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Il lunedì fa parecchio schifo, addolcirlo non è mica una brutta idea, no? Attenzione attenzione... ci sarà un bel colpo di scena in questo capitolo. (Almeno, a me piace come colpo di scena) ahahaha cosa ne pensate voi di Christopher e Darcy? E della rottura di Zayn e Liam? E dell'amore tra Louis e Harry?
Fatemi sapere, mi piace interagire con voi! A presto, un bacione, Noemi :*
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Un errore.
* Christopher's Pov*
Dopo tre estenuanti ore di lavoro, a pulire tavoli e servire persone, avevo finalmente appoggiato le spalle a letto. Chiusi gli occhi per tre secondi, poi li riaprii perchè sentii dei sassolini contro la mia finestra. Creavano un suono fastidioso. Mi affacciai subito prima che Darcy, sdraiata accanto a me, potesse svegliarsi.
- Smettila con queste fottute pietre. Spaccherai la finestra uno di questi giorni -
- Tuo padre è in casa? - scossi il capo. Portai una mano allo stomaco, faceva ancora terribilmente male.
- Mi apri allora? Oppure lanciami la tua treccia, Raperonzolo -
- Coglione - borbottai ridacchiando.
Andai ad aprirgli il portone di casa e lo feci entrare. Raggiungemmo la mia stanza in totale silenzio nonstante mia madre non potesse svegliarsi.
- Che diavolo hai fatto qui? E' arrossato - chiesi passando la mano sul labbro. Lui mi guardò ironico e mi indicò " Ma ti sei visto?" sembravano urlare i suoi occhi. Sbuffai e alzai gli occhi al cielo - Dai rispondimi, tu sai già tutto di me -
- Un ragazzo ha cercato di derubarmi mentre venivo qua. Me la sono cavata piuttosto bene -
- Cazzo, amico, seriamente? - gli afferrai più delicatamente il viso per poterlo osservare meglio. In effetti era semplicemente arrossato.
- E' riuscito a prenderti qualcosa? Sai che non mi piace che vieni in questo quartiere a quest'ora -
- Sto benissimo. Sette anni di pugilato saranno pur serviti a qualcosa, no? E comunque non è riuscito a prendere nulla. Ma ho bisogno di una bella sbronza. Ho portato delle cose da bere. Hai da fare qui? - chiese indicando mia sorella. Scossi il capo. Mi serviva proprio una serata con la mente lontano dalla realtà.- Ci mettiamo in giardino? Mio padre non verrà prima di domani mattina. Sarà in qualche locale a bere-
- Andiamo allora. Ho preso Jack, Vodka e Birre -
- Un negozio pieno... -
- Ma che, non berremo di certo tutto -
- Ci mancherebbe - borbottai. Arrivammo in giardino e presi un gonfiabile non tanto gonfio. Ci appoggiai sopra una coperta e mi sdraiai. James tornò con le bottiglie. Stappò il Jack e iniziammo a sorseggiarlo senza miscelarlo con altre cose.
- In questo modo ci sbronzeremo in un batter d'occhio - ammisi, bevendo. Gli passai la bottiglia che lui afferrò subito - E' quello che mi serve. Mio padre non fa altro che parlare di quello che farò da grande. Vuole che faccia parte dell'azienza di nonno. E sai che è l'ultima cosa che vorrei fare nella vita. A me piace viaggiare. Piace la fotografia -
- Ne capisco qualcosa di padri di merda - sussurrai semplicemente, bevendo di nuovo. James non disse nulla e mi fissò. Scrutava possibilmente tutte le ferite sul viso.
- Ci è andato giù pesante questa sera - la sua voce iniziava ad essere strascicata. Guardai la bottiglia prima di bere ancora. Se n'era già andata metà.
Alzai le spalle e gli passai il liquido color miele.
Iniziava a bruciarmi la gola. Mi strofinai gli occhi.
- Sai che puoi venire a casa mia ogni volta che vuoi, vero? -
- Sai che non lo farei mai, vero? Non mi piace la... -
-Pietà... bla bla bla... si, lo so - roteò gli occhi al cielo e dopo aver bevuto disse - Cazzo, sta salendo tutto in una volta - ridacchiai e bevvi ancora - Sei una femminuccia. Lo reggo molto meglio di te -
- Vediamo chi è la femminuccia! - mi pizzicò il fianco con una mano ma mi curvai per il dolore, più che per il solletico.
- Scusa, scusa. Ti ho fatto male? - si avvicinò troppo a me tanto che non riuscivo nemmeno a mettere a fuoco il viso.
- Va tutto bene - biascicai con la voce alleggerita dall'alcol. Sentii una pressione sulla mie labbra e spalancai gli occhi.
- Che cazzo, James! - urlai staccandomi. Lui mi fissò senza dire nulla e io feci altrettanto. Incollò di nuovo le nostre labbra ma questa volta non mi tirai indietro. Assaporai il gusto del Jack dalle sue labbra, sententomi più inebriato dal bacio che dall'alcol stesso.
Ci baciammo per qualche minuto e staccati dal bacio lui crollò immediatamente. Io fissai il cielo stellato per un bel po', sconvolto. E sentivo il regolare sospiro uscire dalle sue labbra e scontrarsi con il mio, ricordandomi che ci separava solo un soffio d'aria.
****
Mi svegliai con il corpo intorpidito dal freddo e la luce a darmi un fastidio immenso. Con quel dannato freddo, come avevamo potuto dormire fuori? Una semplice coperta di lana a tenerci leggermente al caldo. Sgranai gli occhi e fissai James. Eravamo ancora lontani un soffio. Ma cos'era successo? Cosa mi era passato per la testa? Sarà stata colpa dell'alcol? Sicuro. Non c'erano altre spiegazioni. Mi girai lentamente, cercando di districarmi da quel groviglio di braccia e gambe e persi fiato quando osservai un uomo, seduto a pochi metri da noi che ci fissava mentre tra le mani aveva la bottiglia di Vodka che avevamo lasciato ieri e qualche lattina di birra vuota ai piedi. Ricordavo non avessimo bevuto tutto... e invece tra le mani di mio padre era finito quasi tutto.
- Hai due possibilità - disse con la voce amalgamata dall'alcol.
- O ti alzi ed entri immediatamente in casa. O ammazzo prima lui e poi te - la voce gelida, tagliente. Non ci pensai due volte. Mi alzai di fretta, fregandomene se James si fosse svegliato. Iniziai a camminare dentro casa, sfregando le mani sulle braccia per trovare calore. Prima di entrare lanciai un'occhiata al ragazzo. Mi fissava e aveva gli occhi sgranati per la paura. Non dissi nulla ed entrai in casa. "Non può picchiarmi di nuovo", pensai, "mi fa ancora tutto male da ieri."
- Prima voglio usare le parole Christopher. Poi le mani. Cosa è successo lì fuori? - balbettai un po' prima di trovare la risposta giusta.
- Abbiamo bevuto ieri sera e ci siamo addomentati. Sicuramente ci siamo spostati durante il sonno, giuro che... - non finii la frase che con uno spintone mi buttò giù. Sbattei la testa a terra e strizzai gli occhi. Un urletto mi uscì dalle labbra per la paura. Sentii di nuovo i soliti passetti e Darcy correre da me gridando il mio nome. La guardai e lei si bloccò. Di nuovo, ma stavolta senza sapere come, aveva il mio cellulare tra le mani ma non diceva nulla.
- Fai andare via la pesta, subito, o picchio lei invece di te! -
- Vai via Darcy, ti raggiungo subito! - scoppiò a pingere forte, urlò di non poterne più e scappò di nuovo via. Dentro di me, urlai le sue stesse parole prima che mio padre mi colpisse ancora... e ancora... e ancora. Mi calciò lo stomaco uno... due... tre volte... mi sbattè la testa a terra una... due volte. Mi caricò su e con un altro pugno mi butto giù. A un certo punto non ebbi più nemmeno il fiato per continuare a respirare.
- Ascoltami bene. Se dovessi rivederti di nuovo accanto a quel frocetto, uccido entrambi. Ci siamo intesi? - annuii senza fiato.
- Parla! -
- S-sì... - sussurrai.
- Dovrei ucciderti. Una di queste volte lo faccio davvero. A che mi servi dico io, se non per i soldi! A niente! Non servi a niente! Darò fuoco a questa casa prima o poi! Con tutti voi dentro! - se ne andò via, urlando e sbattendosi dietro il portone di casa.
- Clis... - un debole sussurro mi riscosse dai pensieri. La piccola mi asciugò le lacrime che stavolta bagnavano ininterrottamente le mie guance. - Posso chiamare Haz questa volta? - e io annuii senza dire altro perchè per una volta volevo seriamente evadere ed essere salvato.
- Chiama Louis Tomlinson - disse decisa Darcy, poi portò il cellulare all'orecchio. Non sentii nulla se non le risposte dirette e concise della piccola. Non piangeva, manteneva una spaventosa calma al contrario di me che non smettevo di piangere nemmeno per un secondo, stringendo le braccia attorno al busto.
- Cinque minuti precisi e arriva qui - disse, spazzando via di nuovo le lacrime. - Sorridi adesso - mi consigliò, ma non riuscii a farlo e chiusi gli occhi.
- Noi meritiamo un papà migliore - aggiunse e stavolta gli occhi li strizzai forte o avrei pianto senza freni. Rimasi in quella posizioni per apparenti ore, poi sentii qualcuno bussare alla porta. Darcy corse ad aprire e Louis si precipitò dentro, chinandosi subito verso di me.
- S-sono pronto a sporgere denuncia - sussurrai addolorato. - Darà fuoco a me e alla casa se dovessi tornare qui e...- tossii prima di continuare - Devo proteggere Darcy. Adottate lei, io posso pure continuare a vivere qui ma ti prego, prendetevi almeno cura di lei... - poi chiusi gli occhi e sentii solo del trambusto. Mi ritrovai sui sedili della macchina con una manina stretta alla mia.
- Vi prenderemo insieme Chris, è una promessa... -
- I miei sono solo errori invece... io sono il più grande - fu l'ultima cosa che riuscii a dire.
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Lacrime di polvere
FanfictionSequel de " Il Grido della libertà", primo libro della trilogia. Terzo libro della trilogia: Come la prima volta. Sette anni dopo, le cose sono parecchio cambiate. Louis e Harry sono sposati e di solito dopo il matrimonio si pensa subito ad allargar...