Capitolo 1

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"Pronto?" Luana rispose parecchio annoiata. Era sola in casa e la pioggia battente la metteva di malumore. "Ciao Mary, come mai questa chiamata?"

"Ciao amica, ti avviso che anche con questo tempo, non ci faremo fregare una serata!"

Mary era così. Una ragazza abbastanza diretta, chiacchierona, simpatica e con quell'intuito femminile che le bastava uno sguardo per capire cosa una persona avesse. Luana la conosceva da circa quattro anni. Si era trasferita con i genitori in Toscana per il lavoro di suo padre. Faceva il carabiniere e come tutti i carabinieri, veniva trasferito di qua e di là. Da quando Luana era nata, a Messina, i suoi non si erano spostati più; ma prima di allora, avevano cambiato tre città in tre regioni diverse. A volte si chiedeva come facesse sua madre a essere sposata con lui da quasi trent'anni. Come diceva il suo povero amico Nanni, che era morto prima che lei se ne andasse, all'età di novantasei anni, 'l'amore rende felice chi lo sa cogliere, Teresa e Paolo Fiorenzi hanno saputo come viverlo e come fartelo vivere. Perché tutto nasce se grazie a una buona cosa se ne sanno fare altre'. Luana pianse molto quando Nanni morì. Viveva vicino casa sua, in una piccola casa a due piani, con intorno un immenso giardino. Non era mai stato sposato e non credeva per scelta sua.

Il paesino di nome Borrello, in cui viveva adesso, si trovava a cinque chilometri da Firenze. Lì, frequentava l'università nella facoltà di scienze dell'educazione, ed era stato proprio all'università che aveva conosciuto Mary. Il suo sogno era diventare un'insegnante di scuola elementare.

Quando Paolo le comunicò la notizia del trasferimento, aveva pensato di rimanere a Messina e continuare gli studi nella propria città però, a distanza di tempo, non si pentiva affatto della scelta fatta, era sicura che a Firenze avrebbe avuto ottime possibilità.

"E cosa hai intenzione di fare?" la punzecchiò Luana.

"Se accetti di seguirmi, non ti farò pentire di essere uscita con me stasera!" Mary sembrava elettrizzata.

"Ti ricordo che domani abbiamo lezione e non possiamo mancare. Io nell'estate prossima mi dovrei laureare. Come dice il proverbio, prima il dovere e poi il piacere."

"Al diavolo i proverbi e le lezioni! Pensa a me, che dovevo essere già laureata e, invece, come minimo, devono passare altri due anni." Mary aveva ventisette anni e messa a confronto con i ventiquattro di Luana, sembrava più piccola di almeno cinque anni.

La laurea di Mary doveva già essere appesa al muro, ma la vita non le aveva riservato tante belle sorprese. Aveva abbandonato gli studi qualche anno prima per sposarsi, ma pochi giorni prima delle nozze, il suo caro maritino, come lo chiamava lei, aveva deciso di non affrontare un passo così importante e aveva preferito lasciare le cose così come stavano. Mary se n'era fregata dei soldi buttati via, ma la sua dignità e il suo orgoglio erano rimasti feriti per sempre. Ripensando alla sua storia, Luana si intristì e, così, accettò di passare la serata con lei.

"Ok, usciamo. Però prima di mezzanotte dobbiamo tornare e, soprattutto, non dobbiamo bere alcolici."

"Ma..." obiettò Mary.

"Niente ma, prendere o lasciare" sentenziò Luana.

"Va bene, accetto, ma solo per questa volta. A che ora ci vediamo?" domandò.

"Potrei sapere prima dove andiamo?" chiese perplessa Luana.

"Lascia fare a me. Ci vediamo alle dieci sotto casa tua, puntuale e... fatti trovare da super star!"

Mary non le diede nemmeno il tempo di replicare che riagganciò.

Ma come doveva vestirsi?, pensò Luana in panne. In casa non c'era nemmeno Teresa per chiederle un consiglio, poteva comunque chiamarla, ma scartò subito l'idea perché troppo assurda. Era a cena dai nonni e disturbarla solo per chiedere 'gonna o pantalone?', non era il caso. I genitori di Teresa, Massimo e Vera, li conosceva appena. Quando viveva in Sicilia li vedeva solo nelle vacanze estive. Teresa era la terzogenita di tre sorelle: la più grande Antonia viveva a Napoli, sposata con un magistrato e, la secondogenita Alberta, viveva a Milano, sposata con un pizzaiolo. Tutte lontane, e tutto per colpa dell'amore. I genitori di Paolo, invece, erano morti quando lui era un ragazzo, ed era figlio unico, ma già abbastanza grande per cavarsela da solo.

Luana cercò di sbrigarsi prima che Mary avesse fatto la sua apparizione sotto il suo piccolo ma comodo appartamento. L'unica cosa che non rimpiangeva della vecchia casa era lo spazio. Quella di adesso, era più grande almeno il doppio. Con due bagni, tre camere da letto e due per gli ospiti, cucina, soggiorno e una piccola stanza per lo studio.

Dopo aver distrutto un armadio, ce l'aveva fatta. Scelse una gonna, se così si voleva chiamare che nemmeno se l'avesse strappata le sarebbe arrivata alle ginocchia, nera con due tasche dietro e una camicia azzurro cielo abbastanza semplice. Poi fu il momento delle scarpe. Ancora non era inverno, ma la sera faceva sempre freddo, così preferì indossare degli stivali neri alti, almeno aveva un po' coperte le gambe. Quanto avrebbe preferito un paio di jeans a tutto questo!, si disse Luana, guardandosi riflessa allo specchio. Ma a Mary sarebbe venuto un colpo se si fosse presentata in jeans e maglietta. Si truccò leggermente e provò a legarsi i capelli, ma le ciocche della sua chioma di ricci neri non avevano intenzione di rimanere al loro posto. Così, alla fine, decise di lasciarli liberi, che stavano bene lo stesso.

Alle dieci in punto, il clacson della cabriolet rossa di Mary echeggiò per tutto il paese. Appena Luana apparve sulla porta, Mary iniziò a emettere fischi di compiacimento dalla bocca. Anche lei non era niente male. Aveva un vestitino nero che le arrivava appena alle ginocchia, con una scollatura a V sul davanti e décolleté rosse, che facevano pendant con il suo caschetto color porpora.

"Mamma mia Luana, questa gonna è stupenda! Non dico lo stesso della camicia però." Storse le labbra passandosi una mano sotto il mento. "Perché non ti sei messa una magliettina più aderente e scollata? Saresti stata uno schianto!"

"Mary, finiscila! Anche il tuo vestitino è carino, ma questi abiti non fanno per me. Sto bene così, ringrazia il cielo che non mi sono messa i jeans!" la provocò Luana.

Gli occhi di Mary, al sentire le sue parole, si spalancarono e con la mano le fece cenno di tacere.

"Per favore, non dire altro! Andiamo, prima che mi senta male."

Salirono in auto e partirono velocemente.

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