Capitolo 39

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Arrivò la sera, e Tommaso si trovò seduto in macchina ad attendere che Jimmy uscisse di casa. Come gli aveva promesso, avrebbe passato con lui la sua ultima sera da celibe, ma ne avrebbe approfittato anche per divertirsi un po'. Arrivato in ufficio, quel giorno, aveva intravisto Luana uscire dalla sartoria. Era da parecchio che non si faceva vedere in azienda e, forse, era venuta per salutare prima di partire. A lui, però, non aveva riservato lo stesso trattamento. Probabilmente era meglio così, chissà quale sarebbe stata la sua reazione vedendosela davanti, e non poter fare nulla per non mandarla via. Scosse la testa. A lui non importava cosa lei facesse, e non doveva nemmeno importargli che gente vedesse. Era stato molto chiaro fin dall'inizio sia con lei che con se stesso, quindi, giunti a quel punto, non doveva avere nessun ripensamento. Mentre si ammoniva da solo di smettere di pensare a lei, gli squillò il cellulare. Lo tirò fuori dalla tasca della giacca e lo fissò con occhi sbarrati. Lo schermo lampeggiava il nome 'Luana Fiorenzi'. Aspettò qualche secondo pensando che lei potesse aver sbagliato, ma il telefono continuò a suonare. Allora rispose, attirato dalla curiosità.

"Cosa succede?" disse apatico.

Uno scoppio di risa gli fece allontanare istintivamente il telefono dall'orecchio.

"Allora, ci sei! Pensavo che non volessi parlarmi ma... mi sono sbagliata!" La voce strascicante di Luana lo lasciò con la bocca aperta. Era per caso ubriaca? Cosa diavolo stava facendo?

"Felicitazioni!!!" Urlò ancora. "T-tu ti sposi e io me ne vado, c-che strana coincidenza, vero?"

"Dove sei?" le chiese preoccupato.

"E a te cosa importa?" Non urlava più, ma biascicava lo stesso le parole. "V-verresti a salvarmi se fossi in pericolo? Ti importerebbe se in questo momento stessi per morire?"

Erano frasi di una persona ubriaca, ma Tommaso rimase ugualmente sconvolto. In qualsiasi situazione si fosse trovata era sicuro che si sarebbe precipitato a soccorrerla. Era stata una persona per lui importante e, anche se fra loro era finita, non si sarebbe voltato da un'altra parte lasciandola in pericolo.

"Torna in te e dimmi dove sei, vengo a prenderti" le ordinò brusco.

"Eh no! Questo non vale. Verresti da me solo perché sono ubriaca, e non perché ti manco. Domani sposerai comunque quella donna e mi lascerai di nuovo sola" piagnucolò lei, alzando di nuovo la voce.

All'improvviso, quando Tommaso pensava di iniziare lui stesso a urlare per farla tornare in sé, sentì una voce di donna che le strappò il cellulare dalle mani, e cominciò ad ammonirla.

"A chi cavolo hai chiamato? Stai urlando, non vedi che tutti ti stanno guardando? Non mi sono allontanata nemmeno cinque minuti che hai combinato un disastro. Sei stata tu a rovesciare questo bicchiere?"

Tommaso ascoltò in silenzio la donna dall'altro lato, e capì che era Mary. Iniziò a chiamarla per farsi sentire e la ragazza, rendendosi conto che la conversazione dell'amica non era stata chiusa, si portò il telefono all'orecchio.

"Chi parla?" chiese spazientita.

"Ciao Mary, sono Tommaso, va tutto bene lì? Cosa sta succedendo?" Anche se sentiva il cuore alleggerirsi al pensiero che Luana non fosse sola, voleva essere sicuro che stesse bene.

"Oh, sei tu" rispose allibita.

Gli manca così tanto che appena ha perduto la ragione per colpa dell'alcol, l'ha subito chiamato, pensò Mary, guardando Luana appoggiare la testa sul tavolo con il suo stesso braccio come cuscino.

"Stai tranquillo, ci sono io con lei. Non so cosa ti abbia detto, ma sono sicura che domani se ne pentirà."

Anche Tommaso era convinto che, una volta tornata sobria, non avrebbe ricordato le parole che gli aveva appena detto.

"Posso venire a prendervi e accompagnarvi a casa" le propose Tommaso.

"No, va bene, mi occupo io di lei. Ma, poi, tu non dovresti essere con Jimmy per il tuo addio al celibato?" indagò scrupolosamente Mary.

"Sono in macchina ad aspettarlo."

"È sempre il solito ritardatario" sospirò rassegnata. "Comunque, andate a divertirvi e non preoccuparti per noi, domani ti sposi, e non è il caso che la sera prima la passi con lei" lo ammonì.

"Chiamami se hai dei problemi." Stava per chiudere, ma Mary lo fermò.

"Volevo dirti... penso saprai che domani Luana parte per New York e, anche se lei dice che va via per lavoro, lo fa solo per dimenticarsi di te, e non essere presente il giorno del tuo matrimonio. Abbiamo sbagliato a giudicarla un'opportunista infedele e, pure se non ci sono delle prove che la discolpano, io sono sicura della sua innocenza."

Tommaso non le rispose e, dopo averla salutata, chiuse la conversazione. Tutti si fidavano di lei e la ritenevano una persona sincera, ma perché lui non ci riusciva più? Strinse il telefono tra le mani; Luana era l'unica persona capace di sconvolgerlo e renderlo insicuro.

"Andiamo, amico!" Jimmy comparve all'improvviso, salendo di colpo sull'auto, così che Tommaso sobbalzò sorpreso.

"Avverti quando arrivi!" gli urlò contro.

L'amico lo guardò confuso, non capendo la sua stizza.

"Va tutto bene?" Jimmy si avvicinò di più per guardarlo meglio. "Sei agitato come una sposina il giorno prima del matrimonio?" lo prese in giro, sogghignando.

Tommaso si schiarì la voce, scacciando con la mano le parole di Jimmy.

"Smettila di dire cretinate! Ero solo così rilassato che non ti ho sentito arrivare. Ti rendi conto quanto mi hai fatto aspettare?" si giustificò, cercando di portare la situazione a suo vantaggio.

"Beh, hai ragione, sono leggermente in ritardo." Si sistemò composto e si mise la cintura. "Andiamo, quindi? Non perdiamo altro tempo."

Mira sempre all'amor proprio e non sbagli mai, pensò Tommaso, vedendo come Jimmy cambiava argomento sentendosi nel torto. Sorrise al suo comportamento e, mettendosi anche lui la cintura, partì. Evitò di raccontargli della telefonata avuta poco prima con Luana e Mary anche se, per tutta la sera, i suoi pensieri tornavano continuamente a loro.

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