XLVIII Capitolo

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Spazio autrice:


Chissà se in questo capitolo capirete il comportamento strano e stronzo di James e chissà se alla fine lo insulterete ancora perchè combina disastri! Sono davvero curiosa di saperlo! Per il resto, vi auguro una dolce lettura e ci sentiamo al prossimo capitolo! Buona domenica, guerrieri! Un bacione, a presto, Noemi :*

PS: manca solo un capitolo alla fine... :o





Cosa vuoi davvero?


*James' Pov*



- Papà, ho bisogno di parlarti, è davvero importante! - bussai per la quinta volta alla porta del suo studio. Prima o poi si sarebbe stancato. Chris aveva cercato svariate volte di parlarmi a scuola e nel pomeriggio mi aveva anche mandato qualche messaggio strano. Uno in assoluto mi fece impazzire. Mi aveva scritto "Alone" e nient'altro. Avevo dato di matto. Lo avevo chiamato e nulla, non mi rispondeva. Lo avevo evitato per giorni semplicemente perchè prima volevo parlare con mio padre. Non volevo dargli ancora false speranze perchè non potevo staccarmi dalla famiglia e vivere da solo o per strada. Volevo aggiustare tutto, con tutti, ma inevitabilmente sentivo ogni pezzo scivolarmi dalle mani.

- Andiamo papà! Non potrai ignorarmi per sempre! -

Il cellulare mi squillò nella tasca e mentre continuavo a battere una mano alla porta, con l'altra accettavo la chiamata di un numero privato.

- Pronto? -

- James? Sono Louis -

- Louis? Che succede? Come hai avuto il mio numero? -

- Lascia stare. Ho bisogno di sapere se Chris è con te. Non è tornato per cena. Non lo vediamo da questa mattina e non risponde alla chiamate -

Restai in silenzio per qualche secondo, mentre sentivo il tonfo del mio cuore che sprofondava nel petto, come quello di un sasso gettato in un pozzo.

- Qualche ora fa mi ha scritto un messaggio strano. Mi ha scritto "solo". Ho provato anche io a rintracciarlo ma non mi ha risposto. Pensi che sia successo qualcosa di grave? - mi allarmai, appoggiando le spalle alla porta e sentendo il panico pervadermi.

- Temo di sì. Harry ha provato a chiamare Cloris ma mi ha detto che è stata ignorata tutta la giornata da Chris. Sai dove potrebbe andare, per non sentirsi solo? - cercai di pensare il più velocemente possibile, ma non ci riuscivo. Avevo troppa paura per ragionare lucidamente.

- Non ne ho davvero idea... io... non saprei, mi dispiace davvero... mi dispiace tantissimo... -

- Calmati, lo troveremo. Richiamami se ti viene in mente qualcosa -

Riattaccò e io mi fiondai sulla porta, usando tutta la mia energia. - Apri questa porta papà, o giuro che me ne vado via e non mi rivedrai più! -

Sentii qualche passo e finalmente la serratura scattare. Lo aggredii, spingendolo dentro lo studio - Lo hai distrutto! Lo hai offeso fino a distruggerlo e mi farebbe schifo sapere che ci provi gusto a trattare le persone in questo modo! Ho bisogno di essere amato e non pagato, papà. Se vuoi accettarlo al mio fianco, lo apprezzerò, ma se pensi che distaccandolo da me, io mi avvicinerò a te, ti sbagli. Non lo sta trovando nessuno e ti giuro che se dovesse succedergli qualcosa, in questa casa non mi vedrai mai più e taglierò ogni contatto con te! - mi bastò urlargli contro quelle parole per sentirmi già più tranquillo.

Lo sguardo duro di mio padre vacillò, poi afflosciò le spalle e tornò a sedersi dietro la sua scrivania - Cosa pensi che potrebbe darti lui, James? Ho paura che non possa darti un futuro e io sto faticando tanto per farti stare bene -

- Non m'importa cosa riuscirà a darmi. Mi basta quello che mi dà ora. Mi basta essere amato. Mi basta come a te, una volta, bastava essere amato da mamma, prima di innamorarti dei soldi -

- Non mi sono innamorato dei soldi, ma non puoi negare quanto aiutino questa famiglia -

Sorrisi amaramente - Davvero? Al momento, come pensi di riparare quello che hai combinato? Trovando il mio ragazzo e pagandolo? Pensi che il tuo denaro riparerà tutte le cose brutte che gli hai detto? Lo hai denigrato papà... lo hai fatto sentire una nullità e mi odio per essere stato in silenzio e non aver detto nulla. Ho avuto paura. Paura di dire quello che voglio perchè nella nostra famiglia è sempre così. Devo stare attento a quello che dico e questo come pensi di ripararlo con i tuoi amati soldi? Non voglio ereditare l'agenzia di nonno! Ecco, te l'ho detto! Voglio fare altro nella vita quindi dimmi, come pensi di usare i tuoi soldi a questo proposito? -

Stesse in silenzio. Capii di aver centrato il punto.

- Non voglio una villa e del lusso papà. Voglio che qualcuno mi ami talmente tanto da farmi sentire ricco dentro. E forse non sarà Chris ad amarmi per tutta la vita, ma mi basta che tu lo accetti ora e che in futuro inizierai ad accettare le mie scelte per rendermi felice e non ricco -

- Sei ancora piccolo James e... -

- Ti sembro piccolo? - sbottai - Andiamo, i miei discorsi sono così immaturi? La felicità è solo per i bambini? Se essere grande per te, significa appassire dentro e assomigliarti, sono felice di essere piccolo - ironizzai. Mio padre socchiuse gli occhi.

- Non accetti proprio il mio stile di vita? -

- Essere assente per me e mamma anche quando potresti passare del tempo con noi? No, non lo accetto. Te ne stai sempre chiuso nel tuo studio, anche per guardare una stupida partita di calcio. Potresti guardarla con me, sai? Amo il calcio ma tu non lo sai. Amo tante cose papà, ma tu non sai nulla di me. Pensi che sia la ricchezza a rendermi felice? Pensi che sia felice a svegliarmi con il buongiorno di Maria piuttosto che con il tuo? Rientrare a casa nel silenzio? Uscire lasciandomi dietro il silenzio? -

- Cercherò di essere più presente nella tua vita, ma quel ragazzo... non mi piace proprio -

Ridacchiai con i nervi a mille - Cosa non ti piace veramente di lui? Il fatto che se la sia sempre cavato da solo senza chiedere aiuto? O il fatto che sfortunatamente è nato in una famiglia in cui è sempre stato disprezzato solo per essere stato messo al mondo? Christopher ha una sola paura papà, restare solo... e tu gliel'hai sbattuta davanti sotto tutti i punti di vista possibili e immaginabili. E pensi che io adesso sia felice e che possa esserlo senza di lui e con il senso di colpa che mi rosica vivo? -

Mio padre si passò le mani tra i capelli. Sentii dei passi e mia madre entrare nel suo studio e affiancarmi - Quel ragazzo, Friederick, è davvero un ragazzo d'oro. Sta cambiando, sta avendo la possibilità di mettersi in gioco un'altra volta in una famiglia che lo ama e che lo supporta. Ti sei comportato davvero male alla cena e te l'ho già detto. Hai dato un cattivo esempio a James -

- Voglio solo che lui conosca di meglio! Potrei farti conoscere tanti ragazzi gay e di buona famiglia, okay? Basta solo che tu me lo dica! -

- E così, oltre alla vita, vuoi pure programmarmi i sentimenti, papà? - sibilai gelido. Mia madre si irrigidì al mio fianco e il viso di mio padre perse un po' di colore.

- Sono stanco di accontentarti. Sono stanco di far felice te e di essere triste. A me piace la libertà. A me piace viaggiare, fotografare i luoghi e non stare chiuso in una stanza, dentro un ufficio a fare conti e diventare triste, solo e morto. A me piace uno stile di vita che non hai mai preso in considerazione. E ho passato diciassette anni di vita a dirmi "Facciamolo per papà. Rendiamolo felice" e io? Io quando sarò finalmente felice? - cercai con tutte le mie forze di non piangere, ci provai davvero ma inevitabilmente gli occhi si fecero prima lucidi e poi sgorgarono in due fiumi lungo le guance. Mia madre mi abbracciò di slancio e mio padre si alzò velocemente dalla sua poltrona per abbracciare me e mia madre.

- Sono un padre pessimo, vero? - sentii qualcosa di rotto nella sua voce e con lo stesso tono dissi - Puoi sempre recuperare, ma ho bisogno che tu metta i miei bisogno prima dei tuoi sogni. Non voglio essere ciò che desideri tu, voglio realizzarmi in quello che mi fa sentire importante e vivo e voglio affiancarmi le persone che mi hanno sempre amato. Ogni volta che in famiglia qualcosa andava male, era Christopher a dirmi che tutto sarebbe andato bene. Ho cercato di scappare di casa ben tre volte e puntualmente Chris mi riportava qui, nella mia stanza e mi diceva che non dovevo farlo, che io dovevo godermi un padre perchè avevo la fortuna di averne uno che mi ama. E lo so che mi ami, papà, ma ho bisogno anche che tu me lo dimostri ogni tanto. Che tu apprezzi i miei buoni voti perchè a me non importano. Importa avere la tua attenzione. Mi tieni sempre sotto controllo, non salto le lezioni nemmeno quando sto male e tu non vedi altro che dei limiti in me. Ho sempre cercato di dare il massimo, lo faccio con ogni cosa, ma perchè non apprezzi mai nemmeno i miei talenti? Hai mai visto una mia partita di calcio? Hai mai visto qualche mia fotografia? Potrebbero anche fare schifo ma vorrei che tu mi dessi un parere. Vorrei che tu fossi partecipe della mia vita e non solo della tua! -

Quando mio padre staccò l'abbraccio, sentii qualcosa rompersi dentro di me. Stava piangendo. Stavamo piangendo tutti. Mamma asciugava inutilmente il trucco che le colava sulle guance, rendendola buffa.

- Mi dispiace così tanto James, così tanto. Sono sempre stato occupato a darti ogni bene piuttosto che a farti stare bene davvero. E Dio, fammi vedere le tue foto e scordati dell'agenzia di nonno! Voglio che tu sia felice e voglio venire con te, in qualche viaggio e voglio esserci davvero questa volta. Scusami figliolo, scusami! -

Lo abbracciai forte, fino a spezzare i nostri fiati. Forse qualcosa poteva ancora cambiare.

- Ho bisogno di uscire e cercare Chris, papà. Non lo trovano da nessuna parte -

Lui sgranò gli occhi - Non l'ho spinto a farsi del male, vero? - alzai le spalle - Spero di no... -

- E' tardi tesoro per uscire a piedi - aggiunse mamma. Papà la bloccò - Potrei accompagnarti a casa sua -

Un marea di ricordi mi invasero la mente. Io e Chris nel giardino di casa sua, ubriachi. Io e lui che fumavamo. Io e lui nella sua stanza. Cazzo... casa sua! La sua vecchia casa!

- Ma certo! - sbottai, afferrando il cellulare e chiamando Louis. Mi rispose al terzo squillo e subito dissi - Casa sua. La sua vecchia casa. E' lì! -

- Anche Darcy ha detto la stessa cosa. Siamo già qui, Harry gli sta parlando -

- Vi raggiungo -

- Perdi un po' di tempo, okay? Voglio che prima si tranquillizzi del tutto -

- Io... certo... va bene - chiusi la chiamata e fissai mio padre. -Puoi accompagnarmi tra circa un quarto d'ora? Harry lo ha trovato e gli sta parlando - mio padre annuì e rimanemmo ancora a parlare. Ci sedemmo sul divano però, come una normale famiglia e quei quindici minuti passarono davvero lenti, mentre io fissavo sempre il cellulare sperando che in un batter d'occhio si facessero le 22 e 21. Poi finalmente, l'ora scattò e mi fiondai in macchina. Mio padre mi accompagnò fino a quella casa in cui non mettevo piede da mesi. Fortunatamente Chris aveva avuto la fortuna di lasciarsi tutto quel disastro alle spalle.

Aprii lo sportello e mio madre mi bloccò - In fondo, potrei farmelo piacere come ragazzo... - disse con fatica. Gli sorrisi calorosamente e lo abbracciai.

- Chiamerò qualcuno per farmi venire a prendere, poi -

- Chiama l'autista se io dovessi essere in ospedale -

- Okay -

Raggiunsi la porta e vidi Zayn e Liam appoggiati allo stipite. Parlavano piano.

- Zayn - lo chiamai e il moro si voltò - Ehi, James. Sono ancora sopra. Puoi provare a salire e vedere se è il momento giusto - annuii ed entrai in casa. Raggiunsi la vecchia camera di Chris, fermandomi quando sentii dei singhiozzi e delle parole confuse e poco chiare a causa della porta chiusa. La aprii lentamente e mi pietrificai. Il mio ragazzo, sempre se ancora lo era, era seduto a terra e stava abbracciato ad Harry e Louis. Aveva il volto coperto non solo da lacrime, ma anche sporco di polvere, come se avesse lottato con tutti gli oggetti della stanza. Alzò il viso. Mi fissò e continuò a singhiozzare mentre erano sempre più evidenti le sue lacrime di polvere. Louis e Harry avevano gli occhi lucidi e cercavano in tutti i modi di consolarlo senza farsi coinvolgere dal pianto. Io restai lì, immobile, per quelle che mi parvero ore, perchè non trovavo la forza di fare altro.

- Chris... perchè non parli un po' con James e cerchi di chiarire con lui? E' venuto qui, era preoccupato quanto noi - il ragazzo annuì flebilmente e così restammo da soli, mentre Louis si chiuse la porta alle spalle, stringendomi prima una spalla come conforto.

- Volevo scusarmi... per averti ignorato in questi ultimi giorni, ma ti assicuro che c'è una spiegazione -

Chris si lasciò scappare una risatina che non aveva nulla di divertente - Basta sparire per mancare alle persone? - annunciò amaramente, asciugandosi le lacrime e appoggiandosi alla parete alle sue spalle.

- NO! - sbottai - No, mica sono qui solo perchè eri scomparso. Ho parlato con mio padre, volevo parlare con lui prima di... non volevo illuderti di nuovo... - capii di aver usato le parole sbagliate quando Chris si alzò da terra, togliendosi la polvere dai vestiti - Illudermi di nuovo? Cazzo James, davvero? Senti, perchè non torni alla tua vita, io torno alla mia e la finiamo qui? Non c'è bisogno che tu mi illuda di nuovo -

- No io... non voglio illuderti voglio... evitare io... - mi impappinai. Cavolo mi succedeva sempre quando entravo nel panico e non sapevo cosa dire. Chris mi fissò, serio. Aveva smesso di ridere in quel modo amaro e spaventoso.

- Mi sono sentito umiliato, sai? Come mai prima d'ora. Sono minuti che Harry cerca di farmi sentire bene. Ma io mi sento sempre uno schifo, James, perchè tuo padre ha ragione. Non potrò mai darti nulla perchè la vita non mi ha mai dato nulla. Solo problemi. Non posso assorbire i tuoi e poi essere illuso. Mi hai già fottuto, facendo in modo che mi innamorassi ti te, non credi? -

- Non ti ho fottuto... non volevo farti innamorare di me io... -

Cazzo, di nuovo le parole sbagliate.

- Ah, bene. Mi dispiace che sia successo contro il tuo volere. Magari la prossima volto avviso... ma quale prossima volta, al diavolo! -sbottò.

- Chris sto dicendo le cose sbagliate, io non intendo... - mi bloccò.

- Dite tutti le cose sbagliate ma le dite. Poi capite che sono sbagliate quando mi vedete distrutto, no? Alla cena eri fottutamente in silenzio, James. Tutti dicevano cose sbagliate e tu sbagliavi più di tutti perchè non provavi nemmeno a farmi sentire meno uno schifo. E ora sono io ad essere stanco di giustificare le cose sbagliate che sento. Sono stanco davvero e voglio andarmene a casa. E tu, dovresti tornare alla tua -

- Volevo portarti! - lo fermai per il braccio e lui senza voltarsi aggiunse - Ho provato anche io a farlo per giorni e mi hai ignorato. Comprendimi se sono io a farlo adesso -

- E' una ripicca la tua? - sbuffai sulla difensiva. Stavo sbagliando tutto. Chris ridacchiò di nuovo.

- Davvero pensi che io abbia bisogno di fare le ripicche come i bambini? Davvero non ti passa per la testa che forse, mi sono stancato veramente di stare a sentire gli altri? Capire gli altri? Stare male per gli altri? Vedila come una ripicca! Vedimi come un bambino! Scaricami tutte le tue colpe se ti fa sentire meglio! E dimmi, cosa vuoi? Cosa diavolo vuoi davvero da me?-

- Odi la compassione e poi mi butti addosso tutte cose facendo il martire? - ecco, di nuovo la cosa sbagliata.

- Adesso sono pure martire... mi mancava... buon proseguimento, James - uscì dalla stanza e sbattè la porta. Tremai dietro a quel rumore. Scoppiai a piangere perchè a rovinare le cose ero davvero bravo. Ho sempre fatto schifo a parlare sotto pressione. O sempre fatto schifo a cercare di dire la cosa giusta perchè finivo per dirla sempre contorta e tutti capivano la cosa sbagliata. Mi sarei chiuso la porta in faccia da solo. Avevo fatto sentire Chris un martire quando l'unica cosa che dovevo fare era dirgli che lo amavo. Complimenti James, complimenti vivissimi.

Asciugai le lacrime e afferrai il cellulare, componendo il numero che ormai sapevo a memoria.

- Pronto? -

- Mi vieni a prendere per favore? -

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