II Capitolo

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Ciao guerrieri partiamo dal fatto che non avrei dovuto pubblicare questa settimana perchè sono pienissima di cosa da fare e in questo momento dovrei preparami per andare a un diciottesimo ma... be' potete intuire da soli cosa stia facendo. Poi ho guardato sul calendario e oggi è il 10 Novembre. Dovete sapere che il numero 10 (giorno anche del mio compleanno) è sempre stato il mio numero fortunato e quindi mi sono detta... no devo per forza aggiornare questo 10. E quindi ringraziate tutti il giorno 10 per questo aggiornamento ahahah! Vi amo davvero, amo ogni cosa che mi scrivete, soprattutto quelle più emozionanti. E grazie a chi in questi giorni mi ha contattata per comprare il mio libro. Ti amo il doppio, sappilo, Francesca!

-- Voi invece avete un numero preferito? Qual è? Scrivetelo pure! Ci vediamo presto, spero, un bacione a tutti! -N.



Tu sei il mio luogo.

Quella mattina, particolarmente soleggiata, mi svegliai col piede giusto. Trovai un vassoio con la colazione sul letto e avrei ringraziato Louis, per quel romantico e piacevole gesto. Inoltre fare una doccia calda e non fredda, come alle volte capitava dalla fretta e dalla dimenticanza di accendere lo scalda-acqua, mi permise di sciogliere i muscoli e rilassarmi un po'. E per completare in bellezza, quello era pure il mio giorno di riposo e quindi oltre ad aver potuto dormire un po' di più, sarei anche potuto passare dallo studio di Louis, per poter pranzare insieme. Arrivai in cucina e vi trovai Lottie, sdraiata sul divano e intenta a sgranocchiare biscotti al cioccolato. Avevo quasi dimenticato che si era fermata da noi per la notte. Johanna era sicuramente uscita, non si svegliava mai più tardi delle nove ed erano già le undici.

- Buongiorno! -

- Harry, tutto okay? Mamma è uscita a fare un po' di spesa, mezz'oretta fa. Ha lasciato due buste col pranzo, pensando che pranzassi da Louis -

- Si, tutto bene. Tu pure, vedo - risi, indicando il modo in cui si era circondata di biscotti, caramelle e patatine. E aveva pure la fortuna di smaltire tutti quei cibi grassi in fretta. Altre donne avrebbero ucciso per poter essere come lei. La ragazza rise e sgranò un altro biscotto - Comunque si, oggi pranzo con Louis. Voi come vi arrangiate invece? Inoltre Johanna non avrebbe dovuto fare la spesa, ogni volta fa già molto per noi, pure mettere in ordine - continuai.

- Lo sai com'è fatta, non puoi nè discutere di cose inutili, nè dirle cosa fare. E' testarda e tuo marito ha proprio preso da lei - risi ancora e andai in cucina, pulendo il vassoio che Louis mi aveva salito in camera, facendo un po' di ordine e afferrando al volo le due buste col pranzo.

- Ah questo lo so benissimo... quindi pranzate qui? Sapete che potete benissimo farlo, anche se io e Louis non siamo in casa -

- No, mamma e io torneremo a casa subito dopo che lei avrà finito di sistemare la spesa -

- Ah, mi dispiace, pensavo restasse fino a cena... - ammisi, realmente dispiaciuto. - Ci vedremo comunque dopo domani, cognatino! - Lottie si alzò e mi venne ad abbracciare. - Adesso però è meglio che tu vada da Louis o uscirà pazzo nel vederti arrivare in ritardo -

La salutai al volo, afferrai le chiavi e il cellulare e uscii di casa, diretto alla macchina. Stavo per mettere in moto, quando notai Johanna parcheggiare e scendere le buste della spesa. Aveva svaligiato un supermercato! Andai ad aiutarla e lei subito mi sorrise affettuosa - Stavi andando da Louis? Ti ho lasciato le buste col pranzo sul tavolo -

- Si, ho visto. Grazie mille Johanna, non avresti dovuto -

- Oh, sciocchezze. Vai pure tesoro, ora ci pensa quella scansafatiche che ho lasciato sul divano ad aiutarmi - scoppiai a ridere e sentii qualcuno arrancare passi dall'interno e aprire la porta, con troppa energia, tanto che quasi sobbalzai - Non sono una scansafatiche - mi strappò le buste dalle mani ed entrò in casa. Scossi il capo e a gran voce salutai le due donne, per poi andare di nuovo verso la macchina. Senza più alcuno intoppo, se non un po' di traffico, riuscii a raggiungere lo studio di Louis che già mancavano solo quindici minuti a mezzogiorno. Mi sedetti su una delle sedie della sala d'attesa e notai che Vincent non era alla sua postazione. Ingannai un po' il tempo giocando con il cellulare e chiamando Fizzy, poi a mezzogiorno in punto si spalancò la porta che separava quella sala dall'ufficio dell'avvocato e ne uscì fuori Vincent con la bambina in braccio. La piccola piangeva disperamente e il ragazzo cercava di rassicurarla... inutilmente.

Lacrime di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora