Capitolo 43

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Prima delle 13:00

I passeggeri del volo AR7701 diretti a New York sono pregati di avvicinarsi al gate numero sette per iniziare la procedura d'imbarco, ripeto...

Era il momento. Luana prese il beauty case accanto a sé e si alzò. Il resto delle valigie le aveva già imbarcate, ma gli effetti più personali li aveva con sé. Aveva preferito che nessuno l'accompagnasse. I suoi genitori avevano insistito molto per rimanere con lei fino alla partenza, ma non voleva farsi vedere triste e malinconica. L'amarezza che provava in quel momento non era dovuta alla lontananza dai suoi familiari per un paio di mesi, ma l'abbatteva pensare che in quegli stessi attimi si stava svolgendo il matrimonio di Tommaso. Anche Mary sarebbe voluta essere lì e si era scusata molto per non esserci, ma non poteva fare altrimenti.

Si mise in fila, con i documenti in mano e attese che arrivasse il suo turno. Fissava davanti a lei una coppia di genitori che tenevano il loro bambino per mano, guardandosi felici. Provò una fitta di invidia per quella famiglia amorevole e calorosa. Chissà se anche lei avrebbe avuto la sua di famiglia, da poter amare e proteggere. Mentre le si riempivano gli occhi di lacrime e si formava un groppo in gola, qualcuno l'afferrò per un braccio e la tirò fuori dalla fila. Alzò di scatto la testa per capire chi fosse e cosa stesse facendo, ma quella persona l'abbracciò strettamente, stringendola a tal punto da non lasciarla respirare. Luana rimase con le braccia aperte, senza sfiorarlo.

"Sono stato uno stupido. Non mi basta il resto della vita per farmi perdonare, ma non farò più l'errore di lasciarti scappare."

A sentire la voce di Tommaso, le lacrime iniziarono a scendere sul volto di lei. Forse, era un sogno trovarsi stretta a lui. Forse, si era appisolata mentre aspettava seduta in aeroporto. E, visto che era un sogno, lo abbracciò anche lei, approfittando del calore del suo corpo.

"Rimarrò per sempre al tuo fianco, dovrai stufarti al punto da voler essere tu a mandarmi via" le sussurrò all'orecchio Tommaso, tenendola ancora più stretta.

"Non voglio svegliarmi" bisbigliò Luana.

Lui si allontanò quel poco per poterla guardare negli occhi.

"Questo non è un sogno." Le accarezzò il viso asciugandole le lacrime. "Sono veramente accanto a te, e anche se mi allontanerai, non andrò da nessuna parte."

Luana sbatté le palpebre, sbiancando in volto. Cosa diavolo stava succedendo, allora?

"C-che ci fai qui?" gli chiese sconvolta. "Devo essere impazzita." E cercò di allontanarsi dal suo abbraccio, ma Tommaso non la mollò e la trasse ancora più vicino a sé.

"Ho scoperto tutto" confessò. "Mi sconvolge aver saputo la verità, ma ciò che mi ferisce di più è aver dubitato di te e averti odiata. Sono io quello ad essere pazzo."

Lo sguardo di Tommaso era sofferente e avvilito, ma era sincero e non lasciava trapelare nessuna insicurezza. Dentro di sé provava una rabbia infinita contro suo padre però, nello stesso tempo, riavere Luana tra le braccia, ritornare ad amarla, poter finalmente guardarla con gli occhi di un uomo innamorato, sbollivano tutto il suo corpo.

"E il tuo matrimonio?" gli chiese Luana con un filo di voce.

"L'unica persona che sposerò e che starà al mio fianco, è proprio qui di fronte a me" le dichiarò lui, sorridendole.

Luana riuscì a liberarsi dal suo abbraccio, passandosi una mano sulla fronte leggermente imperlata di sudore. Era tutto così assurdo, fino a dieci minuti prima credeva che non avrebbe più avuto niente a che fare con lui, e che una volta tornata, se fosse ritornata, lui sarebbe stato sposato e perduto per sempre.

Mentre non sapeva che dire e, soprattutto, che fare, la ragazza addetta al gate le si avvicinò esortandola a imbarcarsi. Guardò dietro di sé e si rese conto che tutti i passeggeri erano saliti, e che stavano aspettando solo lei. Alzò lo sguardo e fissò Tommaso. Ma, prima che potesse parlare, lui le prese le mani fra le sue.

"Non andare. Non posso stare senza di te nemmeno per un secondo."

Lei si liberò dalla sua presa. "Devo andare. Non posso rinunciare a questa opportunità. In molti hanno lavorato per me e non voglio deluderli."

Anche se il cuore, il corpo, la mente le dicevano di fidarsi, di tornare indietro con lui, quella poca razionalità che le era rimasta, le diceva di non rimanere. Tommaso abbassò le braccia lungo i fianchi, e vi si dipinse in volto un'aria abbattuta e afflitta.

"Non sto dicendo che non rimarrò al tuo fianco" gli disse Luana, sfiorandogli una guancia. "Ti chiedo solo di aspettarmi." Alla fine era prevalso il suo cuore. Anche se aveva deciso di partire, sarebbe ritornata per lui. Lui alzò la sua mano e l'appoggiò su quella di lei.

"Anche se non credo che riuscirò a dormire per i prossimi due mesi, non posso fare altro che accettare la tua scelta. La colpa è mia se ti ritrovi in questa situazione, e questa sarà la giusta punizione al mio comportamento."

"Allora vado." Ma, mentre Luana si voltava per dirigersi all'imbarco, lui la tirò verso di sé e, afferrandole la testa con entrambe le mani, appoggiò le labbra sulle sue. Prima delicatamente, poi, quando i sensi iniziarono a vorticare senza sosta, il bacio si fece più appassionato, più vorace, la bocca di Tommaso sembrava volesse inghiottire tutto di lei. Si era dimenticato cosa volesse dire baciare la donna che si ama, sentire quel desiderio percorrergli tutto il corpo e riempirlo fino nel profondo. Entrambi avevano chiuso gli occhi, e Luana aveva appoggiato le mani sui fianchi di lui. Quando, lentamente, Tommaso si stacco da lei, si fissavano a vicenda con uno sguardo languido e lussurioso.

"Torna presto" le disse soltanto Tommaso.

Luana non aveva nemmeno un filo di voce per rispondergli. Era stata presa alla sprovvista, ma ne era valsa la pena.

Oh, quanto le erano mancati i suoi baci. Credeva che nessun uomo sarebbe stato capace di farle provare quelle sensazioni. Gli fece semplicemente un cenno di assenso con la testa, e si voltò per andarsene. Arrivata sull'aereo, prese il cellulare per spegnerlo, ma si accorse di avere un messaggio: 'Ti amo da morire. Perdonami se per due anni non te l'ho detto.' Mittente: Tommaso. 

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora