Capitolo 7

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Dopo un'ora e mezza, la cena era finita, e si spostarono tutti e quattro in salotto, a bersi un caffè. Jimmy aveva fatto la sua proposta alle ragazze di posare come fotomodelle, ma l'unica ad accettare era stata Mary. Vani furono i suoi tentativi di convincere anche Luana.

"Sentite, io e Jimmy dobbiamo lasciarvi per parlare dell'incontro che avrò domani per la pubblicità del profumo. Credo che sarà un'esperienza molto esaltante, ma visto che non l'ho mai fatto, non vorrei arrivare impreparata. Andiamo di sopra a provare a fare qualche scatto e a farmi dare qualche consiglio." Mary era molto entusiasta, la sua voce fremente ne era la prova.

"Voi due se volete potete continuare a discutere qui in salotto, uscire in terrazzo, comportarvi, insomma, come se foste a casa vostra!" E con un gesto di saluto con la mano a entrambi, si avviò di sopra con Jimmy.

Luana, invece, era molto tesa; perché Mary l'aveva lasciata da sola con Flavio? Guardandolo di sottecchi si rese conto, però, che lui era rilassato, come se stare con lei fosse la cosa più naturale del mondo.

"Cosa vuoi fare?" le chiese Flavio con molta tranquillità.

"Beh, io...non saprei...tu hai qualche idea?" Luana fu presa alla sprovvista e non seppe cosa rispondere.

"Io una mezza idea ce l'avrei...che ne dici se rubassimo la macchina di Jimmy e ci facessimo un giro per la città?"

La prima reazione di Luana fu quella di gridargli subito 'sì!', però cercò di restare calma e rispondere con moderazione.

"Molto volentieri, potresti farmi da guida turistica e farmi conoscere i posti che ancora non conosco." Il sorriso che gli rivolse, fu dei più belli che lui avesse mai visto.

Senza avvisare Mary e Jimmy, presero le chiavi dell'auto e partirono per mete ancora sconosciute.

Flavio, però, non era più sereno. Luana se ne accorse da come serrava le mani sul volante. Le aveva detto che l'avrebbe portata in un posto per lui importante. Ma quel suo silenzio la metteva a disagio. Avrebbe preferito che lui parlasse, che le dicesse cosa lo turbava tanto, già dall'attimo in cui aveva messo piede nell'appartamento di Mary.

Dopo aver svoltato e girato in un paio di strade, arrivarono in una piazza, dove al centro di essa si trovava una fontana, molto semplice, senza luci e con un unico gioco d'acqua centrale. Si fermò poco distante e spense la macchina.

"Siamo arrivati, possiamo scendere." Era molto serio e mentre parlava nemmeno la guardava.

Luana, osservandosi in giro, non capiva che posto fosse quello e che significato potesse avere. Se non fosse stato per la fontana, era una piazza buia e silenziosa.

Flavio, nel frattempo, era sceso e aveva fatto il giro dell'auto, piazzandosi davanti allo sportello di Luana, aprendolo.

Prese fra le sue mani quella di lei e l'accompagnò a sedersi sul muretto che circondava la fontana. I suoi occhi cercarono quelli della donna e il suo sguardo si fece penetrante, serio. Continuava a stringerle le mani, piccole e delicate, e da quel contatto sperava di trovare le parole adatte per poterle spiegare tutto.

"Sei la prima persona che porto in questo posto. Un giorno, quando avevo dieci anni, mio nonno mi ha fatto conoscere questa piazza, e mi ha raccontato tutti i momenti che lui e la donna che ha amato hanno trascorso qui. Per lui era un posto fantastico, unico, quando si incontravano tutti i pomeriggi a chiacchere e amoreggiare, mi diceva, che rinasceva, diventava una persona diversa, un uomo solo per quella donna. Io ero il suo unico nipote e per me ha sempre voluto il meglio. Ambiva che io capissi l'importanza di conoscere una donna per me speciale, oltre l'impegno di portare avanti l'azienda, ci fosse in me il desiderio di trovare l'altra metà di me stesso." Mentre parlava, i suoi occhi non abbandonavano mai quelli di Luana.

"Fino ad oggi ho cercato di seguire i suoi consigli ed è per questo che alla mia età non sono ancora sposato, ma credo che ne sia valsa la pena." Le sorrise dicendo quelle ultime parole.

Luana continuava a rimanere in silenzio, capiva dal suo sguardo quanto fosse importante quello che le stava raccontando.

"Io ti ho mentito la sera che ci siamo conosciuti. Il mio nome non è Flavio ma Tommaso, è sono il figlio di Vittorio Umberti, il presidente de La nuova moda. Conoscerai, sicuramente, i negozi d'abbigliamento sparsi nella città che portano questo nome."

E come se li conosceva! Erano i negozi più rinomati che si trovavano a Firenze. Ma questo, però, non era il punto su cui soffermarsi. Perché le aveva mentito? Come se glielo lesse nel pensiero, Tommaso glielo spiegò.

"Se ti ho mentito è perché, quella sera, io non volevo essere la persona che sono. Avevo litigato con mio padre e lui mi ha rinfacciato, per l'ennesima volta, l'importanza di essere un Umberti e i doveri che questo nome comporta. Vuole che mi sposi e viva con una donna che piaccia a lui, semplicemente per il proprio interesse." E ridendo continuò. "Nemmeno fossimo nell'ottocento!" Ma dalla sua voce traspariva molta amarezza.

Luana tolse le mani dalle sue e le posò in grembo. Non lo guardò più negli occhi, ma si mise a fissare l'ambiente davanti a lei. Lasciò che il silenzio facesse da padrone e rifletté su cosa dire. Era molto brutta la situazione in cui si trovava Flavio, no!, il suo nome era Tommaso, Tommaso Umberti per l'esattezza. Persone potenti, pieni di soldi e autorità. Non c'era niente che accumunava entrambi, però, da quel poco che aveva conosciuto di lui, non era né avido né pieno di sé. Lui rispettava molto le persone, a dispetto del loro ceto sociale.

L'unica cosa che le passò per la testa e che ritenne giusta da fare, fu abbracciarlo. Le sue minute braccia lo avvolsero in una calda stretta, avvicinandosi a lui più che poté e appoggiando il capo sulla sua spalla. Quel gesto stupì Tommaso da lasciarlo immobile, senza parole. Pochi attimi, però, bastarono per farlo reagire. Circondò anche lui il corpo di Luana con un forte abbraccio, stringendola a sé.

Appena Tommaso allentò la presa, Luana lo guardò negli occhi.

"Non sono arrabbiata perché mi hai mentito. Non mi importa quale sia il tuo nome, anche se fossi rimasto Flavio non avrebbe cambiato ciò che ho iniziato a provare per te." Si fermò un istante. "Sono molto attratta da te e, da quella sera che ci siamo conosciuti, sei sempre nei miei pensieri. Non lo so nemmeno io il perché, ti conosco da pochissimo tempo, ma sembra ti conosca da sempre. E..." Fu interrotta da Tommaso che le posò due dite sulle labbra.

"Non dire più niente, non me lo merito. Avevo paura che tu non mi avresti capito e, conoscendo veramente chi fossi, mi avresti rifiutato, ma sono stato solo uno stupido. Tu sei una ragazza meravigliosa, mi sono bastate solo quelle poche ore che abbiamo passato insieme per capirlo. Non voglio più separarmi da te, dammi il tuo numero di telefono, il tuo indirizzo, tutto quello che mi serve per trovarti in qualsiasi momento!" E inaspettatamente ma dolcemente, la baciò.

Le sue labbra si posarono delicate su quelle di Luana e il bacio si fece più appassionato non appena lei incrociò le mani dietro il collo di lui, accarezzandogli i capelli. I gemiti di piacere che Tommaso sentiva uscirle dalla bocca lo incitavano a continuare. La stringeva sempre di più, e si staccava solo per pochi secondi per stuzzicarla con dei baci lungo il collo o per riempirle il viso.

"Mi fai impazzire Luana" ansimò. "Credo sia meglio che io ritorni in me." La sua voce era spezzata dal desiderio e le mani che tenevano stretta la vita di Luana, tremavano leggermente. Appoggiò la fronte a quella di lei e si fissavano entrambi negli occhi, ansimando, con i loro cuori che battevano all'unisono.

Luana sorrise alle sue parole e gli accarezzò il viso, sfiorando con una mano la sua guancia.

"Hai ragione, è meglio fermarci. Anzi forse è meglio tornare, non abbiamo avvisato nessuno che saremmo usciti. Non è che ci viene a prendere la polizia? Abbiamo sempre rubato un auto!" E scoppiarono entrambi a ridere.

Si avviarono alla macchina tenendosi per mano. Mentre Tommaso teneva aperto lo sportello di Luana per farla salire, le rubò un altro bacio e le ripeté che meraviglia di donna fosse.

Quando arrivarono a casa di Mary, trovarono un Jimmy agitatissimo e con un diavolo per capello. Man mano che ascoltava le rassicurazioni dell'amico, si calmò, e così poté notare com'erano radiose le facce che avevano entrambi.

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