Capitolo 23

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L'aereo atterrò alle 10:50 con due ore di ritardo. Tommaso cercò di mantenere la calma e tornare a casa il prima possibile. Erano due giorni che non riusciva a mettersi in contatto con Luana. Anche se era stato abbastanza impegnato nell'ultima settimana, aveva sempre cercato di contattarla telefonicamente a fine giornata. Forse non era successo niente di grave, era solo lui a preoccuparsi per nulla. Però, era strano non riuscire a rintracciarla, non era mai successo da quando la conosceva.

Varcò le porte d'uscita trascurando le persone in attesa al meeting point che accoglievano i nuovi arrivati. Solo che, qualcuno, non l'aveva ignorato. Si sentì afferrare per un braccio. Appena si voltò, le si presentò davanti una ragazza, con i capelli lunghi neri e molto alta, che gli sorrideva.

La donna lo lasciò e si presentò.

"Sei Tommaso Umberti, giusto? Io mi chiamo Monica Leone ed è la prima volta che ci incontriamo. Scusa se mi presento così" disse gentilmente, porgendogli la mano. Tommaso aveva fretta di andarsene e non capiva cosa volesse quella ragazza, ma gli sembrava scortese lasciarla lì come un'allocca.

"Sì, sono io. Cosa desidera da me?" rispose, stringendole a sua volta la mano. Anche se era molto alta notò che le sue mani erano piccole, e guardandola più attentamente, era una bella donna. Il suo viso era smunto ma la pelle chiara, il naso piccolo e le labbra carnose le conferivano un aspetto principesco.

"Sono venuta a prenderti e accompagnarti in ufficio." La sua voce era delicata e trasmetteva tranquillità.

"Come, scusi? Per quale motivo deve fare una cosa del genere?" chiese stupito Tommaso. "Ho altro da fare prima di tornare in azienda. Mi perdoni, ma per il momento dovrò lasciarla." Le sorrise e, riprendendo la sua valigia, si girò per andarsene.

"Mi ha mandata tuo padre. Ti sta aspettando con gli altri del gruppo per festeggiare il tuo successo" lo bloccò Monica.

Tommaso si volse di nuovo verso di lei e la osservò più attentamente. Chi era quella persona che conosceva suo padre? Si era dimenticato della festa che organizzavano a ogni suo ritorno per brindare in suo onore; quell'anno aveva altro a cui pensare. Ma sarebbe stato scorretto ignorare tutte le persone che avevano contribuito. La festa non sarebbe durata tanto e poteva risolvere i suoi problemi anche dopo.

"C'è una macchina che ci aspetta fuori" lo informò lei, vedendo che lui non la contrariava più.

"Ok, andiamo" rispose Tommaso con voce arresa, e aspettò che lei lo affiancasse per avviarsi insieme all'uscita.

Arrivati in macchina, la donna accanto a lui, rimaneva in silenzio seduta in modo composto e le mani incrociate in grembo.

Doveva essere una ragazza benestante e con una buona educazione, pensò Tommaso, osservando anche i suoi abiti marcati.

"Come fa a conoscere mio padre?" le chiese di punto e in bianco.

"Puoi anche darmi del tu. Sono più piccola di te e non sono nemmeno sposata, quindi non è necessario essere così formali" rispose lei, sorridendogli.

"Va bene, Monica... giusto?" Lei asserì con la testa. "Come conosci mio padre?" richiese.

"I nostri genitori hanno frequentato lo stesso liceo nella medesima classe per i cinque anni di scuola superiore" spiegò. "Non si vedevano da molti anni, ma hanno ripreso i contatti per affari."

"Che tipo di affari?" domandò Tommaso.

"Ti dirà tutto tuo padre appena lo vedrai" tagliò corto lei. E si rigirò a guardare fuori dal finestrino. Continuarono in silenzio il resto del tragitto.

Arrivati a destinazione, scesero dall'auto e presero insieme l'ascensore, salendo al secondo piano. La porta della sala riunioni era aperta, e già da lontano si vedevano gli addobbi appesi alle pareti e il cibo con le bevande sparsi nei tavoli.

Appena Tommaso varcò la porta fu accolto con degli spara coriandoli, seguiti da applausi e urla. Iniziò a ringraziare, stringendo personalmente la mano a tutti. Per ultimo, lasciò suo padre che lo attendeva alla fine della sala.

"Bentornato figliolo" lo salutò Vittorio, dandogli delle pacche sulle spalle.

"Ciao papà" rispose Tommaso, sorridendogli. L'euforia del momento non gli fece notare la persona accanto a lui, e che Monica era rimasta molto indietro.

"Figlio, voglio presentarti un caro amico. È tornato a Firenze dopo anni e ci farà l'onore di diventare nostro socio." Vittorio mise una mano sulla spalla dell'uomo a fianco. "Tommaso, ti presento Salvo Leone; Salvo, questo ragazzo è Tommaso, il mio unico figlio" e con l'altra indicò verso lui.

"Piacere di conoscerti" disse l'uomo più anziano, porgendogli la mano.

"Il piacere è mio" rispose di rimando il giovane.

Quindi, è questa persona il padre della ragazza venuta all'aeroporto, pensò Tommaso. Era più basso di suo padre di oltre venti centimetri e i capelli erano quasi tutti bianchi, ma il portamento era quello di un uomo autorevole.

All'improvviso si ricordò che, da quando era entrato nella sala, si era completamente dimenticato di Monica. Stava per girarsi a cercarla, quando vide Vittorio fare cenno a qualcuno di avvicinarsi. La giovane avanzò e si mise al centro fra i due uomini.

"Avrai già conosciuto Monica, ha studiato a Londra fino al mese scorso, ed è tornata in Italia per affiancare suo padre nell'impresa di famiglia. Ho voluto io che venisse a prenderti in aeroporto, così da non presentarti da solo alla festa" spiegò brevemente Vittorio. "Fatte le presentazioni, adesso prendiamoci qualcosa da bere", e fece cennò agli ospiti di accomodarsi. Monica e Salvo si avviarono per primi e Tommaso, rimasto indietro con il padre, ne approfittò per interrogarlo.

"Chi è quest'amico che entrerà in società con noi? Non l'ho mai visto."

"È un uomo in gamba. È il presidente dell'azienda calzaturiera Cento Passi, marchio conosciuto in tutto il Paese. Ha vissuto a Lucca per molti anni, ma da qualche settimana si è trasferito a Firenze per aprire dei negozi in franchising che saranno diretti da sua figlia. In più, voglio che collabori con noi alla prossima collezione. Ritornerà a Lucca in estate" spiegò orgogliosamente Vittorio. "Fidati di me, non ci deluderà" concluse.

Tommaso capì che non era il momento di chiedere oltre, ma sarebbe andato più a fondo a quella storia. Mentre si versava un bicchiere di champagne, anche se era ancora mattina, Monica Leone si avvicinò a lui.

"Se ti ho fatto una brutta impressione spero che adesso, dopo le spiegazioni di Vittorio, mi guarderai con occhi diversi. Se i nostri padri entreranno in affari sarò felicissima di lavorare con te." E sollevò il bicchiere in segno di brindisi. Tommaso, per galanteria, fece altrettanto, e toccò con il suo bicchiere quello della donna. Se veramente erano persone in gamba nel loro settore, sarebbe stato vantaggioso per La nuova moda quella nuova collaborazione. Ma sperava che dietro a tutto l'entusiasmo di suo padre, non ci fosse altro. 

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