! E per tua informazione siamo solo amici."
Dice Marco, e l'uomo, suppongo suo padre, a questo punto, lo prende per un braccio e lo sbatte al muro.
"Oh. Sai, lui vi ha seguito diversi giorni, anche a scuola, e ha registrato alcune cose... e non sembravate così amici..."
Dice il padre mostrando il registratore. Poi lo accende:
""Dobbiamo parlare seriamente, per una volta. Promettendo di non allontanarci, dopo."
Dice.
"E perché non dovremmo allontanarci? Siamo... siamo come l'acqua e il fuoco, il giorno e la notte, il nero e il bianco, il male e il bene, la carica negativa e quella positiva."
"Appunto. Senza uno non c'è l'altro.""
Oh mamma, hanno registrato la nostra conversazione.
Che imbarazzo.
"Senti?"
Dice lui.
Intanto si sente un rumore dalla sala, come di una porta.
Il 'padre' di Marco vuole scappare, ma Marco lo afferra per il colletto e lo trattiene mentre lui si dimena. L'altro ragazzo è ancora a terra.
Lentamente e senza farsi vedere da Marco, striscia verso di me, mi prende il braccio e traccia con il coltellino una scritta: 'soffri.' Non è una scritta precisa, ma si capisce. Un dolore lancinante mi colpisce, ma non posso urlare, ho ancora lo scotch sulla bocca.
"Ora capisco perché mamma non mi voleva mai parlare di te! Perché le fai schifo, e sei un verme, ecco cosa sei!"
Urla ancora Marco, quasi senza voce ormai.
Il padre gli sferra un pugno in pieno volto e il labbro gli sanguina.
"Sono qui perché voglio vendicarmi su di te e lei, che t'interessa, ammettilo."
Dice poi il padre.
"Oddio Giò. È stato lui a scriverti questo?"
Dice Marco indicando il ragazzo.
Faccio un cenno con la testa e Marco lo strattona al muro.
Intanto è entrata la polizia.
"Ancora voi?!"
Dicono i poliziotti.
"Li stavamo cercando da un po', hanno derubato molte persone ultimamente."
Dice uno di loro.
"Li metteremo in carcere."
Dice un altro.
È entrata anche l'ambulanza ormai, che ci sta medicando.
"Noi andiamo ragazzi, grazie per averci chiamato!"
Dice il poliziotto.
"E di ché! Meritano di marcire in carcere!"
Dice Marco.
"CI VENDICHEREMO!"
Urlano i ladri.
Intanto è arrivata correndo Luna. Le spiego tutto e le si mette le mani nei capelli.
"Oh mio Dio!"
Riesce solo a dire.
L'ambulanza è ancora a casa.
"Uhm, dovreste restare qualche giorno in ospedale."
Dice un uomo.
"Vi portiamo noi. Dateci il numero dei vostri genitori e li avvisiamo noi."
Continua.
Ci stanno trasportando sulle barelle.
Sono piena zeppa di sangue, che gocciola ancora sia dalla gamba che dal braccio. Marco è accanto a me, con un occhio nero e le labbra viola che ancora sanguinano.
"Come stai?"
Mi chiede.
"Potrei, potrei stare meglio. Tu?"
Dico.
"Beh, anch'io potrei stare meglio."
Dice.
Anche Luna entra nell'ambulanza.
"Lù guarda che se vuoi puoi tornare a casa tua, o puoi andare alla festa. Perché dovrei costringerti a restare qui, con un ragazzo ed una ragazza che non farebbero altro che lamentarsi?"
Dico guardandomi le bende, che medicheranno meglio lì, all'ospedale.
"Non mi stai costringendo tu. Voglio restare io."
Dice, incrociando le braccia sotto il seno.
"Okay."
Dico facendo un mezzo sorriso per la stanchezza.
"Marco, dovresti spiegarmi qualcosa, non credi?"
Dico a bruciapelo.
"Uhm, si. Magari non ora, però."
Risponde.
"Vi lascio soli."
Dice Luna.
"Allora, mi spieghi? So che potrebbe essere una questione familiare, e probabilmente lo è, però, un po' c'entro anch'io, no? Non che io faccia parte della tua famiglia, però sono stata aggredita anch'io."
Dico impaziente.
"Giusto. Allora, mia madre e mio padre si lasciarono perché lui la tradì, perciò lei lo cacciò di casa. Mio padre, ubriaco quel giorno, come spesso accadeva, diede la colpa a me; diceva che era colpa mia se la mamma l'aveva scoperto, anche se non era affatto colpa mia. Cercò di farsi perdonare da mia madre, ma lei lo rifiutò sempre. Così un giorno mi disse: 'sappi che come tua madre ha lasciato me, io ti farò lasciare quando troverai tu la ragazza giusta.' Poi è diventato un ladro, ci ha stalkerato e ha cercato di spaventarti, con grandi risultati, direi. Anche se noi, a dir la verità, non siamo fidanzati."
Dice.
"Posso farti una domanda?"
Chiedo.
"Certo, dimmi."
"Hai... hai mai avuto una relazione... seria?"
"Oh... Beh, si."
"E poi? Cos'è successo?"
"Mio padre l'ha spaventata, Carolina, Carolina si chiamava, e poi è scappata. Da allora non ho più avuto relazioni serie. Si, ero sicuro che non dovevo più averne, per evitare di soffrire."
"Però così stai prendendo la strada... di tuo padre... e poi, perché 'eri sicuro' e non 'sono sicuro'?"
"No, non paragonarmi minimamente a lui. E comunque ero perché sto cambiando!"
"Allora dovresti lasciare Tiffany... se davvero non la ami..."
"Questo non l'ho ancora capito. Se la amo o meno, dico."
SPAZIO AUTRICE:
UNA BUONA PARTE DEL PASSATO DI MARCO È STATA SVELATA. NON SA SE AMA O NO TIFFANY, E QUESTO, NE SONO CERTA, LO SCOPRIRÀ (E LO SCOPRIRETE) PRESTO!
SIAMO ARRIVATI GIÀ AL CAPITOLO 18! UN BACIOO.
1508 parole.

"Sono Un Disastro, Ma Tu Amami."Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora