Prologo

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| Lo so, avrei davvero dovuto aspettare ancora un po', ma proprio non ci riuscivo, quindi come promesso, la maggioranza ha vinto. 12 persone hanno scelto la prima proposta, che prevedeva la pubblicazione del sequel da ora, anche se pubblicherò lentamente e 2 persone hanno scelto la seconda proposta, cioè aspettare ancora qualche mese per pubblicare la storia e avere più tempo per scrivere i capitoli. Non ce l'ho fatta ad aspettare, siete stati meravigliosi e mi avete risposto subito e con grinta, quindi, godetevi il prologo. Vi amo :* |


|| Questa storia è il sequel de "Il grido della libertà". Passatela a leggere, se vi va, oppure benvenuti in questo secondo libro. Ma vi avviso, alcune situazioni
possono essere comprensibili solo se si conosce il libro precedente.
Ben tornati guerrieri e buona lettura ||




Prologo

7 Anni dopo...


-Ciao Harry! –

- Ciao Vincent, Louis è nel suo ufficio? – chiesi, avvicinandomi al suo bancone. L'uomo di circa ventidue anni, dagli occhi e i capelli scuri, mi fissò qualche secondo prima di rispondermi.

- Sì, ha un caso piuttosto complicato per le mani. Se vuoi puoi aspettarlo, ormai starà per uscire dall'aula –

- Certo, mi metto qui – mi avvicinai ad una delle tante sedie poste in sala d'attesa e poggiai la mia cartella a terra. Con una mano spostai alcune ciocche di capelli che mi erano cadute sul viso, scompigliati anche dal ventaccio che tirava fuori. Essendo Gennaio, fuori si gelava. Ero stupito del fatto che a Londra avesse nevicato solo tre volte, ancora, e non di più.

- Christopher non dovresti assolutamente fare di tutto affinché ti caccino via da casa–

- Io faccio quello che mi pare. Là dentro non ci voglio passare nemmeno un secondo in più –

- E questo l'ho capito, ma momentaneamente sei ancora sotto la sua stretta custodia, quindi devi aspettare che noi facciamo il nostro lavoro –

- Essere venuto qui è solo tempo perso. Faccio quello che mi pare! E se la soluzione migliore è farmi sbattere fuori casa, io mi faccio sbattere fuori, chiaro? –

- Christopher torna subito qui! – Louis lo richiamò più forte, ma il ragazzino si girò velocemente facendo per andarsene quando una bambina ancora più piccola di lui gli corse dietro per afferrargli la manica.

- Clis, sta' qui. Non andare via mormorò la piccola.

- Darcy non dobbiamo continuare a stare qui. Ho finito, dobbiamo tornare a casa per ora –

- Ma... - piagnucolò la bambina. Chris ruotò gli occhi al cielo e la prese in braccio, voltandosi per l'ultima volta a guardare mio marito e quasi incenerendolo con lo sguardo.

- Basta storie. E' tardi e dobbiamo tornare a casa. Grazie mille del suo aiuto, Signor Tomlinson –

- Christopher promettimi che ritornerai qui domani mattina alle dieci, non abbiamo ancora finito di parlare e se non mi racconti tutto, io non posso proprio aiutarti. Devi collaborare con me –

- Certo – il ragazzo andò subito via e io mi alzai dal posto nel quale ero rimasto in silenzio, per non interferire.

- Ehi, amore, calma. Sei teso e stressato – mormorai, avvicinandomi a lui.

- Lo so, ma non ce la faccio proprio a stare calmo. Vuoi un tè, perché io prenderò un tè. Vincent puoi portarmi due tè nel mio ufficio? – disse tutto d'un fiato.

- Non voglio un tè. Sto bene così. Vincent portane uno solo –

- No, Vincent portane due, che li berrò entrambi –

Lacrime di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora