Spazio autrice:
Ed ecco qui un altro capitolo ancora. In questi mesi voglio aggiornare il più possibile perchè a Giugno/Luglio avrò gli esami di maturità e sarò molto impegnata e credo riprenderò solo una volta finiti gli esami, spero possiate capirmi e perdonarmi in anticipo. Ma pubblicherò quanto più possibile. Ho bisogno della vostra presenza e del vostro calore! Grazie a chi lascia qualche commento o stella. A presto, Noemi :*
Tu non potere essere mio papà?
Caricai la spesa in macchina, chiudendo lo sportello e controllando la notifica che mi era arrivata sul cellulare.
" Questa sera cena fuori! Mi devo far perdonare, no? " citava il messaggio di Louis. Scossi il capo, ridacchiando.
" E io mi farò perdonare dopo la cena, quando saremo noi due a letto " aggiunsi una faccina con l'occhiolino e sollevai lo sguardo. Misi meglio a fuoco la vista quando notai Christopher uscire dal supermercato. Barcollava, non era per niente stabile sui suoi passi. Se non l'avessi visto in quello stato avrei quasi sorriso visto che spesso ci incontravamo in quel supermercato.
- Christopher... tutto bene? - domandai, chiudendo la macchina e avvicinandomi a lui. Mi squadrò, confuso, quasi come se non vedesse bene chi ero.
- Chris? - chiesi ancora, velocizzando il passo però. Si appoggiò al muro e riuscii ad afferrarlo in tempo prima che cadesse a terra. Aveva il fiato pesante e la fronte lucida, imperlata di sudore. Un cerotto che andava cambiato sulla guancia e una ferita ancora fresca sulla fronte. Una piccola scia di sangue colava giù dalla tempia.
- Cavolo... che ti è successo? Ce la fai a tirarti su? -
Il ragazzino tossì e si guardò attorno spaventato. Da lontano, sentii il suo nome che veniva urlato da qualcuno che era davvero molto arrabbiato con lui.
- Chi ti cerca? Chris devi rispondermi! - me lo caricai sulla spalla, trascinandolo subito via, notando che non sembrava del tutto lucido. Lo feci entrare in tempo in macchina, prima che vedessi un uomo uscire dal supermercato e un dipendente che lo frenava per il braccio.
- Dove cazzo è finito quel dannato moccioso? - sbraitava e il dipendente allo stesso tempo urlava - Signore, deve comunque pagare la boccia di salsa che si è rotta! Entri dentro, la prego. O sono costretto a chiamare la polizia! -
A quel punto l'uomo si guardò attorno l'ultima volta e non notando il figlio da nessuna parte, visto che lo avevo nascosto bene nella mia macchina, entrò nuovamente dentro il supermercato.
Salii dalla parte del guidatore e gettai uno sguardo al ragazzo. Tremava in preda a delle leggere convulsioni. La fronte ancora più lucida e la scia di sangue che aveva raggiunto le labbra.
- Diamine! - sbottai, toccandogli la testa. Era abbastanza caldo. Avevo paura che la ferita gli avesse provocato un trauma.
- Darcy! Darcy... ti prego... Darcy... - prese a delirare.
- Dove si trova Chris? Dov'è Darcy? Andiamo, rispondi! - lo scongiurai, componendo sul cellulare il numero di Louis.
- A casa... - mormorò flebilmente il ragazzo dopo qualche altra parola confusa. Ricordai dove abitava e ringraziai che non fosse già buio perchè mi terrorizzava quel quartiere.
- Amore? Mi vuoi fare eccitare a lavoro con quel messaggio? - ridacchiò Louis, rispondendo alla chiamata.
- Non ora, Louis. Ho Chris in macchina. Ha una ferita alla testa e la febbre leggermente alta. Sta delirando. Fatti trovare a casa e vedi di rintracciare il nostro medico di fiducia, io vado a casa sua, recupero la sorella e ti raggiungo! -
- Cosa? Casa, Chris, ferita? Ma che sta succendendo? E stai attento che quel quartiere non mi piace affatto -
- Fidati di me e vediamoci a casa. Fra mezz'ora arrivo! -
Chiusi la chiamata, controllai la salute di Chris e notai che non era nè migliorato, nè peggiorato. Nonostante volessi correre senza limiti, guidai con prudenza e arrivai fino a casa sua. La porta era spalancata. Una bambina sedeva su un gradino, dondolandosi terrorizzata, con la testa incassata tra le braccia.
- Darcy! - urlai, terrorizzato quanto lei. Alzò il visino sporco di terra e lacrime e mi guardò. Le si illuminarono gli occhi. Scacciò via le lacrime di polvere e sorrise.
- Harry! -
- Vieni qui tesoro, coraggio! C'è qualcuno in casa? Mamma? -
La piccola si alzò e mi corse incontro. La presi in braccio ed entrai nuovamente in macchina.
- Mamma non torna a casa da tre giorni... CLIS! CLIS! PERCHE' DORME? E' MORTO? - prese a urlare, agitandosi.
- Ascoltami Darcy, io sto guidando e tu devi stare buona. Christopher era stanco e sta dormendo. Vi sto portando al sicuro, a casa mia, okay? Ma devi stare buona e ferma, sul sedile. Non slacciare la cintura -
La piccola si fermò, ma era ancora agitata. Non smetteva, nemmeno per un secondo, di guardare il fratello che tremava e delirava nel sonno.
Parcheggiai di fronte casa. Louis era fuori sul vialetto e parlava con un medico, visto la valigetta che teneva con la mano destra.
- Che cosa è successo? - mi disse, venendomi incontro.
- Christopher è in macchina. Aiutami a portarlo dentro. Darcy, vieni -
Afferrai la mano della piccola, scortandola dentro casa. Il medico mi seguì e poi entrò Louis, con il corpo di Chris tra le braccia.
- E' una brutta ferita quella alla fronte. Potrebbe aver avuto un trauma -
- E' per questo che l'ho fatta chiamare, dottore -
- Dovremmo portarlo in ospedale, così che possa ricevere tutte le cure adeguate -
- Dottor Contrail, le ho già spiegato prima che non è possibile. Sto seguendo il caso di questo ragazzo ed è una faccenda delicata. La prego, faccia tutti i controlli che sono necessari, ma li faccia qui -
- Ma certo - si mise subito all'opera, tirando fuori diversi strumenti dalla borsa.
Fissai Darcy, che aveva un disperato bisogno di smetterla di guardare il fratello in quella condizione. Solo dopo notai le mani leggermente sporche di sangue.
- Ti sei fatta male, piccola? Vieni in bagno con me, Chris sta bene -
- Non è mio... è di Clis - disse, fissando le macchie di sangue.
Sgranai gli occhi - Tu eri lì quando papà ha fatto del male a tuo fratello? - la piccola annuì alla mia domanda.
- Cosa gli ha fatto? Ti va di dirmelo? -
Mi fissò leggermente confusa - Io voglio ma... Clis no... -
- Non lo dirò a Chris. Lo saprò solo io -
Ci pensò qualche secondo, poi sospirò come una persona adulta. La presi in braccio e la feci accomodare sul tavolo, così da poterla guardare meglio negli occhi. Prese a giocare con le sue piccole mani, senza riuscire a far incrociare i nostri sguardi.
- Clis era arrivato tardi a casa e papà era molto arrabbiato. Molto molto. Stava mangiando. Ha preso un bicchiere e lo ha rotto sul tavolo. Forte forte. Ho pianto tanto. Poi ha preso un pezzo di vetro e l'ha tirato su Clis - scoppiò a piangere ma poi si asciugò gli occhi. Gli scostai le manine sporche e ci pensai io a scacciare via le lacrime - Clis stava per piangere. Aveva sangue su tutta faccia! E io non potevo aiutare. Piangevo tanto e papà urlava perchè Clis è cattivo per lui. Clis dice bugie per lui. Clis non è mio fratello per lui -
- Tranquilla piccola, adesso ci pensiamo noi a Christopher, okay? Andrà tutto bene -
- Non voglio tornare a casa, Haz! - pianse, abbracciandomi. Automaticamente anche i miei occhi si riempirono di pianto.
- Tu non potere essere mio papà? - singhiozzò sulla mia spalla. Sgranai gli occhi. Cosa? Io? Suo padre?
- Harry vieni. Christopher si è svegliato - fortunatamente ci pensò Louis a salvare la situazione. Col cuore che ancora batteva a mille, sorrisi alla piccola e la portai di nuovo dal fratello. Il medico stava richiudendo la valigetta.
- Niente di preoccupante. Ha solo bisogno di riposo e di alcuni farmaci per abbassare la febbre. Non deve subire sbalzamenti di temperatura troppo bruschi e nausea e giramenti di testa possono essere sintomi normali visto la botta che ha preso in testa. In ogni caso, qui c'è la carta con i medicinali da somministrare e quante volte e per quanto tempo. Per qualsiasi emergenza, sempre a vostra disposizione, Signori Tomlinson! -
- Grazie a lei per la tempestività, Dottor Contrail -
- Figuratevi! Arrivederci - lo seguii fino alla porta, chiudendola alle sue spalle.
- Senza ombra di dubbio tu rimani qui fino a quando non ti riprendi al cento per cento - dissi, autoritario rivolto al ragazzo. Louis mi guardò confuso.
Lo so. So che prima non volevo averli tra i piedi perchè avevo paura di affezionarmi, so che non meritavano me come padre e so che meritavano una famiglia normale. Ma non volevo dargli una famiglia. Solo un temporaneo rifugio nel quale stare bene, riprendersi e scappare via da quella situazione.
Chris mi ricordava me, con il viso pieno di graffi e il cuore a pezzi mentre tentavo di ricostruire pezzi di un presente che non mi era mai appartenuto. E non potevo permettergli di morire in quella casa, mentre lui provava a comporre il puzzle giusto.
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Lacrime di polvere
FanfictionSequel de " Il Grido della libertà", primo libro della trilogia. Terzo libro della trilogia: Come la prima volta. Sette anni dopo, le cose sono parecchio cambiate. Louis e Harry sono sposati e di solito dopo il matrimonio si pensa subito ad allargar...