36.♠

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All'improvviso,mi sentì scuotere,in pieno sonno.


-Sveglia,Emily.- mi diceva mia mamma.

-Cosa?! Che vuoi?!- dissi.

-Devi alzarti,la conferenza degli Anderson è stata anticipata,abbiamo mezz'ora per prepararci.- disse lei.

-Ma non era di pomeriggio? Dai,ho sonno.- dissi.

-Non m'interessa,i tuoi fratelli si stanno già sistemando,sai quanto ci tiene tuo padre alla puntualità.- disse lei.

-Ok,mi alzo.- dissi.

-Ti ho già preparato il vestito,truccati leggermente,non esagerare.- disse lei,uscendo.

Mi vestì,dopo una doccia, indossai degli stivaletti cobalto,in abbinamento con il vestito,mi legai i capelli in uno chignon morbido e mi truccai solo con un pò di mascara e di rossetto nude. Scesi giù.

-Pronti?- chiese mia madre.

-No,mamma,la cravatta.- disse Lucio.

Mia madre sistemò la cravatta a Lucio e urlò a mio padre di sbrigarsi.

Una volta fuori,mi accorsi che una moto stava arrivando.

Non ci diedi alcun peso,Hardin mi strinse ancora di più a lui.

-Ehy,Emily,salta sù. Noi ci andiamo a fare un giro,piuttosto che andare a vedere una conferenza noiosa.- disse Tayler,alzandosi la visiera del casco.

Ci pensai un pò,in fondo mi sarei annoiata.

-Andiamo,ci sto.- dissi staccandomi dal braccio di Hardin.

Lui,istintivamente,mi trattenne.

-Hardin,è la mia vita,lascia perdere.- dissi.

Lui cercò di replicare ma,velocemente,indossando abiti informali,salì sulla moto con Tayler e lui partì,velocemente.

Notai che indossava un paio di jeans scuri,una camicia scura e un giubotto nero di pelle.

-Dove andiamo?-gli chiesi.

-A casa mia,non c'è nessuno.- disse.

Pensai subito male.

-No,non preoccuparti,non qui a Seattle,andiamo a New York.- disse lui.

-New York? Ma ci vorrà un giorno intero e un paio d'ore di quello successivo.- dissi.

-Non con i miei metodi,piccola. Ricorda,non siamo umani,ci possiamo teletrasportare.- disse lui.

Avevo dimenticato,sinceramente,i metodi facili.

All'improvviso arrivammo di fronte ad un grande edificio,sembrava un palazzo.

-Andiamo? Ho le chiavi,è tutto per noi.- disse lui.

Lo seguì.

Salimmo sull'ascensore,si vedeva tutta New York.

-Ti piace?- chiese.

Annuì,sembravo una bambina.

Arrivammo davanti ad un portone enorme,ad arco,tutto bianco.

-Entriamo?- chiese.

-Va bene.- risposi.

Era una villa bellissima,o meglio,una villa dentro un palazzo moderno.

-E' bellissima.- dissi.

-Si,lo so. Infatti,quando sono dovuto partire,mi è dispiaciuto lasciarla. Siediti pure.- disse lui.

-Si,grazie.-risposi.

-Allora,cosa vuoi fare?- chiese.

-Che intendi?- chiesi.

-Possiamo fare quello che vuoi,film,giocare a basket,fare un bagno in piscina. Dimmi tu.- disse lui.

-Beh,non saprei.- dissi.

-Allora,mia cara principessa,scelgo io. Seguimi.- disse.

Lo seguì,c'era un lungo corridoio,mi prese la mano.

-Rischi di perderti qui dentro.- disse.

Annuì.

Mi accorsi,osservandolo bene,che i suoi occhi avevano qualcosa di azzurro.

-Hai degli occhi molto belli.-dissi.

-Non più belli dei tuoi,Amy.- disse lui.

-Grazie..- sorrisi.

-Eccoci arrivati,benvenuta nella piscina con Universo costruito.- disse lui,sorridente.

-E' bellissimo.- dissi.

Era vero,c'era una piscina stupenda tutta illuminata con luci colorate,il soffitto era cosparso di stelle e pianeti,sembrava di essere nel mezzo dell'Universo.

-Sapevo ti sarebbe piaciuto,è il mio posto preferito.- disse.

Annuì.

-Vai a cambiarti,ci stiamo un pò qui,fuori di qui,prima porta,c'è una cabina armadio,prendi il costume che vuoi. Io ti aspetto.- disse.

Annuì.

Trovai la cabina,decisi di indossare un costume viola e blu,due pezzi,ma coperto.

Ritornai in piscina,Tayler era già in acqua,guardava il soffitto.

Entrai,lui mi osservò.

-Sei bella.- disse.

-Grazie,anche tu.-risposi.

Effettivamente,Tayler,era molto bello.

-Lotta di schizzi!-urlò.

Cominciò a schizzarmi,ridendo,io ricambiai.

Dopo un pò,andammo ad asciugarci e lui mi offrì un succo di frutta.

-Grazie.- dissi.

Lui sorrise,aveva un bel sorriso.

-Emily,questo è decisamente meglio di una conferenza,non credi?- mi chiese.

-Si.- risposi.

Lo pensavo davvero,lui era meglio di una conferenza.

Lui era meglio.


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