XXVII Capitolo

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Spazio autrice:

Inaspettatamente inaspettato, lo so, ma stavo dando un'occhiata a "Il grido della libertà" e con il cuore immensamente pieno di gioia ho notato che ha raggiunto le 200K visualizzazioni e quasi 11K voti. Ho urlato come una pazza. State immensamente crescendo... vi amo. VI AMO. 

E quindi, ho messo da parte qualsiasi impegno e approfittando del brutto tempo, ne ho scritto un altro e ora... ECCOLO QUI.

Godetevelo perchè è dedicato immensamente a voi, che ci siete, che mi sostenete, che votate, che commentate! Grazie, grazie davvero guerrieri!


Starbucks.*Christopher's Pov*




-Dawson! Ehi, tu! - ridendo mi fermai.

- Dawson? Davvero? -

- Sei Dawson fino a quando non saprò il tuo nome -

- Christopher -

- Bene, Chris, hai un nome troppo lungo. Potrei morire prima di dirlo tutto. Il tuo amichetto dov'è? -

Mi guardai attorno notando che stesse per salire nell'auto del padre. Feci un cenno del capo alla ragazza per farglielo capire - Wow, bel modello. Dovrei dire a mio padre di acquistarlo -

La guardai alzando un sopracciglio. James era un modello.

- Mi riferivo all'auto, genio. Che fai tipo... ora? -

Adoravo quella sfacciataggine - Dovrei andare a casa, non ho grandi piani. E tu, genio? -

- Nessun piano in particolare. Ti va di prendere qualcosa da bere allo Starbucks? Avrei invitato pure il tuo amico ma noto che ha... dei doveri? -

Alzai gli occhi al cielo - Suo padre è tipo fissato con alcune cose. Vada per Starbucks, comunque -

- Bene, dammi un secondo - tirò fuori il cellulare e pensai che anche io avrei dovuto avvisare Harry o Louis.

A Famiglia:
Vado a prendere qualcosa con un'amica, torno tra poco. Darcy sta bene?


Harry sta scrivendo...
Amica? Woah! Si, c'è Johannah con lei.


Louis:
Fatti gli affari tuoi, amore. Sta' attento, Chris!


I due iniziarono a battibeccare quindi staccai la connessione e notai che Cloris era accigliata.

- Problemi? - fissava il cellulare come se volesse bruciarlo.

- Ti darebbe fastidio se dicessi al mio ragazzo che sei gay? Cioè non voglio etichettarti, capiscimi... - iniziò a straparlare e decisi di bloccarla. Le afferrai un braccio per invitarla a camminare - Vai tranquilla -

- Grazie. E' un po' geloso quando si parla di amicizie maschili -

- Lo sarei anche io della mia ragazza, credo -

Mi sorrise e fece partire la chiamata - Phil? Tre ore di problemi per cosa? E' un mio amico ed è fidanzato, non dovresti affatto essere geloso. Amo te, lo sai. O ti avrei già mollato tempo fa - ridacchiò e dopo qualche minuto chiuse la chiamata con un veloce "ti amo".

- Non gli hai detto che sono gay - precisai. Alzò le spalle - Non mi sembrava giusto. "Fidanzato" va già bene -

- Allora, come si chiama il tuo amico? Se non me lo dici sarò costretta a chiamarlo "amico" per sempre -

- James -

- Mmh, che nome... nobile. Fammi indovinare. Macchina costosa, ci mancava solo l'autista. Oddio, hai quella faccia. Ha pura l'autista? - annuii ridacchiando.

- Eh certo... il padre... mhh avvocato? -

Scossi il capo - Chirurgo, ma i suoi genitori sono proprietari di una grossa impresa -

- Ah però... e la madre? No, fammi indovinare. Non lavora ma è ricca per eredità -

- Indovinato! - battei le mani in un applauso - La sua famiglia è ricca da generazioni. E per quanto James possa essere ricco o viziato, ha un cuore grande -

- Non lo conosco, ma immagino - gli sorrisi e aprii la porta dello Starbucks. La feci entrare e subito dopo entrai io. Era una tipa decisa. Fissò il primo tavolo vuoto e si andò a sedere, senza nemmeno voler sapere se a me andasse bene. Anche se non mi importava.

- E scommetto pure che il padre vuole che il figlio segua le sue orme -

- Più che altro quelle del nonno -

- Capisco -

- Tu invece? -

- Mia madre è una stilista. Per questo giriamo il mondo in base a dove sia "l'alta stagione per i capi migliori" cito le sue parole. Mio padre invece è il semplice proprietario di un'industria -

- Semplice - sottolineai, facendo una smorfia con le labbra.

- Già. E tu? Voglio indovinare -

- Oh, non indovineresti mai - avrei voluto ridere a crepapelle perchè davvero, non avrebbe mai potuto indovinare la mia storia, ma evitai di ridere o mi avrebbe preso per pazzo -

- Non voglio nemmeno provarci allora. Dimmelo tu -

- Facciamo un'altra volta? - tentai.

Socchiuse gli occhi - Bad-boy? Uhh affascinante. Adesso capisco perchè hai attirato tanto James a te. Poteva avere tutto, ma ha scelto te... -

- Cosa ordini? Vado io - tutto pur di scappare da quel momento imbarazzante.

- Un New Frappuccino. Non azzardarti a pagare per me. Sono una donna ma non un'impossibilitata. Faccio da me, al massimo separiamo i conti -

- Allora faccio due conti. Vieni con me per pagare? -

- Si, arrivo -

Ci alzammo, ordinammo il tutto e pagammo conti separati. Poi tornammo a sedere con le nostre bevande.

- Avresti dovuto far scrivere il nome di James non Darcy, che non so chi sia -

- Non sono poi così tanto un tipo romantico. E Darcy è il nome di mia sorella. Lo porterò a lei, ne andrà pazza -

- Gesto carino - iniziò a bere, fotografando prima il bicchiere pieno. Aveva fatto scrivere il nome del suo ragazzo. Classico.

- Quindi non siete fidanzati? -

Alzai gli occhi al cielo - Ti sei fissata con noi due? Abbiamo sedici anni e stiamo facendo una cosa che ci piace, stop. Per il resto non siamo nulla. Potrebbe pure innamorarsi di qualcuno mentre sta con me -

Mi puntò lo sguardo addosso e bevvi pur di distrarmi. Mi metteva soggezione.

- D'accordo, non vuoi parlarne. Mi sta bene, ci conosciamo da poche ore, in fondo -

- Non volevo essere sgarbato - mi scusai ma subito alzò una mano in aria.

- Sgarbato? Sei stato tranquillo, fossero come te i tipi sgarbati, potrebbero pure piacermi -

Sì, era proprio particolare quella ragazza.

Rimanemmo per ben un'ora a parlare del più e del meno fino a quando non decidemmo di andare a casa. Ero sulla strada del ritorno prima che mi squillasse il cellulare. Era James.

-Ehi... -

Aggrottai le sopracciglia e mi fermai. Stava piangendo?

- Ehi. Tutto bene? -

- C-come? Sì... sì - lo sentii tirare su con il naso. - Puoi dirmelo se qualcosa non va, lo sai -

- Sì, lo so. Classica discussione con mio padre. Tu dove sei? -

- Sono stato da Starbucks -

- Solo? -

- Con Cloris -

- Mmh... - non aggiunse altro.

- Non fare il geloso, James. Non stiamo nemmeno insieme - affermai e un po' me ne pentii quando sentii il silenzio dall'altra parte.

- Non sono geloso. Stavo solo annuendo... -

Sospirai - Okay -

- Okay - aggiunse.

- Oggi pomeriggio devi studiare? - chiesi. Fissai l'orologio e sgranai gli occhi. Erano già le cinque?

- Ho finito per oggi. Tu? Hai bisogno di una mano? -

- No, non mi va. Ti va di vederci al parchetto vicino casa mia? -

- Si, ma verso le sei e mezza. Devo prima convincere mia madre -

- Va bene, ci sentiamo per messaggi -

- Sì, ciao -

Chiusi la chiamata e dopo cinque minuti arrivai a casa.

- Darcy! - la chiamai come se fosse il cagnolino che mi aspettava per poi corrermi incontro. Venne da me, seriamente, correndo e risi sia per il mio pensiero che per il cioccolato che aveva sulla guancia.

- Mangiavi cioccolato? -

- Sì, Clis! Faccio i biscotti con Lottie -

- Bene, guarda cosa ti ho portato? - le porsi il bicchiere di plastica e lo strinse al petto. Poi alzò le braccia così che la prendessi tra le mie.

- Ti piace? -

- Tanto tanto! Vieni in cucina! -

- Ciao - salutai Charlotte che aveva i capelli biondo platino (più che altro bianco-grigi... difficili da definire) legati in una coda.

- Chris! Ti vanno dei biscotti al cioccolato? -

Annuii e misi giù Darcy - Cucinate tutti nella vostra famiglia? -

- Tutte le donne sì. Louis è un po' negato, ma grazie ad Harry si dà da fare -

Sorrisi e diedi un'occhiata al cellulare. Considerando l'ora, Louis e Harry non sarebbero tornati prima di due ore.

- Johannah? -

- Fuori. Sta facendo un po' di spesa -

Vidi Darcy sbadigliare e sporcarsi di nuovo nel tentativo di coprire la bocca.

- Hai dormito oggi? - le chiesi e lei scosse il capo il segno di negazione.

- Ti va se andiamo a fare un pisolino? Quando ti svegli mangiamo i biscotti? -

- Sì! -

- Salgo sopra. Hai bisogno di una mano? -

Lottie afferrò una ciotola e mescolò l'impasto che c'era dentro - Oh, no. Ho tutto sotto controllo. Andate pure a riposare - fissai gli occhi color ghiaccio. Era una ragazza davvero incantevole. Le feci un cenno della mano e salii le scale. Darcy si reggeva a mala pena in piedi e io ero quasi al suo livello. Sospirai di gioia quando poggiai le spalle al letto. Misi la sveglia per le sei e quindici minuti e decisi di riposare un po'. Darcy si sdraiò accanto a me, accucciandosi. L'abbracciai forte. Lei, la mia ancora di sicurezza in tutto quel mare mosso.

Lacrime di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora