Capitolo 20

2.5K 85 2
                                    

Erano passati due giorni da quando Tommaso era partito. Luana, in quella mattina fredda e grigia, arrivò all'università come uno zombie. Il primo giorno che Tommaso fu a Parigi riuscirono a sentirsi solo per cinque minuti, dopo mezzanotte. Il secondo, invece, non si era fatto vivo nemmeno con un messaggio, anche se lei gli aveva scritto che l'avrebbe aspettato sveglia fino a tardi. Ma gli occhi gonfi furono l'unica cosa che ne ricavò.

Mary, appena la vide, emise un gemito indignato.

"O mamma! Che viso orribile che hai, amica mia!"

"Buongiorno Mary, grazie del complimento" le rispose Luana, storcendo le labbra.

Rendendosi conto che aveva parlato a sproposito, Mary cercò di rimediare.

"Eh... non volevo offenderti, solo sembra che tu non abbia dormito per niente stanotte."

"Infatti è così. Che ne diresti se ci prendessimo un caffè?" propose, sbadigliando.

"Sì, forse è meglio. Così mi racconti cosa ti ha tenuta sveglia." La prese sottobraccio e si avviarono al bar.

Si sedettero sugli sgabelli al banco ordinando due caffè, uno lungo e forte per Luana, e uno macchiato e ristretto per Mary.

"Allora, cosa ti è successo?" chiese quest'ultima, non appena il cameriere ebbe portato le due tazzine.

"Ho aspettato tutta la notte affinché Tommaso mi contattasse" rispose con un filo di voce Luana, fermandosi per bere il suo caffè. Posò la tazzina e continuò. "Sono passati solo due giorni, come farò ad aspettare una settimana?" Fece cadere la testa in avanti.

"Sei veramente innamorata! Il tuo uomo non è mica partito per la guerra. Come puoi essere così debole di cuore?" Le diede una pacca sulla spalla come a risollevarla. "Se ti vedesse qualcuno in questo momento penserebbe che sei una vecchia di almeno ottant'anni." E, le indicò con gli occhi, la sua postura incurvata e il capo abbassato.

Rendendosi conto di essere ridicola e fuori luogo, Luana si rimise dritta e scosse la testa, così da riprendere il controllo di sé.

"Hai ragione! Ho promesso a Tommaso che l'avrei aspettato mantenendo il sorriso sulle labbra. Anche se non riuscirò a sentirlo per tutta la settimana, rimarrò forte e non mi farò abbattere."

Quelle parole sembravano sincere, ma non riuscirono a ingannare Mary. Stava per dirglielo, quando vide Alessio Diamante che veniva dalla loro parte. Sollevò la mano, facendogli notare la sua presenza.

"Ciao Alessio. Era da un po' che non ti si vedeva" lo accolse calorosamente Mary, appena si avvicinò.

Anche Luana, all'udire le parole dell'amica, si girò a vedere il nuovo arrivato.

"Ciao" lo salutò, alzando solo la mano.

"Buongiorno ragazze, come state?" ricambiò Alessio, sorridendo.

"Benissimo!" rispose prontamente Mary, ma ricordandosi della malinconia dell'amica si corresse. "Stiamo bene. Tu? Vuoi unirti a noi?" gli chiese, indicando con la mano lo sgabello accanto al suo.

Luana non era dell'umore adatto a intrattenere gente ma, come sempre, Mary non si preoccupava delle persone accanto a sé. Sospirò e sorrise ad Alessio, come a incitarlo ad accettare l'invito.

"Se non sono di disturbo, rimango" rispose lui, guardando entrambe.

"Ma che fai scherzi! Dai siediti!" insistette Mary, continuando a sventolare la mano verso lo sgabello.

Alessio l'accontentò e si accomodò, ordinando anche lui un caffè.

"Però, ragazze, sarò io ad offrire" disse deciso.

Mary stava per contrariarlo, ma le squillò il cellulare. Vedendo il nome sul display, il suo viso divenne radioso.

"Ciao tesoro!" rispose festosamente.

Però, dopo un po' che ascoltò l'altra persona parlare, tutto l'entusiasmo che aveva manifestato, scomparve. Scattò in piedi.

"Arrivo subito!" disse in breve e chiuse il telefono. "Ragazzi, scusatemi, devo lasciarvi. Era Jimmy. E' a casa, da solo, con la febbre. Non riesce ad alzarsi e vuole che vada da lui."

"Vai tranquilla" la sollecitò Alessio. "Conosco Jimmy, ed è molto vulnerabile quando sta male."

"Infatti, non ti preoccupare per noi, vai e prenditi cura di lui" la spronò anche Luana.

Mary non se lo fece ripetere un'altra volta, diede a entrambi un bacio con la mano e corse via.

A quel punto, Luana, rimasta sola con Alessio, non sapeva che fare. Provò a dire qualcosa.

"Hai lezione stamattina?"

"No, sono passato per parlare con un professore" rispose spiccio.

Di nuovo silenzio. Ah, com'era utile in momenti come quelli la presenza di Mary, pensò Luana a disagio.

"Quando darai la laurea?" chiese nuovamente lei, cercando di intrattenere una conversazione.

Alessio rimase muto e abbassò lo sguardo intristito. Luana aspettò qualche secondo, ma non giunse nessuna risposta. Forse non l'aveva sentita?

"Scusami se sono assorto, ma non sarà semplice per me, da oggi, prendere la mia seconda laurea."

Luana non capì cosa lui volesse dire e aspettò che continuasse.

"Non dovevi parlarmi della laurea, hai toccato un tasto dolente, mi sa che hai rovinato la mia giornata" scherzò Alessio, accusandola bonariamente.

Luana cercò di sorridere alle sue parole, provando a capire.

"Non volevo essere invadente. Se ti ho offeso, scusami" si discolpò.

Alessio si girò verso di lei, ridendo. "Ti perdono, solo se sarai disposta a farmi da confidente" dichiarò.

"Come, scusa?" rispose confusa Luana.

"Non sono pazzo, se è questo che pensi. Ti propongo, semplicemente, di ascoltarmi, ed essere la mia valvola di sfogo per qualche minuto" confessò.

Quindi, ha davvero un problema e vuole parlarne con qualcuno, non sta scherzando, pensò Luana, osservandolo.

"Allora, cos'hai deciso?" insistette lui.

"D'accordo, andiamo fuori e parliamo" rispose convinta.

Era pur sempre il miglior amico di Tommaso e non poteva ignorarlo, a maggior ragione se chiedeva un favore. Si alzarono entrambi e, dopo che Alessio ebbe pagato, si avviarono insieme verso l'uscita.

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora