Capitolo 16

3K 92 4
                                    

Vittorio, dopo la riunione avuta nel pomeriggio con il figlio e gli altri dipendenti, arrivò a casa per le dieci. L'incontro era finito da qualche ora, ma ritardò nel suo ufficio per esaminare ancora una volta i modelli per la presentazione della collezione di Natale. Era sfinito. Mentre si allentava la cravatta, andò in cucina e si versò un bicchiere d'acqua. La casa era immersa nel silenzio. Di sicuro la moglie era già a letto e i domestici erano andati via. Tommaso, invece, era rimasto in azienda. Tutto ci si poteva dire, ma per quanto riguardava il lavoro, suo figlio non lo deludeva mai.

Ogni anno, per Natale, presentavano i loro modelli a un atelier di moda a Parigi. Facevano altre due presentazioni durante l'anno, una in primavera e l'altra in inverno, ma quella era l'unica che vendevano all'estero. Tutti ci tenevano molto e l'impegno regnava sovrano, anche da parte di tutto lo staff. Soprattutto Tommaso, ci metteva l'anima per la riuscita della sfilata.

Aveva appena iniziato a salire le scale per andare al piano di sopra, quando gli squillò il cellulare. Non aveva nessuna voglia di rispondere, ma non appena lesse il nome sul display, si affrettò a prendere la chiamata.

"Pronto?" Riscese i pochi gradini appena fatti e si chiuse nel suo studio. "Come mai mi chiami a quest'ora? Ci sono delle novità urgenti da riferirmi?"

"Mi scusi per l'orario, signore, ma credevo che volesse il resoconto di oggi."

"Ti ho detto un sacco di volte che quando sono a casa non devi chiamarmi! Solo in casi urgenti!" rispose Vittorio molto alterato.

"Mi dispiace ancora, ma credo che quello che devo dirle sia un caso urgente. Gli uomini che seguono la ragazza hanno..." Vittorio non gli fece terminare la frase.

"Non parliamone al telefono" disse spazientito. "Incontriamoci al solito posto fra dieci minuti." E, senza salutare, chiuse la telefonata. Si apprestò a uscire così come era entrato.

Il luogo dell'incontro era la strada che accostava il piccolo fiumiciattolo del posto. Era un luogo isolato e molto buio, poco frequentato dalle persone. Quando Vittorio arrivò sul posto, l'altra auto ferma che lo aspettava iniziò a lampeggiare, segnale che erano i suoi uomini. Arrestò la sua macchina di fronte all'altra e spense il motore. Un uomo scese dalla vettura, si avvicinò alla sua e aprendo lo sportello del passeggero, si accomodò sul mezzo.

"Allora, come mai questa urgenza di vedermi?" Si volse a guardare in faccia l'uomo appena salito.

"Mi scuso ancora per l'ora, ma penso che quello che sto per dirle sia molto importante." Il signore che parlava era un uomo sulla quarantina con capelli brizzolati, labbra sottili e occhi piccoli, capo di una banda di uomini bravi nel trovare e seguire le persone, e nei casi più estremi, abili nel farli sparire.

"Questo lascialo giudicare a me dopo che avrò sentito quello che hai da dire." La voce di Vittorio rimaneva impassibile.

"Gli uomini che vanno dietro alla ragazza, oggi, l'hanno seguita in un ristorante. Era in compagnia di altre due persone si presume suoi amici, hanno pranzato e..."

"Che cosa me ne frega di quello che mangia quella sciocca!" Il ruggito di Vittorio fece sussultare l'altra persona accanto a lui.

"A-arrivo al punto. Quindi, dicevo, mentre i tre pranzavano hanno iniziato a parlare di matrimonio e ad accusarla di essere d'intralcio all'unione di suo figlio con la giovane. Una soluzione ai loro problemi potrebbe essere la fuga, così da ammansirla e accettare la ragazza. Visto che i genitori di lei hanno già incontrato e conosciuto il signor Tommaso, e l'hanno accettato come loro genero." L'uomo lo disse tutto d'un fiato sintetizzando l'indagine del giorno, in modo da non essere ancora rimproverato. Si agitava sul sedile, aspettando una reazione da parte del capo.

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora