40: -Come Back To Me-

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Levi rientrò in camera terrorizzato, aveva paura per la prima volta dopo anni. Aveva paura di perdere tutto, e il suo tutto era quel ragazzo. Quello con gli occhi di un verde perennemente accesso, sempre impazienti di combattere.

Per colpa della negligenza, il corvino, aveva preso a pugni il comandante. E se da una parte n'era sollevato e si era scaricato, dall'altra era doppiamente infuriato.

'Che quell'uomo volesse farsi picchiare?' Si domandò.

La risposta gli piovve in testa, era chiaro. Erwin aveva progettato di farsi picchiare dal caporale, cosicché Eren potesse rendersi conto della sua personalità.
Levi si sentì un idiota, aveva lasciato che le sue emozioni gli giocassero un brutto tiro e non sapeva se il suo moccioso avesse già parlato o meno col biondo.

'Cosa potrebbe succedere se parlassero?' Si chiese sedendosi alla scrivania.

Pensò a tutti i possibili scenari.

Eren poteva non credere a nulla e correre da lui a chiedere spiegazioni. Per quanto surreale, al capitano, non sarebbe dispiaciuto.
Oppure il castano poteva non credere a nessuno dei due e rifugiarsi dai due migliori amici. Nemmeno questa era la peggiore, Levi non l'avrebbe più rivisto, ma nemmeno Erwin.
L'ultima era la peggiore, Eren che crede fermamente al comandante. S'immaginò il suo bel moccioso entrare in cucina e trovarvi il comandante, tutto malandato. L'indole del ragazzo l'avrebbe portato a medicargli le ferite e per farlo si sarebbero ritrovati a poca distanza.

'E se quel bastardo lo avesse bac...' I pensieri del caporale vennero interrotti dalle lacrime.

Scoppiò a piangere e questa volta non c'era nessuno con lui. Non c'era il ragazzino che l'ultima volta gli aveva dato sicurezza o gli aveva asciugato le lacrime, no.
Ora era solo, con se stesso.

Aprì il diario lasciando che le lacrime si trasformassero in parole e riempì ulteriori pagine, bagnando con tristi lacrime l'inchiostro.

-Torna da me, moccioso.- Sussurrò tra le lacrime.

La mattina seguente erano tutti molto scossi.
Eren aveva incontrato la squadra di Levi mentre scendeva per fare colazione, lo avevano invitato con loro e lui da buon amico aveva accettato.

Lo portarono nella piccola stanza dove il giovane amava mangiare, ma solo se in compagnia del caporale. In quel momento non c'era, il castano ringraziò il cielo per questo.
Non aveva messo in chiaro nulla e sarebbe potuto scoppiare a piangere da un momento all'altro.

I cinque ragazzi parlarono normalmente ed il ragazzo dimenticò momentaneamente tutte le sue domande e le sue introvabili risposte.

Sentirono la porta scricchiolare, si voltarono incontrando la figura bassa e distratta del corvino. Levi entrò dopo una nottata passata a piangere e a scrivere, aveva sentito le voci della sua squadra e per scacciare i suoi pensieri pensò di far colazione con loro.

Alzò lo sguardo solo per un istante e vide con stupore il moccioso seduto al tavolo. Il cuore del castano iniziò ad accelerare i battiti e il respiro si fece più affannoso.
Abbassò il capo sul tavolo di legno, mentre il caporale continuava a fissarlo intensamente. Sentì il calore espandersi in tutto il corpo, vedere il ragazzo dopo un giorno intero era la migliore droga per l'uomo.

Si sedette nel solito posto, costatando con piacere che il giovane era seduto di fianco a lui. I quattro ragazzi ripresero a parlare cercando di coinvolgere anche Eren, la squadra non era ancora stata scusata dal capitano ma a nessuno importava particolarmente.

La porta si aprì una seconda volta, attirando l'attenzione di tutti, Levi compreso. Entrò Hanji che era alla ricerca di Eren, per degli esperimenti.
Quando notò sia lui che il corvino seduti cambiò idea.

-Che vuoi?- Le domandò l'uomo sbuffando.

-Sono qui per...- La castana s'inventò una scusa. –Perché avevo bisogno della tua squadra, fuori.-

I quattro si alzarono, dopo il permesso di Levi che riuscì a percepire l'intento della donna.

-Eren i tuoi allenamenti inizieranno nel pomeriggio.- Lo informò Hanji. –Per cui questa mattina sei libero e salterai quelli col comandante.-

Il castano impallidì nell'udire le ultime parole, la ringraziò mentalmente per avergli evitato un incontro con Erwin. La capo squadra uscì dalla sala richiudendo la porta e i due rimasero soli, il più piccolo si fissava le mani che torturava nervosamente sotto gli occhi curiosi di Levi.

Il caporale capì che il giovane aveva qualcosa, era nervoso e lo si capiva. Quello che non si spiegava era se era lui a renderlo nervoso o qualcos'altro.

-Hai paura?- Gli chiese, il corvino, di punto in bianco.

Eren alzò lo sguardo solo per un istante sul capitano, per poi guardarsi intorno e fare cenno di no.

-Sei nervoso allora?- Insistette il capitano. –Tranquillo, non ho mai ucciso nessuno.- Lo rassicurò Levi.

-Chi può dirlo...- Borbottò il castano, scordatosi di essere a pochi passi dall'uomo.

-Come dici?!- Tuonò il capitano trascinando indietro la sedia.

Il più giovane scattò in piedi indietreggiando, impaurito. Il corvino gli afferrò un braccio velocemente avvicinandolo a lui, mentre Eren tentava di liberarsi dalla presa sempre più forte del caporale.

Indietreggiò andando a sbattere sulla sedia che Oruo aveva lasciato in mezzo alla stanza, inciampò cadendo a terra e portandosi il capitano dietro.

Tra i due fu l'uomo a fare la caduta migliore, Eren velocemente lo aveva preso al volo impedendo all'amato di farsi male. Il ragazzo aveva battuto la testa sul pavimento e un leggero dolore percorse la parte dolorante.

Levi si ritrovò tra le braccia del più piccolo, si abbandonò a lui per qualche secondo. Per quanto avrebbe voluto restare così in eterno, fu costretto ad alzarsi. Il più piccolo gli impedì qualsiasi movimento stringendolo di più a lui.

-Si è fatto male?- Domandò preoccupato il castano.

La sbadataggine di Oruo aveva donato al giovane un piccolo momento di felicità. Durante la notte aveva pensato di lasciar passare l'amore che provava per Levi, ma non è così semplice quando si ama qualcuno veramente.

-No...- Balbettò l'uomo guardando negli occhi il moccioso arrossito.

Sospirò appoggiando i palmi delle mani a terra, bloccando il castano sotto il suo corpo.

-Ascolta Eren...- Cominciò il più grande.

-Cos'è successo?! Tutto bene, Eren?!- Esclamò la voce femminile di Mikasa, che senza chiedere permesso era entrata nella sala.

Aveva sentito dei rumori dall'esterno e aveva sbirciato notando il fratello cadere a terra. Si era eccessivamente preoccupata, ma il caporale avrebbe dovuto allontanarsi dal corpo del fratello.

Mikasa infuriata, come da suo solito, aiutò il fratello a rimettersi in piedi. Non avrebbe lasciato parlare Levi con lui nemmeno morta.

-Si... Sto bene...- Mormorò il fratello, mentre il caporale osservava contrariato la giovane.

-Sicuro? Hai battuto la testa?-

-Si, ma... non è nulla di importante.- Sussurrò lui.

Levi osservava la scena, come un terzo incomodo. Pensò a come la sorella del moccioso, avesse fatto a raggiungere la sala e a come avesse sentito o percepito la caduta del fratello.

La ragazza trascinò Eren fuori dalla cucina, con l'intento di medicarlo se fosse stato necessario. Levi li lasciò andare, incapace di protestare per la testardaggine della giovane. D'altronde il moccioso non aveva prestato troppa attenzione all'intento iniziale del capitano di parlargli della sua vita.



//A pranzo dai parenti...
Aiuto😑\\

"Moccioso" //EreRi\\   Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora