VIII Capitolo

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Ciao guerrieri, eccomi qui con un altro capitolo! Spero vi piaccia e se vi va lasciate un commento o una stellina. Se volete consigliarmi qualche storia da leggere (preferibilmente Larry) fatelo pure, oppure se volete che pubblicizzi la vostra storia qui, ditemelo e lo farò. Al prossimo capitolo, un bacione, Noemi :*  



Febbre

Darcy stava bene, o almeno così ci aveva detto il medico. Aveva avuto un attacco di panico e molto probabilmente solo il fratello sapeva perfettamente per quale motivo. Io supposi che la situazione familiare c'entrasse molto con la questione, ma Christopher ovviamente non disse nulla al medico, perchè sapeva che avrebbero contattato l'assistenza sociale e gliel'avrebbero portata via. Se ancora cercava di unire quella famiglia andata a pezzi da tempo, era solo per avere la sicurezza di poter proteggere la sorellina con le sue stesse mani. Quell'attacco di panico sembrava aver preso lui alla sprovvista e non la piccolina con gli occhi verdi. Lo notai più forte mentre stringeva una ma no nell'altra, giusto per cercare di fermare il tremolìo fastidioso e visivo.

Quando si era accorto che lo stavo fissando, aveva messo le mani intasca e si era girato dalla parte opposta, scrivendo qualcosa sul cellulare giusto per rompere in quel modo l'attesa. Poi il medico era uscito con Darcy in braccio che si gustava una buona caramella e sorrideva felice e allora anche Christopher sorrise e il tremolio così com'era iniziato, era finito. Manteneva un sorriso tirato mentre dialogava col dottore ogni volta che mentiva come "Non so cosa possa avergli scatenato un attacco di panico. No, in famiglia non ci sono problemi" e la piccola sembrava addestrata a quelle confessioni perchè annuiva in accordo al fratello. E non potevo fare a meno di guardare tristemente Louis e stringergli la mano. Mi sentivo così vicino a quel ragazzo, che con fatica si trascinava un peso pesante tanto quanto quello che per anni mi ero trascinato io. Avrei voluto aiutarlo ma non potevo. Non ero io la persona adatta, ma una giusta e normale famiglia composta da una madre che avrebbe potuto diventare amica di Darcy e un padre che avrebbe potuto essere amico di Christopher e ovviamente viceversa.

- Cos'hai? Sei così silenzioso - aggiunse Louis.

Mantenni lo sguardo fisso sui ragazzi e poi fissai mio marito,sorridendogli e poggiando la testa sulla sua spalla - Niente, pensavo alla situazione e tutto qua... un pensiero dopo l'altro e mi sono scollegato dal mondo - ridacchiai, rompendo un po' l'ansia. Fui sicuro che Louis mi aveva annuito solo per non insistere maggiormente. Era come se, in realtà, mi avesse chiesto a cosa stessi pensando solo per formalità, come se in realtà lo sapesse già perchè anche lui stava pensando lo stesso.

- Possiamo andare, grazie dell'aiuto. Passo in farmacia a comprare un inalatore e andiamo a casa. Ci vediamo domani in studio, Louis - disse Christopher. Il medico si era dileguato nel nulla. A quanto pare il ragazzo lo aveva convinto a non chiamare i genitori con chissà quale scusa.

- Sali in macchina, vi diamo un passaggio - aggiunse Louis, dirigendosi verso l'uscita. Lo seguii in silenzio e mi sentii scomodo come se realmente lo sguardo del ragazzo, dietro di me, mi stesse bruciando la schiena.

- No, preferisco andare a piedi. A domani -

Darcy ci salutò con la manina mentre il fratello la portava via.Louis sbuffò - Ti dispiace se li seguiamo con la macchina?Voglio solo assicurarmi che arrivino sani e salvi fino a casa -

- Tranquillo Lou, credo anche io che sia la cosa migliore -

Louis mi baciò e mi sorrise. Poi salimmo in macchina e cercammo di non farci scoprire mentre li spiavamo. Si fermarono in farmacia,proprio come aveva detto il ragazzo e poi li seguimmo in un quartiere davvero orribile. Fui costretto a chiudere le sicure degli sportelli perchè la gente guardava la nostra macchina come se la potessero rubare con noi dentro.

- Non mi piace affatto questo luogo - dissi, voltandomi a destra quandomi sentii nuovamente osservato. Un uomo, con la barba poco curata e i capelli brizzolati ci fissava in modo strano, mentre continuava a cercare qualcosa nella spazzatura.

- Credimi, non piace nemmeno a me -

Deglutii e cercai di non perdere di vista Christopher. Aveva fatto scendere la sorellina e le aveva preso la mano, tenendola comunque vicino a sè. A un certo punto si era fermato davanti a una casa verde sbiadita e tremendamente a pezzi. Aveva bussato, quasi con timore e poi la porta era stata spalancata con violenza. Vidi un uomo urlare addosso al ragazzo, prenderlo per le spalle e trascinarlo dentro casa. Darcy restò immobile per qualche secondo, poi scoppiò a piangere e corse dentro, lasciando la porta aperta. Sentii Louis farsi rigido e borbottare - Adesso intervengo - ma subito lo sbloccai.

- Non farlo -

- Harry hai visto suo padre? Sembrava furioso e sono sicuro che Christopher non riceverà carezze da lui stasera - fissai la porta di casa che venne chiusa da una donna, instabile sui suoi passi e terrorizzata.

- Non puoi andare da loro, bussare e salvare la situazione, Lou. Per prima cosa, Christopher non te lo perdonerebbe e non verrebbe più da te per aiuto. Seconda cosa, si verrebbe a creare il caos e possibilmente Chris perderebbe la sorella che verrebbe portata chissà dove e sai che dopo questo ti odierebbe a vita. -

-E allora cosa dovrei fare? Lasciarlo lì? - lo fissai tristemente e abbassai lo sguardo.

- Torniamo a casa, Lou... -

- Harry ti prego, ragiona -

- Non mi sento bene, davvero, torniamo a casa - premetti i palmi delle mani sulle tempie, cercando di affievolire il mal di testa che mi era improvvisamente venuto. Mi accucciai sul sedile e chiusi gli occhi.Dopo qualche istante sentii Louis sbuffare e fare marcia indietro. Poi credo che mi addormentai e mi risvegliai in camera da letto, accucciato a mio marito. Il mal di testa non era passato per nulla e mi era salita in gola una schifosa acidità. Mi accorsi di essere in pigiama,fuori era buio e improvvisamente sentii come se avessi un buco nero.Non ricordavo nulla di quel tratto di tempo. Mi sedetti, aspettando un po' prima di alzarmi. Quando lo feci sentii Louis al mio fianco,girarsi.

- Ehi... come stai? - chiese assonnato.

- Non molto bene veramente, ma vado a mangiare qualcosa e prendere una bustina. Vuoi che preparo pure per te? Magari un toast veloce -

Diede un'occhiata veloce alla sveglia e poi sbadigliò - Sono le due di notte... direi che uno spuntino ci sta volentieri -

- Se vuoi te lo porto a letto -

- No, scendo con te -

Annuii e mi alzai, ma un giramento di testa mi fece sedere di nuovo sul letto. Poi salì la nausea e fui costretto ad andare velocemente in bagno.

- Haz... Haz... - sentii Louis chiamarmi, ma ero troppo concentrato a vomitare per rispondergli.

- Ehi, credo ti sia venuta un'intossicazione... vado a prendere un termometro, scotti un po' -

Quando lui tornò in stanza io mi ero già dato una ripulita. Sentivo lo stomaco scombussolato e non avevo più tanta fame.

- Vieni torniamo a letto, così ti misuro la febbre -

Feci come voleva e aspettai che il termometro facesse la musichetta che annunciava la fine dell'attesa. Segnava 38° circa e per Louis era come se avessi la febbre a 40.

- Devo chiamare un dottore, oppure mia mamma, potrebbe venire qui e darti le cose giuste da prendere -

- Amore, è solo un po' di febbre. Adesso vado sotto, mangio un toast, prendo qualcosa e domani sarò come nuovo -

- No, non ti lascio scendere in queste condizioni. Dimmi come vuoi il toast e che farmaci devo salirti. Ci penso io. Tu mettiti sotto le coperte e non ti muovere più - sorrisi alla sua dolcezza e gli diedi tutte le indicazioni necessarie.

Il toast era un po' bruciacchiato, ma amavo il suo gesto compiuto nel cuore della notte, con tutto l'amore di questo mondo. E dolcemente mi fece compagnia, assicurandosi che la febbre non salisse e che non mi sentissi di nuovo male. Si prendeva cura di me come fossi un bambino.

E perchè no, lui come padre sarebbe stato fantastico. Forse lo saremmo stati entrambi...   

Lacrime di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora