Prologo

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La sensazione di squarcio che si sente quando un proiettile ti trapassa la pelle è come sentire la lacerazione del tuo corpo invaso da un oggetto indesiderato. È questo ciò che ho provato nel momento in cui a quello sconosciuto è partito il colpo. Io avevo gli occhi puntati su altro, sulla persona più importante della mia vita, non ho nemmeno visto la direzione della pistola. L'unica cosa che mi è passata per la mente in quell'istante, non è stato il dolore straziante che si prova, ma rimanere intrappolato come un topo, e capire di non poter più fuggire via. Fermarsi per il rimbombo del colpo e non poter fare un passo, stare sulle gambe malferme e non poterle più muovere e, infine, accasciarsi a terra inerme, guardando di fronte a te senza fare più nulla, sbattendo le palpebre per far sì che non diventi troppo buio. Tutto questo devasta completamente. Ti senti finito, un corpo inutile, riesci ad ascoltare le grida e il pianto di quella persona a pochi metri da te ma tu, rimani lì, senza scampo, sollevando con la poca forza rimasta, una mano nella sua direzione. Inizi a chiamare il suo nome nella tua mente, vorresti che quella voce senza suono fosse capace a fermare tutto, a trasmettere coraggio e tranquillità a quell'unica tua fonte di vita. E l'ultimo pensiero che ti passa per la testa è uno solo: se quella persona scompare come schiuma del mare e non riesco più a vederla, allora, rimanere qui, a terra come un sasso, per me va bene, perché non ci sarà niente che sarà capace di sostituire dentro al mio cuore l'amore che provo e che proverò per lui, e così sarà una futilità continuare a vivere.

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora