Spazio autrice:
Inaspettatamente inaspettato, lo so, ma stavo dando un'occhiata a "Il grido della libertà" e con il cuore immensamente pieno di gioia ho notato che ha raggiunto le 200K visualizzazioni e quasi 11K voti. Ho urlato come una pazza. State immensamente crescendo... vi amo. VI AMO.
E quindi, ho messo da parte qualsiasi impegno e approfittando del brutto tempo, ne ho scritto un altro e ora... ECCOLO QUI.
Godetevelo perchè è dedicato immensamente a voi, che ci siete, che mi sostenete, che votate, che commentate! Grazie, grazie davvero guerrieri!
Starbucks.*Christopher's Pov*
-Dawson! Ehi, tu! - ridendo mi fermai.
- Dawson? Davvero? -
- Sei Dawson fino a quando non saprò il tuo nome -
- Christopher -
- Bene, Chris, hai un nome troppo lungo. Potrei morire prima di dirlo tutto. Il tuo amichetto dov'è? -
Mi guardai attorno notando che stesse per salire nell'auto del padre. Feci un cenno del capo alla ragazza per farglielo capire - Wow, bel modello. Dovrei dire a mio padre di acquistarlo -
La guardai alzando un sopracciglio. James era un modello.
- Mi riferivo all'auto, genio. Che fai tipo... ora? -
Adoravo quella sfacciataggine - Dovrei andare a casa, non ho grandi piani. E tu, genio? -
- Nessun piano in particolare. Ti va di prendere qualcosa da bere allo Starbucks? Avrei invitato pure il tuo amico ma noto che ha... dei doveri? -
Alzai gli occhi al cielo - Suo padre è tipo fissato con alcune cose. Vada per Starbucks, comunque -
- Bene, dammi un secondo - tirò fuori il cellulare e pensai che anche io avrei dovuto avvisare Harry o Louis.
A Famiglia:
Vado a prendere qualcosa con un'amica, torno tra poco. Darcy sta bene?
Harry sta scrivendo...
Amica? Woah! Si, c'è Johannah con lei.
Louis:
Fatti gli affari tuoi, amore. Sta' attento, Chris!
I due iniziarono a battibeccare quindi staccai la connessione e notai che Cloris era accigliata.
- Problemi? - fissava il cellulare come se volesse bruciarlo.
- Ti darebbe fastidio se dicessi al mio ragazzo che sei gay? Cioè non voglio etichettarti, capiscimi... - iniziò a straparlare e decisi di bloccarla. Le afferrai un braccio per invitarla a camminare - Vai tranquilla -
- Grazie. E' un po' geloso quando si parla di amicizie maschili -
- Lo sarei anche io della mia ragazza, credo -
Mi sorrise e fece partire la chiamata - Phil? Tre ore di problemi per cosa? E' un mio amico ed è fidanzato, non dovresti affatto essere geloso. Amo te, lo sai. O ti avrei già mollato tempo fa - ridacchiò e dopo qualche minuto chiuse la chiamata con un veloce "ti amo".
- Non gli hai detto che sono gay - precisai. Alzò le spalle - Non mi sembrava giusto. "Fidanzato" va già bene -
- Allora, come si chiama il tuo amico? Se non me lo dici sarò costretta a chiamarlo "amico" per sempre -
- James -
- Mmh, che nome... nobile. Fammi indovinare. Macchina costosa, ci mancava solo l'autista. Oddio, hai quella faccia. Ha pura l'autista? - annuii ridacchiando.
- Eh certo... il padre... mhh avvocato? -
Scossi il capo - Chirurgo, ma i suoi genitori sono proprietari di una grossa impresa -
- Ah però... e la madre? No, fammi indovinare. Non lavora ma è ricca per eredità -
- Indovinato! - battei le mani in un applauso - La sua famiglia è ricca da generazioni. E per quanto James possa essere ricco o viziato, ha un cuore grande -
- Non lo conosco, ma immagino - gli sorrisi e aprii la porta dello Starbucks. La feci entrare e subito dopo entrai io. Era una tipa decisa. Fissò il primo tavolo vuoto e si andò a sedere, senza nemmeno voler sapere se a me andasse bene. Anche se non mi importava.
- E scommetto pure che il padre vuole che il figlio segua le sue orme -
- Più che altro quelle del nonno -
- Capisco -
- Tu invece? -
- Mia madre è una stilista. Per questo giriamo il mondo in base a dove sia "l'alta stagione per i capi migliori" cito le sue parole. Mio padre invece è il semplice proprietario di un'industria -
- Semplice - sottolineai, facendo una smorfia con le labbra.
- Già. E tu? Voglio indovinare -
- Oh, non indovineresti mai - avrei voluto ridere a crepapelle perchè davvero, non avrebbe mai potuto indovinare la mia storia, ma evitai di ridere o mi avrebbe preso per pazzo -
- Non voglio nemmeno provarci allora. Dimmelo tu -
- Facciamo un'altra volta? - tentai.
Socchiuse gli occhi - Bad-boy? Uhh affascinante. Adesso capisco perchè hai attirato tanto James a te. Poteva avere tutto, ma ha scelto te... -
- Cosa ordini? Vado io - tutto pur di scappare da quel momento imbarazzante.
- Un New Frappuccino. Non azzardarti a pagare per me. Sono una donna ma non un'impossibilitata. Faccio da me, al massimo separiamo i conti -
- Allora faccio due conti. Vieni con me per pagare? -
- Si, arrivo -
Ci alzammo, ordinammo il tutto e pagammo conti separati. Poi tornammo a sedere con le nostre bevande.
- Avresti dovuto far scrivere il nome di James non Darcy, che non so chi sia -
- Non sono poi così tanto un tipo romantico. E Darcy è il nome di mia sorella. Lo porterò a lei, ne andrà pazza -
- Gesto carino - iniziò a bere, fotografando prima il bicchiere pieno. Aveva fatto scrivere il nome del suo ragazzo. Classico.
- Quindi non siete fidanzati? -
Alzai gli occhi al cielo - Ti sei fissata con noi due? Abbiamo sedici anni e stiamo facendo una cosa che ci piace, stop. Per il resto non siamo nulla. Potrebbe pure innamorarsi di qualcuno mentre sta con me -
Mi puntò lo sguardo addosso e bevvi pur di distrarmi. Mi metteva soggezione.
- D'accordo, non vuoi parlarne. Mi sta bene, ci conosciamo da poche ore, in fondo -
- Non volevo essere sgarbato - mi scusai ma subito alzò una mano in aria.
- Sgarbato? Sei stato tranquillo, fossero come te i tipi sgarbati, potrebbero pure piacermi -
Sì, era proprio particolare quella ragazza.
Rimanemmo per ben un'ora a parlare del più e del meno fino a quando non decidemmo di andare a casa. Ero sulla strada del ritorno prima che mi squillasse il cellulare. Era James.
-Ehi... -
Aggrottai le sopracciglia e mi fermai. Stava piangendo?
- Ehi. Tutto bene? -
- C-come? Sì... sì - lo sentii tirare su con il naso. - Puoi dirmelo se qualcosa non va, lo sai -
- Sì, lo so. Classica discussione con mio padre. Tu dove sei? -
- Sono stato da Starbucks -
- Solo? -
- Con Cloris -
- Mmh... - non aggiunse altro.
- Non fare il geloso, James. Non stiamo nemmeno insieme - affermai e un po' me ne pentii quando sentii il silenzio dall'altra parte.
- Non sono geloso. Stavo solo annuendo... -
Sospirai - Okay -
- Okay - aggiunse.
- Oggi pomeriggio devi studiare? - chiesi. Fissai l'orologio e sgranai gli occhi. Erano già le cinque?
- Ho finito per oggi. Tu? Hai bisogno di una mano? -
- No, non mi va. Ti va di vederci al parchetto vicino casa mia? -
- Si, ma verso le sei e mezza. Devo prima convincere mia madre -
- Va bene, ci sentiamo per messaggi -
- Sì, ciao -
Chiusi la chiamata e dopo cinque minuti arrivai a casa.
- Darcy! - la chiamai come se fosse il cagnolino che mi aspettava per poi corrermi incontro. Venne da me, seriamente, correndo e risi sia per il mio pensiero che per il cioccolato che aveva sulla guancia.
- Mangiavi cioccolato? -
- Sì, Clis! Faccio i biscotti con Lottie -
- Bene, guarda cosa ti ho portato? - le porsi il bicchiere di plastica e lo strinse al petto. Poi alzò le braccia così che la prendessi tra le mie.
- Ti piace? -
- Tanto tanto! Vieni in cucina! -
- Ciao - salutai Charlotte che aveva i capelli biondo platino (più che altro bianco-grigi... difficili da definire) legati in una coda.
- Chris! Ti vanno dei biscotti al cioccolato? -
Annuii e misi giù Darcy - Cucinate tutti nella vostra famiglia? -
- Tutte le donne sì. Louis è un po' negato, ma grazie ad Harry si dà da fare -
Sorrisi e diedi un'occhiata al cellulare. Considerando l'ora, Louis e Harry non sarebbero tornati prima di due ore.
- Johannah? -
- Fuori. Sta facendo un po' di spesa -
Vidi Darcy sbadigliare e sporcarsi di nuovo nel tentativo di coprire la bocca.
- Hai dormito oggi? - le chiesi e lei scosse il capo il segno di negazione.
- Ti va se andiamo a fare un pisolino? Quando ti svegli mangiamo i biscotti? -
- Sì! -
- Salgo sopra. Hai bisogno di una mano? -
Lottie afferrò una ciotola e mescolò l'impasto che c'era dentro - Oh, no. Ho tutto sotto controllo. Andate pure a riposare - fissai gli occhi color ghiaccio. Era una ragazza davvero incantevole. Le feci un cenno della mano e salii le scale. Darcy si reggeva a mala pena in piedi e io ero quasi al suo livello. Sospirai di gioia quando poggiai le spalle al letto. Misi la sveglia per le sei e quindici minuti e decisi di riposare un po'. Darcy si sdraiò accanto a me, accucciandosi. L'abbracciai forte. Lei, la mia ancora di sicurezza in tutto quel mare mosso.
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Lacrime di polvere
FanfictionSequel de " Il Grido della libertà", primo libro della trilogia. Terzo libro della trilogia: Come la prima volta. Sette anni dopo, le cose sono parecchio cambiate. Louis e Harry sono sposati e di solito dopo il matrimonio si pensa subito ad allargar...