XXV Capitolo

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SPAZIO AUTRICE:

Rieccomi qui, sperando di avere più tempo adesso che ho finito di studiare per i test! Voi invece che mi raccontate? Com'è stato il vostro primo giorno di scuola? Sappiate che avete assolutamente il mio supporto e se può aiutarvi, godetevi questi anni. Godetevi le liti in classe, i professori buffi, i compagni stronzi e le risate. Godetevi ogni momento perchè quando entrerete nel mondo degli adulti le cose cambieranno. Io ritornerei tanto felicemente al mio quinto anno! E se invece questi anni si stanno rivelando un inferno, sappiate che tutto passerà. Che sarete in grado, un giorno, di costruirvi una vita migliore. Basta crederci e agire.

Grazie di tutto guerrieri, a presto, Noemi :*




*Harry's Pov*

Un po' più vicini.



Mi svegliai di soprassalto. Gli occhi lucidi, il fiato corto e la pelle sudata e bollente. Mi passai una mano sul viso e fissai la sveglia. Erano le due del mattino e uno strano incubo che non facevo da anni era tornato a turbarmi. Tutta quella situazione mi stava nuovamente mettendo sotto stress.

Era passata una settimana da ciò che era avvenuto a casa di Zayn e stranamente non era quello ad avermi turbato, piuttosto la situazione che Chris stava attraversando in mano agli avvocati e ai servizi parlando del padre e di come li trattava. Avevo finito per avere un incubo su mio padre e sentivo quella ferita aperta, malamente ricucita ai bordi ma sempre lì, a bruciare.

Louis si mosse un po' nel sonno e trattenni il respiro affannato per non svegliarlo. Quando notai che era tutto a posto, decisi di alzarmi per andare a prepararmi qualcosa di caldo.

Dieci minuti dopo ero seduto sul divano e mentre guardavo il camino ormai spento, sorseggiavo il tè caldo. Sentivo ancora il cuore battere a tre mila. Qualche passo mi distrasse e notai Chris scendere giù e dirigersi in cucina. Strano che non mi avesse notato. Dopo qualche minuto venne verso il salotto e fu in quel momento che mi notò. Restò con il bicchiere di latte sospeso in aria, a qualche centimetro dalle labbra.

- Harry... -

- Chris -

Era da una settimana che parlavamo poco. Più che altro perchè cercava di non stare mai in casa così da evitare di prendere il solito argomento "Cos'hai?". Anche Louis aveva provato a parlargli dopo tre giorni e lui aveva detto di aver ancora bisogno di tempo. Lo avevo nuovamente beccato a piangere la sera prima, seduto in veranda. Lo avevo notato dal balcone della mia stanza, ma non ero sceso per vedere cosa avesse perchè avrei finito per ricevere la solita e ormai monotona risposta: "Niente".

- Non hai dormito bene? - chiesi e lui si sedette vicino a me.

- Non ho proprio chiuso occhio. Tu perchè sei qui? -

- Mi sono svegliato e non riuscivo a riprendere sonno. Mi serviva qualcosa di caldo. Vuoi che ti prepari un tè? -

Fissò il suo bicchiere di latte, tentennando - Lo faresti? -. Sembrava non volesse recarmi disturbo come se ancora fosse un ospite.

- Certo che sì. Aspettami qua -

Andai in cucina, gli preparai una bella tazza di tè mentre sorseggiavo la mia e poi lo raggiunsi.

- Darcy ha avuto un incubo, per questo non riuscivo a chiudere occhio - mi confidò e rimasi qualche secondo in silenzio. Si stava aprendo dopo giorni o era una mia impressione?

- Adesso è tranquilla? -

- Sì, l'ho tenuta stretta a me per almeno mezz'ora. Ora va meglio -

- E a te invece, come va? - rischiai di nuovo. Lui guardò la tazza, sorseggiò un po' di tè e quando pensai che avrebbe cambiato discorso, invece mi stupì.

- Mi dispiace se in questi giorni sono stato così... scontroso e distante. E' che non faccio altro che darmi la colpa di ciò che è successo. Avevo promesso di prendermi cura di mia madre e adesso invece è chissà dove. Non voglio togliere nulla a te e Louis, ma avrei tanto voluto che Darcy si trovasse bene nella sua famiglia biologica, capisci? Voi siete eccezionali, non ci fate mancare nulla ma ogni volta mi consumo dentro perchè mi chiedo "Perchè a noi? Perchè la nostra famiglia doveva essere una totale puttanata?" - ignorai la sua parolaccia. Si stava sfogando e non mi andava di correggerlo.

- Lo so. Ti chiedi "Se tutto doveva andare in questo modo, magari perchè non dall'inizio?" -

- E-esatto... - balbettò stupito. No, non stavo mettendo in pratica anni di studi e lavoro in quel momento, ma solo la mia dannata esperienza personale. Mi facevo sempre quella domanda.

- Io... Sembra che tu sappia così bene come ci si senta... devi aver studiato tanto per arrivare fino a qui -

- Non si tratta di lavoro qui - dissi, senza aggiungere altro. Lui rimase per qualche minuto in silenzio poi disse - Oh... cazzo... hai passato una situazione difficile... - mi guardò con quello sguardo, quello che tanto odiavo ma subito la sua espressione cambiò.

- Odio anche io quando mi guardano così come ho fatto poco fa... perchè ti sei sempre beccato tutte le mie accuse senza mettermi a tacere? -

- Ti avrebbe aiutato? Se ti avessi zittito con la mia storia avrei aiutato te in ciò che stavi passando? -

- No, non credo -

- No, non ti avrei aiutato, Chris. Ti avrei inutilmente fatto sentire in colpa. Se vuoi sapere cos'ho passato, dovresti chiedermelo così che poi io ti racconti ogni cosa, ma non volevo confidarti tutto urlandoti di essere ingrato o cose del genere. E' un argomento delicato per me come la tua storia lo è per te e non vai a raccontarla in giro perchè ti fa male ricevere quello sguardo dalle persone -

- Sì, esatto. Sono tutti lì che ti guardano in quel modo e poi ti dicono un fottuto "mi dispiace" come se la tua vita in quel momento potesse cambiare e tutto iniziasse ad andare per il verso giusto -

- Ma non va mai per il verso giusto. Quegli sguardi ci fanno sentire peggio... animali in mostra allo zoo. Ti ho lasciato tutto questo tempo, non ti ho mai forzato perchè so che fa male. Se vuoi raccontarmi qualcosa, devi farlo senza catene o obblighi. Devi fidarti di me. Fidarti a tal punto da raccontarmi ciò che vuoi e nemmeno tutto, se ti va -

- Mi sembra di sentirmi più sicuro adesso. Pensavo di essere l'unico qui con un passato di merda e adesso invece capisco di non essere l'unico con i problemi e mi fa sentire bene parlarne con te, perchè tu non sei come le altre persone. Tu sai cosa può farmi sentire meglio e non mi faresti mai sentire male apposta -

- Non ci ricaverei nulla a ferirti -

- Vorrei che i miei genitori l'avessero pensata come te -.

Stava per parlare, me lo sentivo. Restai in silenzio, aspettando.

- Se ti racconto qualcosa, tu poi farai lo stesso con me? - tentennò

- Certo, se è quello che vuoi -

- Lo voglio, davvero - annuii e lo osservai bere prima di iniziare a parlare.

- Mio padre ha sempre considerato la mia nascita, come una sventura. Dopo il parto mia madre si è completamente chiusa in se stessa e non usciva mai di casa. I medici chiamarono quella patologia "depressione post-partum" ma non so se si tratta solamente di questo. Non si riprese più. Non usciva più dalla stanza e prendeva sempre farmaci antidepressivi perchè diceva che la facevano stare meglio. Ma non parlava mai se non per cacciare via dalla stanza chiunque vi entrasse. Per anni sono stato lì, le portavo da mangiare, la pulivo e mi prendevo cura di lei nonostante mi chiamasse sempre "moccioso" e mi additasse come la sua rovina. Mio padre ha sempre pensato lo stesso di me. Ero stato la loro rovina. Poi è nata Darcy e le cose non sono affatto migliorate. Mia madre è stata portata in un centro per disintossicarsi da tutti quei farmaci che potevano fare male alla bambina, ma dopo il parto era ritornata a casa e la situazione non era affatto migliorata. Anzi, era ricaduta in quello stato di depressione -

Si fermò per qualche secondo, così da poter nuovamente bere. Lo imitai. Avevo quasi dimenticato di avere ancora la mia bevanda da finire prima che si raffreddasse del tutto.

- Così avevo iniziato a lavorare. Mio padre aveva bisogno di aiuto economico perchè non lavorava molto. E prendeva ogni piccolo stipendio che io portavo a casa. Lo spendeva più che altro in stronzate come alcol, ma non era quello a farlo straparlare. Anche da lucido mi rinfacciare che ero un errore e che non servivo a nulla. Qualche anno fa pensavo addirittura che avesse ragione e ogni volta che vedevo mia madre stare male, dicevo che era colpa mia. Lo penso tutt'ora veramente, con la differenza che adesso almeno non me lo dice più nessuno. Spesso saltavo la scuola così da fare qualche turno in più a lavoro. Lavoro in un bar e ho il turno serale. Sono tre ore perchè sono minorenne, non potrei nemmeno lavorare lì, ma questo Spencer è amico di mio padre e sapendo la mia situazione di merda, cerca di aiutarmi -

- Però, c'è ancora qualcosa che ti tormenta, vero? -

- Sì... - abbassò lo sguardo e si passò le mani sul viso - Mi tormenta sapere che mia madre sia nuovamente rinchiusa da qualche parte. Una volta mi fece promettere che mi sarei preso cura di lei solo per non farla finire di nuovo in centro e non ne sono stato capace. Alla prima occasione ho finito per cedere e abbandonarla. Avrei dovuto restare in casa, non chiamarvi e non finire in ospedale. Avrei dovuto non rivolgermi mai a Louis così sarei rimasto in quella casa a prendermi cura di lei - trattenne a stento le lacrime. Avrei voluto dirgli che poteva piangere ma non potevo farlo. Chris si sentiva così uomo per i suoi sedici anni che sottolineare la parola "lacrime" avrebbe potuto farlo sentire debole.

- Sai, quando abbiamo portato tua madre in questo ottimo centro, devo aggiungere, i medici mi hanno rivelato che non avrebbe retto ancora per molto. Le hai savato la vita, Chris. Se tu fossi rimasto in quella casa e non avresti sporto denuncia, tua madre sarebbe morta lì e tu possibilmente non avresti più potuto nemmeno prenderti cura di tua sorella. Adesso siete qui, insieme, siete al sicuro, tua madre si riprenderà, tornerà lucida e avrà le giuste cure e tuo padre non sarà più la minaccia costante di qualche frattura o livido. Hai passato una settimana infernale con questo senso di colpa. Anzi, sedici anni infernali aggiungerei, e questo è il tuo momento di respirare un po' di calma. Non ti sembra di esserti fatto carico di troppe responsabilità in questo periodo e che adesso tu possa finalmente goderti la tua età e tua sorella? -

- Davvero? Davvero sarebbe morta? -

- Sì, Chris. Le hai salvato la vita - finalmente scoppiò a piangere e a quel punto potei avvicinarmi a lui e abbracciarlo.

- Sono così stanco di fingere di essere grande, Harry... -

- Lo so. Lo so... e vorrei che tu la smettessi e facessi solo ciò che vuoi fare. Qui nessuno ti giudicherà, nessuno ti imporrà il tuo stile di vita -

- Mi dispiace di essere stato così stronzo con te e Louis. Non ve lo meritate. Ci state dando così tante cose -

- Non importa. Hai vissuto un momento critico che passerà. Da ora in poi le cose andranno meglio -

- Grazie -

Lo abbracciai più forte fino a quando non si calmò. Poi asciugò le lacrime e si sedette in modo più scomposto sul divano. Appoggiò la testa all'indietro e mi chiese - Adesso mi racconteresti la tua storia? Mi farebbe sentire più vicino a te -

- D'accordo - posai la tazza sul tavolino e strofinai le mani sulle gambe. Forza e coraggio Harry, puoi farcela.

- Dopo la morte di mia madre, mio padre era totalmente cambiato. Non accettava la mia omosessualità e sono stato per anni vittima dei suoi soprusi. Mi... - mi schiarii la gola per continuare ma Chris sembrava già aver capito - Mi metteva le mani addosso, in tutti i sensi e non perdeva l'occasione di pestarmi per bene alle volte. Un giorno ha pensato di venire al mio liceo per mettermi ancora le mani addosso e festeggiare ma qualcuno lo aveva fatto scappare via. Louis e alcuni suoi amici gli gridarono contro e scappai via anche io, dalla vergogna. Dopo altre deliziose avventure finii in ospedale. Al mio risveglio mi dissero che ero stato affidato a un'altra famiglia, quella di Louis. Johannah mi ha insegnato di nuovo a vivere e respirare e Louis e Zayn sono stati dei fondamentali pilastri nella mia vita. Mio padre era finito in galera ma rivoleva la mia custodia. Diceva di essere cambiato ma non potevo credergli. Sono rimasto a casa Tomlinson promettendo che gli avrei fatto visita, di tanto in tanto. E mi sembrava davvero cambiato. Si pentiva sempre di ciò che mi aveva fatto. Anni fa è finito in ospedale. E' morto di Alzheimer da poco. Buffo sapere che sia morto senza ricordare più nulla, no? Ma adesso ho una famiglia tutta mia. Una famiglia che mi ha sempre accettato e che mi vorrà sempre bene. Per questo capisco ciò che dici. Capisco quanto sia dura denunciare qualcuno. Ero arrivato al limite quando mi sono fatto forza e non volevo che tu aspettassi tanto perchè non volevo che tu arrivassi al limite come me. E anche io avrei tanto voluto nascere direttamente in una famiglia diversa, ma ora, dopo anni, accetto tutto ciò che ho passato perchè mi ha portato a quello che ho oggi. Se avessi rinunciato anni fa e mi fossi tolto la vita, non avrei mai potuto arrivare ad accarezzare il volto di mio marito adesso e a dare tutto l'amore che ho alle persone che mi sono vicine. So che stai passando un momento terribile, ma fidati di me quando che ti dico che domani andrà tutto meglio -

- Sei una persona meravigliosa Harry e ti ringrazio per esserti fidato di me. Prometto che mi comporterò meglio nei vostri conforti e in quelli di Darcy. Devo mettere da parte il passato perchè grazie a voi sento di avere un futuro migliore. Grazie di cuore per quello che state facendo, Darcy è ancora in tempo per ricere più amore di quanto io ne abbia mai ricevuto alla sua età. Non avrei mai dovuto essere geloso di te. Le mancava una figura paterna, due anzi - ridacchiò, lasciandosi nuovamente abbracciare. Rimanemmo ancora un po' seduti sul divano, a parlare un po' del più e del meno senza più riprendere argomenti tosti. Poi verso le tre e mezza tornammo a letto.

Fissai il volto addormentato di mio marito in quella stanza mezza buia e sorrisi. Mi accoccolai al suo fianco e l'incubo di mio padre rimase solo un incubo sfocato. Avevo Louis, avevo la mia famiglia, avevo tutto e nessuno più me l'avrebbe tolto.

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