Spazio autrice:
In questo capitolo, chissà quante ne direte a James! E io sono proprio curiosa di leggere i vostri commenti! Grazie a tutti coloro che hanno votato e commentato gli scorsi capitolo. Vi amo!
Un bacione, a presto, Noemi :*
PS: meno 3 capitoli alla fine! Come vi sentite?
*Christopher's Pov*
La cena infernale.
- Che vuol dire che tra un'ora devo essere a casa tua, James? - il fiato mi si intrappolò in gola. Erano giorni che non ci sentivamo e in quel momento dovevo improvvisamente andare a casa sua?
- Mio padre vuole conoscerti meglio. Ho parlato con lui, gli ho detto che sei il mio ragazzo e che ci tengo a te e vuole che tu stasera venga a cena da noi, che c'è di complicato da capire? -
- Non ci sentiamo da giorni... mi hai sorpreso, tutto qui -
James rise - Ti ho sorpreso? Wow, non mi capita mai. Davvero... ci sarai? Potrebbe essere la nostra occasione -
Sospirai. Sarebbe andata male, sicuro.
- Ci sarò -
- Okay, sii puntuale. E' importante per lui! -
La chiamata venne chiusa esattamente due secondi dopo, senza darmi nemmeno il tempo di salutarlo. Ero super nervoso. Da giorni mi sembrava di stare costantemente sulle spine e quella cena mi avrebbe buttato nel baratro, me lo sentivo. Ma dovevo dare un'occasione al padre di James. Possibilmente il mio ragazzo era davvero riuscito a fargli cambiare idea su di me.
Per paura di essere in ritardo, feci tutto alla velocità della luce, riuscendo ad essere pronto in tre quarti d'ora.
- Louis! - urlai, entrando in cucina. - Ho bisogno che mi accompagni da una parte! Louis! -
- Non c'è - sentii dire da Harry, che era sbucato fuori dalla cucina.
- Dov'è? -
- A lavoro. Che succede? -
- Tra un quarto d'ora devo essere a casa di James. Mi puoi accompagnare tu? -
Harry annuì frettolosamente - Certo, ma Darcy è sola in camera sua, aiutala a prepararsi per venire con noi e io nel frattempo spengo tutto in cucina -
Salii di corsa le scale, arrivando nella stanza di mia sorella che fortunatamente era già vestita e stava giocando con delle bambole.
- Clis! - urlò e io presi delle scarpe e gliele porsi - Mettile Darcy, Harry deve accompagnarmi da una parte e tu devi venire con noi. Ma se fai veloce, ti regalo una caramella, sennò non ti do nulla! -
Darcy la vide come una sfida e quindi mise le scarpe in due secondi. A tempo record, scendemmo in salotto. Harry prese le chiavi della macchina e il portafogli e insieme uscimmo andando in macchina - Sei elegante - mi disse dopo pochi secondi.
- Sarà una cena di famiglia -
Harry si voltò sgranando gli occhi - Ahia! -
Gemetti frustato - Harry! Non mi aiuti così! - il riccio ridacchiò e scosse il capo - Scherzavo, vedrai che andrà bene! -
Non aggiunsi altro. Due giorni prima Harry mi aveva fatto ricordare che Louis non sapeva ancora nulla di me e James e mi sentivo male all'idea di non essere riuscito ad aprirmi con lui, così, una sera in cui Darcy dormiva con Lottie, ne avevo approfittato per raccontare tutto quello che c'era da sapere a Louis, facendomi aiutare da Harry. Era sorpreso, ma non mi aveva detto nulla. Anzi, mi aveva supportato proprio come il riccio, facendomi sentire bene, amato e soprattutto compreso. E nella vita, mai nessuno aveva saputo farlo nel modo giusto.
- Io stavo giocando però! - borbottò Darcy, imbronciandosi.
- Ti porto a prendere un gelatino dopo, come premio per essere venuta! - esclamò Harry e subito la piccola divenne felice.
Dopo minuti di viaggio, Harry domandò - Abita qui? - sgranando leggermente gli occhi.
- Sì, scappo. Ci vediamo più tardi! -
- Chris! Sii te stesso, vai benissimo così! - gli sorrisi e scappai. Avevo cinque minuti di ritardo, ma non erano la fine del mondo, no?
Suonai il campanello e due secondi dopo ad aprirmi fu Maria.
- Chris, entra pure, sono tutti in salotto -
- Sono in ritardo? - sussurrai alla donna.
- Un pochino, ma stai tranquillo! -
Mi scortò fino al salotto e vi trovai seduti sul divano James, suo padre e sua madre.
- Buonasera - salutai, nel modo più cordiale che conoscessi. Che imbarazzo! Io ero più un tipo da "Ciao" che da "buonasera egregi signori!"
- James - sussurrai, vicino al ragazzo. Mi sorrise ma non aggiunse altro. Cosa mi aspettavo?
- Tu devi essere Christopher - sua madre mi porse la mano.
- Sì, signora. Piacere -
- Oh, chiamami Maddy, senza signora. Lui è mio marito Friederick -
- Ci conosciamo già e non nel migliore dei modi - aggiunse burbero il padre di James. Inghiottii il groppo che si era formato in gola e cercai di sorridere.
- Sei un po' in ritardo - continuò suo padre.
- Mi dispiace, ho fatto il possibile per arrivare puntuale, ma c'era confusione per strada -
- Avrai calcolato male i tempi -
- Già... - mi schiarii la voce per l'imbarazzo e James disse a tutti di sederci per la cena. Prima che potessimo raggiungere gli altri lo bloccai per il braccio - Farai così per tutta la sera? Non mi parlerai nè guarderai? -
- Non posso mica baciarti davanti a mio padre, Chris- sibilò.
- Vorrei solo il tuo supporto. Chiedo troppo? E' già difficile così...-
- Andiamo a tavola... -
Sospirai e lo seguii. Mi sedetti accanto a lui. A capotavola c'era Friederick e Maddy sedeva alla sua sinistra, di fronte a James.
- Maria, puoi iniziare a portare le cose -
Conoscevo Maria. Era capitato parecchie volte che la trovassi in casa quando andavo a trovare James. Lei era sempre cordiale e carina. Ma Friederick... non lo digerivo proprio. Maddy invece non si vedeva mai. Era spesso in giro a visitare luoghi oppure i suoi genitori.
Maria servì delle cosce di pollo con patate al forno. Quasi risi perchè mi aspettavo caviale e champagne.
- Allora, James. Come va nella famiglia Tomlinson? -
- Benissimo - c'era un po' di astio nella mia voce, infatti ricevetti un piccolo calcio da James ma lo ignorai.
- Deve essere difficile crescere con due padri - disse Maddy.
- No, Sign... Maddy. Le posso assicurare che mi sento totalmente bene in quella famiglia -
- Sarà perchè sei come loro - borbottò Friederick.
- Frie!- lo rimproverò la moglie. Strinsi la mascella e punzecchiai le patate, senza mangiare. La cosa che più mi dava fastidio non era Friederick che lanciava battute, ma la totale assenza di James. Poteva difendermi, dire mezza parola e invece mi aveva chiamato per cosa? Sopportare tutte le frecciatine di suo padre e mettere a dura prova la mia pazienza?
- Tesoro, non impicciarti per favore. Sto cercando di conoscere Christopher -
- Da come parla, è come se sapesse già tutto di me - infilzai la patata come se volessi infilzare quel tipo.
- So abbastanza, Christopher. So abbastanza da volerti lontano da mio figlio - guardai James. Taceva. Mi alzai, poggiando il tovagliolo sul tavolo - Allora non vedo perchè debba continuare a restare qui -
- Chris... - mormorò quello che pensavo fosse il mio ragazzo. - Rimani, ti prego -
- Si, rimani - Maddy sembrava mortificata per il comportamento del marito. Sospirai e mi sedetti di nuovo, mangiando qualcosa solo per non sembrare scortese.
- Come sta tua madre? -
Alzai gli occhi verso Friederick. Volevo bruciarlo vivo. - Non lo so -
- Non vi parlate? - scossi il capo alla domanda di Maddy.
- E' in una clinica psichiatrica amore, pensavo di avertene parlato - strinsi la forchetta così forte che se non fosse stata di acciaio, l'avrei spezzata a metà.
- Oh, mi dispiace - non tentai nemmeno di alzare il capo verso l'espressione di Maddy. Vedere della compassione, era l'ultima cosa che mi avrebbe mandato in bestia.
- Che problema ha? - insisté la donna.
Mi schiarii la gola - Le avevano diagnosticato la depressione post-partum... poi non so, è peggiorata e non si è più ripresa -
- Ti ha rinnegato - aggiunse il capo famiglia.
- Non volontariamente. Non era sua intenzione - sentii che stavo perdendo la pazienza. Ma il tocco di James sulla mia gamba mi calmò abbastanza da continuare a farmi stare seduto o sarei andato via da un pezzo.
- Tuo padre beve ancora? Oh no, non in prigione - ghingò.
- Signor Friederick, con tutto il rispetto, vuole conoscermi o mettermi in ridicolo? - sibilai, incastonando il mio sguardo in quello dell'uomo. Lo sostenne fino alla fine, continuando a mangiare.
- E' il mio modo di conoscere la gente. Quindi, per quanto rimarrà in prigione? -
- Non lo so - posai la forchetta sul piatto. Non avevo più fame. La mano di James scomparve dalla mia coscia. Gli serviva per mangiare.
- Cosa potresti offrire a mio figlio, Christopher? Siamo sinceri. Non possiedi nulla -
Maria si avvicinò a noi, poggiando sul tavolo l'insalata e portando via i piatti vuoti.
- Potrei dargli qualsiasi cosa -
- La dovresti rubare, per dargliela -
- Lei l'amore lo ruba in giro? Dovrebbe cambiare luogo, mi sa. Sta comprando l'affetto sbagliato - con nonchalance versai dell'acqua nel mio bicchiere. Sentii di aver guadagnato almeno un punto. Vidi James sorridere un po' ma se ne accorse anche il padre e la sua espressione cambiò di colpo.
- Parliamo chiaro, ragazzino. Tu non saresti in grado di mantenere nemmeno un briciolo di quello che possiede mio figlio adesso -
- Posso darle ragione solo per quanto riguarda i beni materiali. Ma nella vita, serve altro e quell'altro sono in grado di darglielo -
- Certo, cresciuto per strada non sai nemmeno cosa significhi avere questi agi. Se tu vivessi come lui, non andresti via con un qualsiasi pezzente -
Sentii il sangue bollire nelle vene mentre Maria, fingendo indifferenza, serviva della frutta. Friederick afferrò dell'uva e io cercai le parole giuste e velenose da usare.
- Non ho scelto io la famiglia in cui nascere, così come James non ha scelto la sua. Lei, signore, ha mai pensato a come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuto come me? -
- Avrei fatto il possibile per mantenere la mia famiglia -
- La mia famiglia - calcai quelle parole - Ha vissuto sulle mie spalle per anni. Quando lei, Signor Friederick, si alzava dal suo bel letto a baldacchino con i raggi di sole. Quando lei aveva tutti questi agi, io mi guadagnavo l'indispensabile per andare avanti. Non mi sono mai cadute le cose dal cielo! -
- Non passerai come eroe ai miei occhi, perchè quello che hai fatto in passato non aiuterà mio figlio in futuro! Vivresti alle mie spalle, con i soldi di mio figlio che sono i miei! Se proprio vuole un uomo nella sua vita, mi basta che sia una persona rispettabile, per bene, che possa amarlo e viziarlo! -
Mandai giù un altro dei tanto groppi che mi si era formato in gola.
- Cosa vuole da me? -
- Che lasci mio figlio in pace. Che tu vada per la tua strada e possa cercarti un pezzente alla tua altezza. Mio figlio non è adatto a te, mio figlio merita solo il meglio di questo mondo e finchè io sono in vita gli darò tutti i pregi, togliendogli dalla strada i difetti come te -
- Non pensa mai a cosa vuole lui? -
- E' troppo piccolo per saperlo. Ha bisogno del mio sostegno - sogghignai. -Il suo sostegno? Lei lo sta solo obbligando a fare qualcosa, senza ascoltare nemmeno cosa vuole lui. Io gli starò vicino finchè lui lo vorrà. Sarà James a mandarmi, non lei -
- Allora diglielo James! Digli che non fa per te! - quasi urlò suo padre. Maddy, mortificata, disse addirittura a Maria di non portare nemmeno il dolce.
Osservai il mio ragazzo. Stava in silenzio ma avevo notato gli occhi lucidi.
- Mio figlio non parla perchè sa che ho ragione. Sei cresciuto senza famiglia, Christopher e non sai nemmeno cosa significhi donare amore a qualcuno. Sei sempre cresciuto per la strada a elemosinare chissà quanti soldi e non lascerò mai mio figlio nelle tue mani. Oggi stai nella famiglia Tomlinson, ma quando anche loro si stancheranno di te e tu finirai in qualche casa famiglia, che ne sarà di mio figlio? Accadrà prima o poi, che tu tornerai a fare il pezzente e mio figlio non cadrà con te - sentii gli occhi riempirsi di dolore. Ecco, quello aveva fatto male. Poteva dirmi tutto, ma il fatto che sarei rimasto solo era sempre stato il mio incubo peggiore.
- Non hai nulla da dire? - dissi in un soffio, attirando l'attenzione di James. Quest'ultimo stette in silenzio così mi alzai.
- Sarà meglio che vada - e di nuovo, odiai la mia voce rotta. - Voglio dirle una cosa, Signor Friederick. Posso essere un pezzente e non avere una famiglia. Posso pure essere solo, ma io ho saputo ricevere amore da suo figlio, senza il bisogno di dover spendere soldi. Perchè la sua convinzione dei beni materiali è fottutamente sbagliata. Ho costretto me stesso ad essere alla vostra altezza, questa sera e mi sono sentito a disagio per tutto il tempo. La ringrazio, però, perchè mi ha fatto capire la differenza tra me e lei. E sa qual è la differenza? Che io potrei cavarmela senza nulla. Lei morirebbe in pochi secondi. In fondo, vivere di sopravvivenza, dà qualche garanzia, no? Buona serata, Maddy - mi diressi verso la porta d'ingresso e frenai a stento un singhiozzo. Asciugai l'unica lacrima che mi aveva bagnato la guancia e guardai l'orologio al polso. Erano le undici. Era meglio se tornavo a casa... ma quale casa?
- Chris! Ti prego fermati! - mi voltai incazzato nero verso James.
- Puoi stare da lui, puoi fare quello che vuoi James. Ma non starò un minuto in più a farmi insultare da tuo padre mentre tu te ne stai zitto nella tua bolla del cazzo! Hai paura? Tienimi lontano da te e dalla tua paura allora perchè per troppo tempo sono stato schiacciato e sono stanco di farmi insultare da tuo padre e lottare per qualcosa alla quale, evidentemente, tu non tieni. Non hai detto mezza parola, MEZZA! Cosa cazzo vuoi da me, ancora? Non ti basta vedermi così? - sbottai ormai in lacrime.
- E' meglio se non ci vediamo - mormorò. Tirai su con il naso e sorrisi amaramente - L'avevo capito sai? Che eri troppo debole per lottare per questa cosa. Ma hai sbagliato. Non avresti dovuto incitarmi quando stavo per mollare la corda. Era meglio se la mollavo prima di innamorarmi di te -
Gli voltai le spalle e andai via, dirigendomi verso casa. Impiegai più di mezz'ora ma avevo potuto piangere e sfogarmi senza dar conto a nessuno. Ringraziai il fatto di avere degli occhiali da sole neri con me e nonostante fosse sera, li indossai.
Feci tutto in silenzio. La strada, le scale e tutto il resto. E sempre in silenzio, approfittando del fatto che stessero dormendo tutti, mi sdraiai nel mio letto, senza Darcy e tra una lacrima e l'altra, forse presi sonno.
Abbiamo tutti una paura. La mia, era rimanere da solo... ancora.
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Lacrime di polvere
FanfictionSequel de " Il Grido della libertà", primo libro della trilogia. Terzo libro della trilogia: Come la prima volta. Sette anni dopo, le cose sono parecchio cambiate. Louis e Harry sono sposati e di solito dopo il matrimonio si pensa subito ad allargar...