Spazio autrice:
Vi ringrazio infinitamente tanto perchè "Il grido della libertà" ha raggiunto 10k voti e sono assolutamente orgogliosa di voi per questo, per il vostro sostegno e la vostra collaborazione. Spero davvero che questa storia non vi deluda! Buona lettura, guerrieri.
- Come state passando queste vacanze?
- Andate a leggere "Little Things" di Gaia_Mess, ve la consiglio!
- Siete state a mare? Se sì, dove?
A presto, Noemi :*
Piccoli pensieri
*Christopher's Pov*
-Clis, è James - sentii urlare Darcy. Passai velocemente l'asciugamano in testa e ancora dolorante andai vicino al mio letto, sul quale si era felicemente appollaiata Darcy.
- Dammi - afferrai il cellulare e staccai la chiamata. Mi massaggiai lo stomaco dolorante. Dannate costole. Si era esteso un livido enorme sulla pelle.
- Non rispondi? - mi chiese. Scossi il capo e indossai una felpa.
- Ti ha fatto la bua? - insistè.
- No Darcy, non mi va di parlare con lui per ora, okay? -
- Posso parlarci io? -
- No, assolutamente no -
- Perchè? -
- Perchè no, santo cielo! - sbottai, chiudendomi in bagno. Mi passai una mano sul viso, facendo una smorfia per aver toccato dei punti feriti. Odiavo aver sbottato in quel modo con mia sorella, ma quell'argomento era dannatamente delicato e lei non doveva venire a conoscenza di nulla. Inoltre ero totalmente spaesato per quello che era successo. L'alcol mi aveva fatto fare una cosa assurda, sicuramente.
Asciugai i capelli, cercando di non pensare a nulla, ma ovviamente fu inutile. Dopo qualche minuto, ritornai in stanza. Mi innervosiva tutto in quel momento. La camminata lenta, il dolore, le costole, la situazione familiare, James, il bacio e tutti quei dannati pensieri che mi stavano facendo venire una crisi isterica. Volevo spaccare il mondo!
- Ehi, posso entrare? - Harry battè il pugno sulla porta prima che gli dicessi che sì, poteva entrare. Cristo, era casa sua, perchè doveva farmi sentire un ospite? Cercai di calmarmi,dovevo assolutamente farlo o avrei dato di matto e l'ultima volta era finita malissimo... con Darcy che non mi ha parlato per tre giorni perchè le avevo fatto paura. Avevo scaraventato tutte cose a terra, avevo urlato e mi ero dimenato come se fossi indemoniato. Dovevo assolutamente calmarmi o avrei fatto paura anche ad Harry e Louis.
- Che succede? - chiese osservando dietro di me. Mi girai anche io e notai che Darcy aveva le mani pressate sul viso e da una piccola fessura si notavano gli occhi pieni di lacrime. Andai subito (per quanto veloce potessi andare) verso di lei,sedendomi al suo fianco.
- Mi dispiace tanto piccola, ero solo nervoso, okay? Mi perdoni? Ti amo più della mia stessa vita, lo sai -
- Hai urlato Clis... come lui - mi si gelò il sangue nelle vene. Io non ero lui.
- Mi dispiace, era solo un momento. E' passato ormai - mi guardò ancora diffidente, poi si lasciò abbracciare. Notai che Harry era rimasto fisso davanti alla porta, forse per lasciarci chiarire la situazione ma era giusto che sapesse cosa fosse successo, dentro le mura di casa sua. Perchè quella era casa sua, non mia. E forse non mi sarei mai sentito a casa mia. Mi sentivo costantemente un ospite, nonostante Johannah e le ragazze mi avessero dato quel benvenuto, ma non potevo sentirmi a casa mia. Era come se fossi in hotel e sapevo che non sarei stato lì per sempre. Ancora due anni e sarei andato via, in una casa tutta mia con Darcy. Ma Harry aveva distrutto il mio sogno. Davvero ci voleva tutto quello che mi aveva detto lui prima che potessi adottarla? Davvero dovevo avere un lavoro che mi pagasse bene, una casa e tutte quelle cose che ancora non avevo?
- Allora? Tutto bene? - mi svegliai dal trance quando qualcuno mi passò la mano davanti al viso. - Sì, è che ero un po'nervoso e ho alzato la voce e mi sono chiuso in bagno. E' stato un errore che non rifarò, davvero -
- Tranquillo, credo sia normale che tu sia nervoso. Sono passati tre giorni e non ti sei sfogato con nessuno. Sai che se hai bisogno di parlare, io e Louis ci siamo -
- Non parlo mai con nessuno di solito - tranne James.
- Con James sì... ma chiudi le sue chiamate - disse Darcy. Sgranai gli occhi, sentendomi quasi colto in flagrante. Poi mi rilassai perchè tanto loro non sapevano nulla.
- James è un tuo amico? - Harry si andò a sedere vicino Darcy e io rimasi in piedi, come se sedendomi avessi perso le forze.
- Già... -
- Avete discusso? -
- All'incirca... -
Harry dovette capire che ero evasivo perchè non mi andava di prendere quell'argomento così mi disse solo che se si fossero aggiustate le cose, sarei stato libero di invitarlo. Poi lasciò cadere il discorso e annunciò che il pranzo era pronto.
Così mi trovai a scendere piano le scale, tenendo una mano sulla ringhiera e una sullo stomaco che sentivo ancora sottosopra. Certe volte mi faceva male, soprattutto quando prendevo lunghi respiri o quando mi stendevo o alzavo dal letto. Ma pazienza, sarebbe passato e forse non sarebbe tornato più.
Raggiunsi gli altri che erano già seduti a tavola. Darcy aspettava pazientemente che qualcuno le riempisse il piatto, Louis osservava qualcosa sul cellulare e Harry faceva avanti e indietro portando le cose che c'erano sul bancone della cucina.
- Problemi? - chiese a suo marito.
- Sam, dice che ha trovato qualcosa per aiutarmi nella causa -
- E ti pareva... - mormorò geloso, tanto che mi venne da sorridere. Darcy invece rise liberamente alla sua espressione e io presi il suo piatto, riempendolo di maccheroni al formaggio.
- Qual è il vostro piatto preferito? Così magari qualche volta ve lo preparo -
- Va tutto bene così - sapevo che mi stavo comportando da stronzo, ma quella mattina mi ero svegliato in quel modo... in effetti negli ultimi tre giorni mi ero svegliato in quel modo. Evitavo lunghi dialoghi, parlavo a monosillabi, ero irascibile e dannatamente infastidito da tutto.
Sentii lo sguardo di Louis addosso, ma non mi voltai perchè non volevo incrociarlo. Mi sarei sentito male e in colpa. Per non parlare di quello di Harry... peggio ancora.
- A me piace tanto la pizza! - esclamò Darcy, entusiasta. - E anche gli hamburger... e le patatine fritte, tanto tanto... -
- E le verdure? - ridacchiai alla sua espressione.
- Haz... bleah... le verdure... bleah! -
- Ti fanno bene però - aggiunse ridacchiando.
- E mangiale tu, allora. Io sto bene -
- Che tipetta - rise Louis, mettendo una forchettata di maccheroni in bocca. Cercai di mangiare qualcosa pure io, ma avevo lo stomaco chiuso.Il pensiero volava sempre a James. Louis e Harry erano la chiara dimostrazione che due uomini potessero essere felici insieme e che non ci fosse nulla di sbagliato nell'amare qualcuno dello stesso sesso, ma sentivo di non essere come loro. Era stato l'alcol, sicuramente. E avevo paura di chiamare James, paura di quello che mi avrebbe detto. E se se la fosse presa con me? E se non avesse voluto più parlarmi? Avevo bisogno della sua presenza nella mia vita.
- Christopher, che hai? - mi voltai verso Louis. - Niente, piccoli pensieri - ammisi, poi tornai a spostare i maccheroni da una parte all'altra del piatto.
- Mi assicurerò che lui rimanga in prigione per... -
- No, non sto pensando a lui. E' che... insomma è cambiato tutto velocemente... mi devo abituare, okay? -
- Sì, certo -
Il pranzo continuò tranquillo. Io evitavo di parlare o avrei sicuramente fatto casini. Darcy parlava tanto, pure per me. E ogni tanto ricevevo occhiatine da Harry e Louis.
- La scuola ci ha chiamati oggi... - prese il discorso l'avvocato.
- Non ci vado da un po' - ammisi.
- Lo sappiamo. Ma sappiamo anche che la situazione è stata precaria in questo periodo. Abbiamo pensato di coprire le assenze con un certificato, ma non sappiamo fino a quando vuoi rimanere a casa -
- Oh... domani ritorno. Così inizio la settimana -
- Sicuro? Te la senti? -
- Sì, sì -
- E per i libri come farai? -
Risi e dissi - Mai avuti -
- E come hai studiato fino ad ora? -
- Me li facevo prestare da qualcuno, quella volta in cui studiavo -
- Be' potremmo prenderli nuovi se ti va -
- Nuovi? Sei folle Harry, costano un botto. Mi arrangerò fino alla fine di quest'anno ormai e poi per l'anno prossimo si vedrà-
- Se non nuovi, di seconda mano -
- Ripeto, mi arrangerò. Avete speso molto, non voglio che spendiate ancora soldi -
Allontanai il piatto ancora mezzo pieno. Mi si era davvero chiuso lo stomaco e dovevo assolutamente chiamare James e chiarire quella situazione, non ne potevo più.
- Riceveremo un assegno mensilmente che serve per garantirvi tutto ciò di cui necessitate. Quindi mi dirai tutti i libri che ti servono e ce li procureremo. Non voglio un no su questo. Si parla della tua educazione ed è importante - l'ultima frase suonò così dolce. Importante. Qualcosa che mi riguardava era importante. Di solito era inutile, come me. Come me che avevo abbandonato mia madre a delle cure in un centro specializzato. Inutile perchè l'avevo portata io a quel punto. Era tutta colpa mia...
- Va bene... vi dispiace se torno in stanza? -
- Non hai mangiato nulla -
- Mangerò più tardi -
- Be'... - Harry lanciò un'occhiata a Louis che dovette afferrare al volo ciò che doveva dire - D'accordo, vai -
- Grazie -
Mi rintanai in quella stanza che sarebbe stata mia ma che ancora non riuscivo a chiamarla "mia".
Il cellulare squillò ancora, ma mi decisi a rispondere.
- Grazie al cielo. Prima che mi riattacchi in faccia ho bisogno di dirti che mi dispiace davvero tanto, anzi infinitamente tanto, per tutto. Per i problemi che ti ho causato con la famiglia e per il resto.E' da tre giorni che ti cerco e lancio pietre alla tua finestra. Dove sei? Alcuni medici e poliziotti hanno buttato giù la porta di casa e tirato via tua madre -
- Non sono più a casa mia, James. Sono stato preso in affidamento insieme a mia sorella. Ricordi l'avvocato Tomlinson? Ecco,lui e suo marito ci hanno presi entrambi -
- Suo marito? E'... ah capisco... -
- Dobbiamo parlare e lo sai anche tu - sospirò dall'altra parte della cornetta e poi disse - Lo so. Quando e dove? -
- Prima possibile o rischio di impazzire -
- Ci vediamo oggi pomeriggio al parchetto vicino casa mia? -
- Ti va bene invece un luogo più vicino a me? Ho ancora qualche parte del corpo dolorante e non posso... -
Mi interruppe subito - Che idiota, ma certo! Mandami l'indirizzo, vedremo poi dove andare -
- Va bene. Alle cinque? -
- D'accordo... a dopo -
Chiusi la chiamata e mi sdraiai fissando il soffitto. Che periodo infernale!
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Lacrime di polvere
FanfictionSequel de " Il Grido della libertà", primo libro della trilogia. Terzo libro della trilogia: Come la prima volta. Sette anni dopo, le cose sono parecchio cambiate. Louis e Harry sono sposati e di solito dopo il matrimonio si pensa subito ad allargar...