Epilogo

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Erano tutti seduti fuori da quella porta bianca. Tommaso accanto ad Alessio, di fronte Vittorio e Paolo e, da qualche minuto, li aveva raggiunti pure Ida. Si accomodò accanto al figlio e gli strinse la mano. Ormai non si contavano più le ore d'attesa e non provavano più a chiedere agli infermieri che passavano di lì. Nessuno sapeva niente, ed erano stufi di sentirsi rispondere solo di aspettare. Teresa aveva ripreso i sensi e voleva raggiungerli, ma Massimo glielo aveva impedito. Tommaso teneva la testa appoggiata contro il muro e stava con gli occhi chiusi. Non aveva più rivolto la parola al padre ed evitava di guardarlo, ma sapeva benissimo che gli stava infliggendo una punizione non meritata. In quella storia la colpa era di tutti e, se suo padre era in parte responsabile, lui lo era tanto quanto lui. Ma non si spiegava il perché, però il suo cuore si calmava solo se lo colpevolizzava di tutto. Voleva rivedere Luana e poterla stringere di nuovo tra le braccia, voleva che rimanesse in vita, senza chiedere nient'altro.

All'improvviso, la porta si aprì e tutti si voltarono in quella direzione, sperando che qualcuno finalmente dicesse loro qualcosa. Anche Tommaso aprì gli occhi e li guardò. Uscirono tre uomini con dei camici di carta verdi e con ancora le mascherine alla bocca. Uno di loro se la tolse e chiese chi fossero i familiari di Luana Fiorenzi. Scattarono tutti all'in piedi e si avvicinarono a essi.

"Sono il marito" gli disse Tommaso, fremendo dall'ansia.

"L'operazione è riuscita. Anche se il proiettile non ha perforato nessun organo vitale, la paziente ha perso molto sangue e credevamo che non ce l'avrebbe fatta. Ma è una donna molto forte e, se supera la notte, potremo dire che è fuori pericolo."

I mormorii di gioia che tutti esclamarono ascoltando la prognosi del medico, riempirono la sala d'attesa che fino a quel momento era stata silenziosa e lugubre. Vittorio strinse le spalle del consuocero, Ida si portò le mani alla bocca cominciando a piangere, e Alessio sorrise, dando dei colpetti di incoraggiamento sulla spalla dell'amico.

"Posso vederla?" chiese Tommaso, sorridendo anche lui.

"Al momento è sedata e non si sveglierà prima di domani, ma quando verrà sistemata nella propria stanza potrà visitarla per qualche minuto" rispose imperturbabile il medico. Poi, scusandosi con tutti i presenti, si congedò.

Tommaso aspettò impaziente, continuando a fare avanti e indietro nel corridoio fuori la porta della camera di Luana, qualcuno che uscisse da lì e lo facesse entrare. Quando finalmente gli fu consentito l'accesso, si precipitò all'interno senza curarsi delle persone che lo guardavano. Si sedette sulla sedia accanto al letto e prese con dolcezza la mano della moglie tra le sue. Rilasciò le lacrime di gioia che aveva trattenuto fino a quel momento e si abbassò per baciarle il dorso. Gli doleva il cuore vederla distesa inerme con tutti quei tubi collegati al suo corpo ma, nello stesso tempo, provava una contentezza infinita sapendo che fosse sana e salva. Come poteva pensare di vivere senza di lei? Voleva tanto dirle che Davide stava bene, placare il tormento nel suo cuore dovuto alla preoccupazione. Anche se era sfinito, avrebbe aspettato il suo risveglio e sarebbe stato lì quando avrebbe chiesto di lui.

E così fu. Quando Luana aprì gli occhi e vide il marito, la prima cosa che pronunciò fu il nome del figlio. Quando poi lui la tranquillizzò e la informò che Davide si trovava insieme a Mary, gli chiese cosa le fosse successo e perché lo stavano rapendo. Però, Tommaso non le raccontò tutta la storia, ma aspettò qualche giorno affinché si ristabilisse.

Luana fu dimessa due settimane dopo e, al suo rientro a casa, fu organizzata una festicciola in suo onore. Furono invitati solo gli amici più stretti e i parenti di lei.

Vittorio e Tommaso chiarirono il diverbio avvenuto in ospedale. Lui chiese scusa al padre per ciò che gli disse pentendosi delle sue stesse parole e, di rimando, Vittorio lo perdonò, perché capì che a parlare non fu il proprio figlio, ma il dolore e l'angoscia dentro di lui.

Monica fu accusata di rapimento nei confronti di minore e tentato omicidio; fu rinchiusa in una clinica psichiatrica e doveva restarci fino al giorno della sentenza. Tommaso si sentì in parte responsabile per come era andata a finire la sua vita e si afflisse moltissimo per lei.

Invece, Alessio, divenne un idolo per Davide. Fortunatamente, il brutto episodio avvenuto con il rapitore, si trasformò per il piccolo, in qualcosa di fantasioso. Anche per Luana e Tommaso, sapere come l'amico aveva protetto il loro figlio, servì a riscattarlo dalle ingiustizie compiute da lui in passato.

Insieme trascorsero una piacevolissima serata, come se tutto quello che era successo qualche tempo prima non fosse mai accaduto.

Quando, infine, tutti gli ospiti furono andati via e Tommaso poté rimanere da solo con sua moglie, misero a letto Davide e, dopo averlo coccolato per più di un'ora, si chiusero nella loro camera. Tutte quelle notti trascorse in solitudine avevano reso anche la stanza tetra e triste. La prese per la vita e l'avvicinò a sé. Lei appoggio le mani sul suo petto e inclinò leggermente la testa per guardarlo negli occhi.

"Mi sei mancata da morire" le disse lui.

"Ma se mi vedevi tutti i giorni" gli obiettò Luana con un filo di sarcasmo. Lui si abbassò e premette le labbra sulla sua bocca.

"È questo quello che mi è mancato di più" le sussurrò, dopo essersi allontanato solo di pochi millimetri. "I medici hanno detto che ora stai bene e che puoi tornare a fare tutto quello che vuoi, che ne dici se accontentiamo Davide e gli regaliamo una sorellina?"

Luana accolse la provocazione e, sollevandosi sulle punte dei piedi, gli allacciò le braccia al collo e lo baciò.
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LA STORIA NON È FINITA!!!
Andate a leggere 'Il rimpianto', sempre sul mio profilo, un capitolo extra scritto apposta per voi!

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