XXXI Capitolo

1.8K 121 14
                                    

Spazio autrice:

Volevo pubblicarlo domani questo capitolo ma... non ho resistito e anche se sono le 21 e qualcosa, ho deciso di pubblicarlo adesso. Ho cercato di buttare giù qualcosa per quanto riguarda l'altra storia "La maschera di Ferro" ma è un incubo... non riesco a buttare giù nemmeno mezza frase! Help! Ho bisogno di innamorarmi di nuovo di una storia e ho bisogno del vostro aiuto.

Quando sono ispirata, scrivo di tutto. Ho bisogno che voi mi regaliate un po' di ispirazione. Ad esempio, che storia vi piacerebbe leggere quando questa sarà finita? Perchè così nel frattempo ci penso, butto giù qualche idea e soprattutto mi ispiro a qualcosa! Vi prego, aiutatemi! 

Datemi quante più idee avete per storie future o per "La maschera di ferro". Non voglio interromperla e basta.

In ogni caso, godetevi il capitolo. Un bacio, a presto Noemi :*

PS: Per questa storia ho prospettato 49 capitoli + l'epilogo... ops!



Mi prendo io cura di te.

*Harry's Pov*



- Amore... Perchè non chiudi? - chiesi a Louis che teneva ancora centinaia di fogli sparsi sul letto. Alzò lo sguardo stanco, notò che era già l'una e iniziò a raccattare i fogli.

- Non mi ero accorto che fosse così tardi. Tu sei ancora sveglio? Pensavo ti fossi addormentato -

- Ho solo chiuso gli occhi per qualche minuto -

- Poso questi e andiamo a letto, okay? - alzò la mano con i fogli e io annuii. Lo osservai mentre si alzava e subito si bloccò, portando una mano in testa.

- Lou... tutto bene? - scostai le coperte e gli andai alle spalle, costringendolo a sedersi.

- Sì... ti capita mai di alzarti troppo velocemente e sentire tutto girare? -

- A volte. Sei stato troppo concentrato. Vieni, sdraiati, li poso io i fogli - poggiai tutto sulla scrivania presente in stanza e poi mi sdraiai accanto a lui. - Mettiti a pancia in giù, ti faccio un massaggio -

- E' tardi Haz, sarai stanco -

- Tu lo sei di più. Ascoltami dai -

Eseguì la mia richiesta e io salii a cavalcioni sul suo sedere, passando lentamente le mani su tutta la schiena coperta. Dopo almeno dieci minuti di messaggi, lo sentii gemere piano. - Ti fa male qui? - chiesi pressando la spalla destra.

- No -

- Allora qui? - riprovai, sistemandomi su di lui e massaggiando la nuca.

- No -

- Allora dove? - sbuffai e Louis ridacchiò.

- Era un verso di piacere, amore - disse candidamente. - Sei seduto sul mio culo da minuti, gemere è il minimo che possa fare -

Risi e gli baciai piano tutta la schiena, dalla nuca fino a poco più su del sedere.

- Se non fossi stremato, invertirei le posizioni proprio adesso. E sai cosa accadrebbe dopo -

Sorrisi e scendendo da sopra di lui, lo voltai verso di me per baciarlo meglio. I nostri petti aderirono per minuti interi mentre assaporavamo le nostre bocche e vivevamo uno dei respiri dell'altro.

- Lo so, per stasera mi basta questo - ma Louis non fu molto d'accordo e gemette frustrato - A me non basta... -

- Recupereremo domani, promesso -

- Non vedo l'ora - ci baciammo per l'ultima volta, quella notte, poi Louis mi tenne forte tra le sue braccia e ci addormentammo.

Il mattino seguente, ero pronto per seguire la solito routine. Mi alzai, notando che stranamente Louis dormiva ancora. Mi piegai su di Louis e gli sussurrai all'orecchio di svegliarsi. Ma brontolò e si girò sul fianco destro.

- Amore, farai tardi - lo scossi per la spalla e lui brontolò di nuovo.

Decisi di andare in bagno e dopo aver finito, quindici minuti dopo, tornai a svegliarlo.

- Louis, farai davvero tardi, sveglia! -

- Mi sento davvero di merda, Haz. Mi passeresti il cellulare? - accigliai lo sguardo e glielo porsi. Sbattè gli occhi abituandoli alla luce forte dello schermo. Gemette dopo pochi secondi - Dio, mi viene troppo da vomitare. Non riesco a scrivere. Lo mandi un messaggio tu a Vincent? Digli che è arrivato il tempo di fare qualcosa in più e che oggi incontrerà lui i miei appuntamenti. Poi mi riferirà -

Feci come richiesto e gli poggiai una mano sulla fronte - Non sei caldo. Non hai febbre -

- Sarà stress o stanchezza. Vai a lavoro, io dormo ancora un po', magari mi passa -

- Chiamami quando ti svegli. Sarò qui per pranzo -

Scesi di sotto e preparai la colazione per i ragazzi. Feci in modo che andasse tutto per il verso giusto, ma l'unica cosa che volevo era che la giornata finisse così che potessi restare tra le braccia di mio marito senza ostacoli. Non avrei potuto prendermi una giornata di riposo, in quei pochi mesi ne avevo già chieste troppe a causa di tutto il caos con Chris e Darcy. Il mio capo mi avrebbe ucciso.

Così, arrivai all'ora di pranzo, ma a causa di un paziente che aveva portato ritardo, non riuscivo a fare in tempo a controllare Louis a casa. Dovetti aspettare che si facessero le sette e nel frattempo lo chiamai un paio di volte. Mi diceva che stava meglio, ma dal tono di voce lo sentivo terribilmente abbattuto.

Alle 18:30 fortunatamente l'ultimo paziente aveva avuto un imprevisto e quindi riuscii a tornare a casa prima del previsto. Per prima cosa passai dalla camera da letto, senza nemmeno togliermi il giubbotto.

Louis aveva il viso pallidissimo. - Ehi... stai una vera merda... altro che bene -

- Non volevo che... o-oh - si alzò di nuovo, correndo verso il bagno. Gli corsi dietro e gli tenni la testa, mentre vomitava chissà per quale altra volta.

Qualche minuto dopo e qualche conato vuoto, finalmente potè sciacquarsi il viso e lavarsi i denti.

- Quante volte hai vomitato? - domandai, aiutandolo ad arrivare di nuovo a letto.

- Una volta stamattina - si schiarii la voce - E due volte oggi pomeriggio -

- Hai pranzato? -

Scosse il capo. - Mi avevi detto che ti saresti fatto della pasta in bianco -

- Non mi andava proprio, non avevo fame -

- D'accordo allora resta a letto, vado a preparti del brodino di pollo e anche la puntura per la nausea -

- La puntura no! - piagnucolò come un bambino e ridacchiando gli baciai piano il viso - Mi prendo io cura di te -

- Lo so, lo fai da anni ormai -

- E non smetterò mai -

Lo baciai un'altra volta ancora, ma in fronte perchè sennò si lamentava ancora dicendo che mi avrebbe trasmesso qualunque cosa avesse e poi si lasciò fare la puntura, ovviamente emettendo un gridolino che fece ridere sia me, che Chris che stava in camera sua.

- Una femminuccia, ecco cosa sei quando stai male - sbottai, passando il cotone sul puntino di sangue. Lui tirò su i pantaloni e mi guardò male - Mi fanno innervosire le punture! -

- Hai mille tatuaggi! - ribattei ma fu pronto a dire - Non è la stessa cosa! Sono dolori diversi -

Alzai gli occhi al cielo e buttai tutte le cose nel cestino del bagno. Quando tornai in stanza, c'era anche Chris che rideva leggermente e Louis che lo fissava contrariato - Che succede? -

- Haz... difendimi! -

Sì, è sempre stato un bambino ogni volta che stava male.

- Ti ha chiamato pure lui femminuccia! Io l'ho solo ripetuto - si difese Chris, alzando le mani al cielo. Piccoli passi ci raggiunsero e sorrisi notando Darcy. Eravamo al completo. Si arrampicò sul letto e si avvicinò a Louis - Lo difendo io! - urlò. Louis se la strinse addosso - Meno male che c'è lei! -

- Ingrato - feci il finto offeso e Christopher mi guardò e mi capì al volo - E non difendi pure me? - chiese a sua sorella. Io tenni il mio broncio - Oh, non difende nemmeno me... -

La piccola sgranò gli occhi e salì in piedi sul letto - Io! Difendo io tutti! -

Chris la prese al volo, ridendo e io e Louis ci guardammo complici. Piaceva a entrambi sentirsi al completo.

- Chi ha fame? - annunciai dopo qualche minuto di chiacchiera pacifica.

- Io! - Darcy alzò la mano e Chris scosse il capo - Io no, ho mangiato un panino un'oretta fa -

- D'accordo, ti lascio qualcosa in forno nel caso in cui ti venisse fame più tardi -

- Va bene -

- E il mio brodino di pollo? - sgranai gli occhi e fissai mio marito - Ca... cavolo! - corsi subito giù dalle scale, ricordandomi che avevo messo il preparato sul fornello acceso. Assaggiai il pollo e fortunatamente sapeva buono e non si era bruciato nulla. Misi il contenuto in un piatto e preparai la cena per me e Darcy. Nonostante stessimo mangiando cose diverse e nonostante Chris non avesse fame, ci ritrovammo tutti e quattro attorno al tavolo. Parlammo un po' del più e del meno, come in famiglia. Senza il come. Parlammo del più e del meno, io e la mia famiglia. E mi sarei preso io cura di tutti. Sempre.

Lacrime di polvereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora