Capitolo 11

3.2K 111 0
                                    


Luana arrivò a casa ancora in lacrime, si fermò davanti al portone e cercò di asciugarsi la faccia. Se i suoi genitori fossero tornati, non voleva che la vedessero in quello stato. Fortunatamente, però, quando entrò, regnava il buio assoluto, segno che erano già andati a dormire. Si precipitò nella sua stanza e si appoggiò contro la porta, scoppiando in un pianto dirotto. Mentre era a terra con le braccia incrociate e la fronte appoggiata su di esse, le passò per la mente un pensiero scioccante. Sollevò la testa di scattò smettendo momentaneamente anche di piangere. Alzò la mano destra e si guardò l'anello. Se sua nonna lo aveva ricevuto dal suo primo amore tanti anni addietro e adesso la madre di Tommaso lo reclamava come pezzo unico della sua famiglia, ciò significava che, il padre di Ida era l'uomo che sua nonna amò, ricambiata, in gioventù. Quindi, Ottavio disegnò e creò quel gioiello appositamente per Vera, senza mai riferirlo a nessuno. Come si poteva dimostrare una cosa del genere senza rivelare sentimenti sepolti da tempo? Era crudele lo scherzo che il destino le stesse facendo.

Si tolse l'anello e lo ripose nella sua scatolina, sistemandolo nel cassetto del comò. Andò in bagno, si lavò bene il viso, si cambiò e indossò il suo pigiama, infilandosi subito a letto. Nel buio pesto della camera spiccavano come due lucciole i suoi occhi, ancora pieni di lacrime. Si addormentò alle prime ore dell'alba, sfinita e addolorata nel profondo.

Non dormì molto, ma alzarsi un po' più tardi, così da non trovare nessuno in casa, non fu poi così male. Sua madre avrebbe pensato che stesse dormendo solo perché aveva fatto tardi. Ma come si sbagliava!

Indossò dei leggings neri con un pullover bianco molto largo e andò in cucina. Aveva un gran mal di testa e degli occhi pesantissimi. Optò per un tè nero forte per cercare di tornare in sé. Mentre era seduta al tavolo della cucina a berlo, qualcuno suonò al campanello. Il cuore le balzò in gola. Se fosse stato Tommaso non era proprio dell'umore giusto per vederlo. Si avvicinò alla porta e attese qualche secondo, ma quando sentì dall'altro lato la voce di Mary, si precipitò ad aprire. L'amica aveva un sorriso rilucente ed entrò come una furia senza fermarsi o chiedere, ma appena arrivarono in cucina ed ebbe modo di guardare attentamente Luana, divenne molto seria.

"Oh mio Dio, ma cosa ti è successo? Hai due occhiaie scurissime!" Mary la prese per mano e la trascinò sul divano. Era andata a casa dell'amica per farsi raccontare tutti i minimi particolari della sera precedente, però trovarla con gli occhi gonfi e il viso tirato, non preludeva nulla di buono.

"Mi vuoi dire cosa è accaduto?" insistette.

Luana prese un bel respiro e cercò di spiegarle. "Sono stata un'illusa. Credevo che sarebbe andato tutto bene e, invece, è stato un incubo. Quando suo padre ha capito che ero la ragazza di Tommaso ha iniziato a giudicarmi una poco di buono, e sua madre mi ha accusato di essere una ladra. Ma ciò che è peggio, è che Tommaso non ha creduto in me, mi ha guardato come se non mi conoscesse." La voce iniziò a tremarle e non riuscì più a parlare tranquillamente.

"Una ladra? E cosa avresti rubato?" le chiese Mary molto confusa.

"Ho indossato l'anello che mi ha regalato mia nonna, e nel presentarci, quando Ida Umberti mi ha stretto la mano, si è accorta della fascia d'oro che avevo al dito e ha iniziato a farmi domande, affermando che appartiene alla sua famiglia."

Luana le spiegò tutta la storia appresa la sera prima, delle minacce ricevute da Vittorio Umberti e del legame che c'era tra l'anello, sua nonna e il nonno di Tommaso. Le disse pure dei dubbi che dimostrò quest'ultimo nei suoi confronti. E per finire, le raccontò come scappò lasciando l'intera famiglia Umberti impettiti.

"Quel disgraziato maledetto!" inveì Mary contro Tommaso. Ma, nello stesso tempo, abbracciò l'amica cercando di consolarla. Nemmeno lei sapeva cosa consigliarle, era una situazione bizzarra ma anche contorta, perché c'erano persone in ballo che avrebbero sofferto.

"Amica mia, adesso che intenzioni hai? Restituirai l'anello o intraprenderai un'azione legale?"

"Non lo so Mary, sono molto scossa e non so completamente che fare" rispose Luana veramente afflitta.

"Ma non vuoi provare a parlare con Tommaso?" le consigliò Mary.

"Adesso non voglio vederlo, sono sicura che non gli crederei." Mentre continuavano a parlare, suonò il campanello.

Luana guardò l'orologio, quasi mezzogiorno, sicuramente era suo padre che tornava per pranzo. Si era scordato le chiavi, non era la prima volta che succedeva. Si scusò con Mary e andò ad aprire, ma la persona che si trovò davanti, era l'ultima che in quel momento pensava di vedere. Rimase immobile come una statua di marmo con una mano sulla maniglia e l'altra appoggiata allo stipite. 'Perché non richiudi immediatamente la porta?', l'ammoniva la sua mente, ma il suo corpo rimaneva fermo a fissarlo negli occhi.

"Ciao Luana, possiamo parlare?" Tommaso ruppe per primo il silenzio.

Ripresasi dallo shock, non gli rispose e d'istinto richiuse. Solo che lui fu più veloce infilando un piede tra la fessura della porta per evitare che si chiudesse.

"Per favore vattene, non abbiamo niente da dirci!" E, mentre gli urlava contro, cercava con tutte le sue forze di chiudere il vano aperto.

"No! Devi ascoltarmi!" Purtroppo per lei, Tommaso fu più forte e riuscì con uno spintone ad avere la meglio, avanzando così nell'ingresso.

Stava per chiederle scusa e ripeterle che doveva ascoltarlo, quando dalla cucina apparve Mary.

"E tu che ci fai qui? Luana, perché l'hai fatto entrare?"

"E' entrato da solo" le rispose secca lei.

"Vattene! Non vuole parlarti" lo cacciò Mary. Ma Tommaso sembrava veramente determinato a rimanere.

"Da qui non mi muovo se prima non mi ascolta."

"Ma..." Mary stava per ribattere ancora, ma Luana la fermò.

"Lascia stare. Tra poco arriveranno i miei e non voglio che vedano tutto questo. Ok, parlerò con te, ma fuori di qui. Aspettami che ti raggiungo subito." Mentre Luana si spostava in camera sua per indossare delle scarpe, Mary la seguì per assicurarsi che stesse bene e che fosse sicura di discutere con lui.

"È giusto avere un confronto e potergli parlare apertamente" la rassicurò Luana.

Quando uscirono, Mary, dalla porta d'ingresso, fissava la coppia che si allontanava a piedi, sperando in fondo al suo cuore, in un loro rappacificamento.

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora