#52

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Giò stringe forte gli occhi quando l'aereo si abbassa di quota e afferra la mano mia e di Bea. L'abbiamo fatta sedere al centro già essendo a conoscenza della sua paura di volare.  È stata dura tenerla impegnata per ben tre ore. Ogni tanto Ale passava a farle un saluto e si calmava per qualche minuto, poi ricominciava peggio di prima.

"Ehi, guarda me Giò" dice Bea prendendola dal mento. "Siamo a Londra! Non sei contenta? Adesso andiamo in hotel, ci sistemiamo e.."

"No! Voglio Scendere!" Urla agitandosi sul sedile.

Io e Bea ci guardiamo per qualche attimo e capiamo subito cosa fare. Da fuori sembriamo due genitori alle prese con una bambina troppo iperattiva.
Ci fiondiamo su di lei e iniziamo a farle il solletico sotto il collo e sulla pancia. È uno dei suoi punti deboli.

"Ba-st! C-che faaate?!"

Le sue parole sono risucchiate dalla sua forte risata che arriva a contagiare anche noi. Giò si dimena scalciando e agitando le braccia ma noi la teniamo salda e continuiamo a torturarla. Quando l'aereo ha finalmente toccato terra con un leggero tonfo, decidiamo di liberarla.

Giò riprende fiato portandosi una mano sul petto.

"Voi due!" Ci indica furiosa "io..ve la farò pagare!"

Non è per niente minacciosa con quello sguardo perenne da bambina sperduta e le guanciotte rosse. Io e Bea scoppiamo a ridere non preoccupandoci delle sue minacce.

"Ti prometto che ti farò scegliere il letto migliore" le dice Bea per farsi perdonare.

Giò sembra rifletterci su.

"E potrò usare il bagno per prima la mattina?"

"Va bene" Bea finge di stare facendo uno sforzo e Giò batte le mani contenta.

D'improvviso mi ricordo che dovrò condividere la stanza con una sconosciuta. La cosa non mi dà ansia, però devo ammettere che non mi è indifferente. Se è Reb, come ho già detto, posso benissimo tornare a casa.
Trasciniamo i bagagli lungo il corridoio dell'aereo e poi sulla navetta.

Scorgo una valigiona rosa con delle paillettes dello stesso colore e una ventina di spille su tutta la lunghezza. Non c'e bisogno che alzi lo sguardo per capire a chi appartenga. Non voglio neanche guardarla.

"Che ore sono?"

"Col fuso orario le quattro del pomeriggio" rispondo a Bea gettando uno sguardo distratto al polso.

"Ho bisogno di dormire" si lamenta Giò poggiando la testa su uno degli agganci della navetta.

"Ci vorrà qualche ora per arrivare. Ci riposiamo, ci cambiamo e poi ci troviamo, okay?" Propone Bea.

Annuisco e torno a concentrare la mia attenzione sui passeggeri. La maggior parte sono studenti della scuola che riconosco facilmente. Li vedo sempre indaffarati nei corridoi e nelle aule. Non credo che Genn e Alex siano su questa navetta. Del mio gruppo riconosco solo Ivan e Ale sul fondo.

Dopo aver sopportato per mezz'ora il dolore alle gambe e la puzza di sudore, possiamo finalmente cambiare pullman e sederci. Mi fa male un po' la testa per le troppe curve e la stanchezza. La poggio sul finestrino e mi lascio andare ad un sonno leggero, spesso interrotto dalle risate di qualcuno o il suono di un cellulare.

Mi sveglio dopo non so quanto abbastanza intontita e con la voglia di dormire ancora per molto. Bea e Giò sono già in piedi con le valigie affianco. Sicuramente stavano per svegliarmi.

"Siamo arrivati?" Chiedo con la voce roca e la vista appannata. Dal finestrino vedo un cielo scuro, coperto da nuvoloni e alti edifici.

"Sì dormigliona, coraggio!" mi sprona Bea e percepisco dell'eccitazione nella sua voce.

Gonna be like everyone else?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora