Capitolo 45 (parte 1)

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Passarono le settimane, ma Tommaso non tornò, anche se Ida lo chiamava quasi tutti i giorni. Si oppose alla sua decisione di partire per l'America, ma non riuscì a fargli cambiare idea. Il problema sorse quando lo scoprì anche Vittorio. Andò su tutte le furie inveendo contro Luana. Preso dalla rabbia, lo estromise dall'azienda togliendogli il titolo di vice presidente. Non contento, cambiò il proprio testamento diseredandolo completamente. Ordinò, inoltre, a tutti i domestici, di proibire a Tommaso di entrare di nuovo nella propria abitazione. Tutti i suoi effetti personali li fece rilegare in degli scatoloni e li buttò fuori casa. Con pazienza Ida, però, prese tutta la roba del figlio e la sistemò in un appartamento di sua proprietà. Per tre giorni fu molto difficile poter parlare con il marito. Ma bisognava fare qualcosa. Come poteva rimanere a guardare mentre il proprio figlio veniva trattato in quel modo? Capiva il risentimento di Vittorio, ma prevaleva il suo amore per Tommaso e, se lui fosse stato felice al fianco di Luana Fiorenzi, lei lo avrebbe appoggiato. Lui sarebbe tornato tra un paio di giorni e, per allora, doveva far tornare tutto com'era prima.

Aspettò che arrivasse la sera e, seduta nel salotto, rimase ad attendere l'arrivo del marito. Le tremavano le mani, ma cercò di calmarsi. Ciò che stava per dirgli poteva compromettere ancora di più la vita di Tommaso, ma non aveva altra scelta. Vittorio entrò e, dopo averla salutata, si avviò nel proprio studio. Era pallido e abbattuto, estenuato dagli eventi degli ultimi tempi. Ida si accorse che era più magro e con i capelli più bianchi. Stava soffrendo, ma il suo maledetto orgoglio non l'avrebbe fermato.

"Ti devo parlare" gli disse, alzandosi in piedi. Vittorio era arrivato alla porta, ma si fermò e la guardò con sospetto.

"Parliamo domani" le rispose, secco.

"Adesso" gli ribatté lei, ancora più decisa.

Vittorio, stanco e curioso allo stesso tempo, le fece cenno di assenso con la testa. Entrò e lasciò la porta aperta. Si sedette pesantemente sulla poltrona dietro la scrivania, rilasciando un lungo sospiro. Aspettò che la moglie entrasse e si sedesse davanti a lui.

"Cosa devi dirmi?" le chiese molto svogliato. Teneva le braccia distese sui braccioli e la nuca appoggiata allo schienale.

"Dobbiamo parlare di Tommaso." Ida, al contrario, stava seduta in modo eretto, con le mani in grembo e le gambe unite.

Al sentire il nome del figlio, Vittorio alzò la testa e la guardò torvo. "Allora, puoi andartene."

Ma Ida continuò risoluta. "Devi lasciare Tommaso al suo posto."

A quel punto, Vittorio si sollevò e incrociò le braccia al petto. Capì che la moglie non avrebbe ceduto facilmente, così si armò di molta pazienza.

"Ho già deciso. Tommaso non merita di essere il mio successore e, mi dispiace, ma non basteranno le tue parole a farmi cambiare idea."

"Perché odi tanto quella ragazza?" gli chiese Ida, tollerante.

"Perché voglio il meglio per lui!" sbottò Vittorio.

"E non pensi che il meglio per lui sia stare con la donna che ama?"

"Adesso basta, Ida!" Si alzò. "Esci e lasciami da solo." E le fece cenno con la mano verso la porta. Ma lei rimase seduta.

"Non ti sei comportato anche tu allo stesso modo?" sussurrò lei, tenendo la testa abbassata. Poi, alzandola di scatto, lo fissò negli occhi. "Non hai amato anche tu così tanto da fare di tutto per quella persona?"

Vittorio abbassò le braccia lungo i fianchi e la guardò senza risponderle. Ida, vedendolo sorpreso e colpito nel segno, continuò audacemente.

"Non hai deciso di sposarmi solo per poter proteggere la donna che amavi?"

Un colpo assordante la bloccò. Vittorio sbatté entrambi le mani sul legno della scrivania e si abbassò di qualche centimetro per parlarle più da vicino.

"Smettila, ora" sibilò.

Si alzò anche lei, e appoggiò le mani sul tavolo per poterlo fissare alla pari.

"No, invece. Sono più di trent'anni che vivo con un uomo che mi ha solo usata. Tu non mi amavi, come io non amavo te, ma per salvare la vita ad un'altra donna hai accettato di sposarmi."

Vittorio strinse i pugni. Perché riportava alla luce ricordi ormai dimenticati? Sì, era vero che l'aveva sposata per interesse, ma dopo tutti quegli anni aveva imparato a nutrire del sincero affetto nei suoi confronti. Forse, non l'amava alla follia, ma non la disprezzava nemmeno.

Solo una volta aveva amato sinceramente una donna, ed era successo molto tempo prima. Silvana, così si chiamava, viveva accanto casa sua e aveva la sua stessa età. Insieme avevano frequentato le scuole medie e superiori, e insieme volevano continuare a vivere. Ma la sua famiglia era molto povera, e piena di debiti. Una sera, mentre era sola in casa, le si presentarono gli strozzini per reclamare i loro soldi. E, non trovando nulla, iniziarono a molestarla. Vittorio, sentendo le urla di lei, si precipitò in suo aiuto evitandole che le accadesse qualcosa di molto spiacevole. Ma, dopo quell'episodio, la sua famiglia decise di fuggire, lasciando per sempre il Paese. Voleva in tutti i modi aiutarla, ma non aveva né mezzi né supporti per farlo. Però, il solo pensiero di separarsi per sempre da lei, lo rese ancora più determinato. Decise così di lavorare presso l'azienda più cospicua della città, La nuova moda e, grazie all'aiuto del suo amico Riccardo, si fece assumere come facchino. Voleva a tutti i costi guadagnare quanto più possibile ed evitare che Silvana andasse via. Un giorno, Riccardo, vedendo le bozze dei suoi disegni, ne rimase affascinato e gli propose di farli vedere al suo capo. Lui dirigeva la sartoria ed era in buoni rapporti con Ottavio De Rose. Con molta titubanza, Vittorio accettò. Così, da quel giorno, la sua vita iniziò a cambiare. Ottavio apprezzò molto i suoi modelli e li scelse per la sua prossima sfilata; da facchino che era, divenne lo stilista emergente dell'azienda. Forse, il successo gli montò la testa, ma tutto quello che desiderò, riuscì ad ottenerlo. Anche quando Ottavio lo scelse come suo genero, si rese conto del potere che avrebbe avuto entrando in quella famiglia. Avrebbe potuto aiutare Silvana, ed evitare che si separasse da lui. Sposò Ida e diventò il braccio destro di suo padre. Solo che, la dignità di Silvana, non le permise di rimanere al suo fianco come amante, dividendolo con un'altra. Anche dopo che Vittorio le pagò tutti i debiti, lasciò lo stesso la città, e sposò un altro. Da quel momento, iniziò il periodo più lugubre della sua vita. Trascurava la sua nuova famiglia, e occupava le serate tra prostitute e bar. C'era voluto molto affinché ritornasse tutto alla normalità e, dopo tutti quegli anni, non comprendeva perché sua moglie gli riportava alla memoria quei tetri ricordi.

"Non capisco come questa storia abbia a che fare con Tommaso" le disse lui, rimettendosi seduto e fissandola con occhi guardinghi.

"È solo per lui. Se tu sei seduto su questa sedia, se io sono in questa casa, tutto è dipeso da lui."

Vittorio stava iniziando a spazientirsi. Non coglieva nessun senso in quello che Ida gli diceva, e si stava stufando ad assecondarla in quel gioco di parole.

"Non so quale sia il tuo problema, ma rimango fermo sulla mia decisione di cacciare Tommaso dalla nostra famiglia" le ribadì Vittorio, prendendo un giornale dalla scrivania e iniziando a leggere.

"Tommaso non è la tua famiglia." Ida emise un leggero mormorio che arrivò ugualmente alle orecchie del marito, fermandolo da ciò che stava facendo.

"Come, scusa?" chiese lui, puntandole gli occhi addosso.

Ida aveva la testa abbassata e si era riseduta. Aveva un groppo in gola e cercava di non piangere.

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora