5: -Pride Or Humanity-

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Levi aprì gli occhi di primo mattino, il buio stava mano a mano scomparendo all'orizzonte. Erano passate le cinque e la giornata si mostrava piena di lavoro. Sbuffò all'idea di non aver le forze necessarie, ma pensò che una tazza di caffè avrebbe potuto risolvere la sonnolenza.

Ultimamente aveva sonno, cosa che non era mai successa nonostante dormisse poco da tempo.
Nelle prime ore del mattino si sentiva stanco e fiacco, solo dopo pranzo stava meglio e ritrovava le forze di affrontare il resto della giornata.

Di certo essere infastidito dagli incubi nelle sue poche ore di sonno non lo aiutava, ma questo era l'ultimo dei suoi pensieri.

Scese le scale senza fare rumore, tutti gli altri si sarebbero svegliati un po' più tardi non essendo molto mattinieri.

Andò in cucina facendosi una tazza di caffè colma, sentì delle voci provenire dalla sala da pranzo. Entrò senza preoccuparsi di interrompere qualcosa, si stupì nel vedere il moccioso insieme ad Hanji.
Parlavano delle scoperte della donna e la domanda che balenò nella sua mente era come fosse possibile che qualcuno la trovasse interessante.

I due si voltarono non appena la porta cigolò, Eren rivolse uno sguardo ingenuo al caporale dandogli il buongiorno.

Levi non lo considerò andando a sedersi davanti a lui, nello stesso posto della sera prima.

Hanji sorrise al capitano accompagnando un cenno della mano, venendo ignorata.

-Oggi volevo iniziare gli esperimenti, ho già informato Eren. Possiamo vederci nel pomeriggio dopo pranzo, che ne dici nanetto?- Hanji utilizzò lo stesso nomignolo della sera precedente ricevendo un'occhiataccia da parte del corvino.

-Bene.- Rispose lui senza distogliere lo sguardo dal caffè.

La castana si alzò dal tavolo stiracchiandosi. –Ascolta Eren, adesso ho un incontro con Erwin. Ci vediamo a pranzo, qui, per oggi pomeriggio non preoccuparti.- Disse battendo la mano sulla spalla del ragazzo scuotendolo.

-Va bene... grazie, Hanji.- Rispose regalando un sorriso alla donna.

-Grazie a te per avermi sopportata tutta la notte.- Uscì dalla stanza lasciando un veloce abbraccio al suo nuovo amico.

Eren avvampò leggermente e abbassò lo sguardo come era solito fare in presenza del capitano. L'imbarazzo del ragazzo non passò inosservato a Levi, il quale roteò gli occhi al cielo senza essere visto dal castano.

-Patetico.- Farfugliò tra se e se, venendo comunque udito da Eren che sollevò lo sguardo.

Incontrò gli occhi del caporale, quei bellissimi occhi in tempesta in cui ci si poteva perdere dentro. Deglutì la saliva accumulata negli angoli della bocca.

-Che hai da guardare?- Gli domandò freddamente Levi facendo arrossire nuovamente Eren dopo la sua domanda.

-Mi scusi...- Bisbigliò sperando di essere udito e che uno dei suoi nuovi compagni entrasse per distendere le acque, ma così non fu.

-Ragazzino, vedi di non comportarti male. Da ora in poi sei sotto la mia custodia e al primo errore sono autorizzato ad ammazzarti.-

Eren si sentì mancare, non poteva credere che quell'uomo sarebbe stato capace di ucciderlo con la stessa naturalezza di quando lo chiamava 'moccioso'.

-Certo, non la deluderò.- Rispose d'istinto.

-Adesso vai a pulire le stalle.- Gli ordinò con un cenno della mano.

Non avrebbe accettato repliche e per il suo bene Eren tenne la bocca chiusa, almeno per una volta da quando era diventato soldato.

Si alzò dal tavolo velocemente, felice di restare solo e, in particolare, senza dover sopportare il peso della presenza del caporale.

Tese una mano per aprire il portone e mentre stava per uscire si sentì chiamare.

-Ehi moccioso!- Il capitano si era alzato in fretta percorrendo, in pochi passi, la distanza che divideva lui da Eren.

Lo prese per il colletto della sua maglietta verde consumata avvicinandolo a lui, afferrò con la mano libera la maniglia richiudendo la porta.

Appoggiò Eren al portone con forza, tanto da far sentire al ragazzo una leggera fitta alla schiena. Il più piccolo era confuso dalle azioni del caporale.

Levi stringeva il colletto in pugno, mentre l'altra mano la spostò vicino al volto del giovane sulla porta. Eren era spaventato dalla poca distanza che divideva i loro volti, arrossì nuovamente.

Come se potesse servire qualcosa, aveva appoggiato entrambe le mani sul petto dell'uomo cercando di allontanarlo ma la forza del più grande era notevole.

Il corvino avvicinò il volto facendo sfiorare il naso a quello del ragazzo, Eren socchiuse le labbra tremanti continuando a guardare gli occhi di Levi.

La distanza andava a ridursi lentamente, ma questo non sembrava un problema per il capitano.

Sentirono dei passi accompagnati a delle voci, Petra e gli altri soldati stavano per raggiungerli. Levi poco prima di liberare il giovane gli sussurrò minaccioso.

-La prossima volta che ti vedo ridere di me, sei morto.-

Il caporale lasciò il colletto di Eren tornando a sedersi, il ragazzo spalancò la porta correndo via. Non si preoccupò di salutare i compagni che si sorpresero nel vederlo spaventato.

Levi sentì una fitta al cuore lancinante che si faceva sempre più dolorosa ad ogni passo che il castano compiva, allontanandosi da lui.

'L'ho spaventato.' Si ripeteva stringendo la sua camicia all'altezza del cuore.

I ragazzi entratono straniti, salutarono il caporale, il quale non ricambiò a nessuno di loro. 

Stava male ed era arrabbiato, con se stesso questa volta.

Nello stesso momento anche Eren soffriva, ad ogni passo si allontanava dal capitano e si sentiva sempre più debole.
Sentiva di non avere la forza necessaria per compiere il passo seguente, ma andava avanti convincendosi che così sarebbe stato libero dalle grinfie del corvino.

Si rintanò nelle stalle, dove sarebbe dovuto essere da tempo. Si mise a pulire fregandosene della puzza o dell'enorme quantità di letame che lo circondava.

'Perché devo farlo io?' Si domandava frequentemente.

Per la prima volta poteva ammettere di odiare il capitano.

In fin dei conti era proprio colpa di Levi, se in questo momento era tanto odiato dal giovane.

Da quando lo aveva incontrato era cambiato qualcosa, era incredibilmente timido e impacciato. Non era più il ragazzo amante del rischio che voleva proteggere l'umanità e che rispondeva al primo insulto.

Eren aveva sopportato troppo dopo il processo, dove era stato picchiato e umiliato facendolo passare come un ragazzo pericoloso e fuori controllo, era stato portato in quel luogo.

Non aveva salutato i suoi amici, di cui non aveva notizie e non aveva idea se fossero vivi o meno.
Il corvino oltre ad aver causato tutto questo, non si era nemmeno preoccupato di scusarsi, anzi lo minacciava e pretendeva di non essere odiato.

Se il 'vecchio Eren' non fosse stato rimpiazzato da quello 'nuovo', il ragazzo avrebbe sputato in faccia la verità a Levi non sopportando le umiliazioni e le sue manie di potere.

Non gli mancava il coraggio di parlare, ma se lo avesse fatto poteva considerarsi morto e sepolto.

D'altra parte sarebbe morto con l'orgoglio di aver insultato l'uomo che nessuno si era mai permesso di contraddire, ma non avrebbe ucciso nessuno gigante e non avrebbe vendicato l'umanità.

Doveva scegliere tra l'orgoglio personale e la vittoria dell'umanità.

"Moccioso" //EreRi\\   Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora