Capitolo 5

5.3K 163 6
                                    

Dopo una settimana dalla sera che ebbe incontrato Luana, pure per Flavio, il suo risveglio non fu dei migliori. Tutte le notti, da quella sera, la sognava, raggomitolata al suo fianco stanca e soddisfatta dall'appassionante notte d'amore appena consumata. La mattina, poi, quando la realtà prendeva posto all'illusione, si accorgeva di essere solo sudato ed eccitato più che mai.

La notte precedente, invece, il sogno era stato diverso. Svegliatosi, non trovò Luana accanto a lui, ma sentì solo delle urla. Sì, perché suo padre l'aveva incontrata per le scale, solo con una sua camicia addosso, che scendeva in cucina a prendere un bicchier d'acqua. Quando l'uomo le chiese chi fosse, lei si presentò come 'la ragazza di Flavio' e, a quel punto, iniziò a inveirle contro di essere una donnaccia e che suo figlio non si chiamava Flavio e, soprattutto, la doveva smettere di portarsi a letto tutte le ragazze che gli capitavano a tiro. Lui era l'erede di famiglia e non poteva fare di testa sua, aveva dei doveri da rispettare. Luana, sconvolta, scappò via mandandolo al diavolo.

Aprì gli occhi di scatto, ma gli ci volle lo stesso qualche secondo per capire che fosse solo un sogno. Luana non l'aveva lasciato. Ma non era nemmeno stata sua.

Era un vigliacco. Doveva trovare un modo per rivederla e parlarle. Aveva mentito all'unica donna che credeva fosse diversa dalle altre, che occupava da molte notti i suoi sogni e che con il suo sorriso gli avrebbe illuminato una giornata buia.

Il suo nome non era Flavio ma Tommaso, e la sua deliberata intenzione di mentirle era stata controproducente. Quella famosa sera, non aveva nessuna intenzione di uscire con Jimmy e Alessio perché la mattina aveva avuto un'accesa discussione con suo padre, proprio per il nome che portava. Poi, l'idea di bersi qualche bicchierino e liberare la mente da tutti quei pensieri, lo convinsero ad andare.

Alla sua età, gli ripeteva il vecchio, non poteva ancora rimanere scapolo, doveva sposarsi e mettere su famiglia. Cosa fattibile se, la donna in questione, non fosse selezionata tra le pretendenti scelte da suo padre. Tutte figlie di buona famiglia, ma al contempo arrampicatrici sociali, nate e cresciute solo per accalappiare un uomo ricco che potesse dare loro benessere e denaro. La donna che avrebbe sposato voleva scegliersela lui, non gli importava di 'incrementare il patrimonio con un buon matrimonio', frase che suo padre ripeteva tutte le volte che gli proponeva una nuova ragazza.

Cavolo!, gli importava solo quello, fare più soldi e avere più potere.

Suo padre era il presidente e lui il vice-presidente de La nuova moda, l'azienda di famiglia fondata dai suoi nonni materni. Negli anni del dopo guerra confezionavano abiti solo in seta, cashmere e mohair, che vendevano poi alle nobili famiglie della città. Quando, poi, sua madre si sposò con suo padre e ne divenne il capo, scelse, oltre continuare a produrre quei tipi di capi, di disegnare e confezionare modelli di abiti anche alla moda, e venderli a qualsiasi genere di cliente. L'azienda fu ampliata e il lavoro raddoppiato, vennero assunti sarte e stilisti, e fu investito molto denaro. Il tempo, però, non gli fece rimpiangere l'azzardata scelta, anzi lo ricompensò con grandi soddisfazioni e ottimi profitti.

Far finta di essere un altro per una sera, alla fine, non cambiò nulla, lui rimaneva comunque Tommaso Umberti.

Si mise una maglia bianca e un pantalone di tuta, e scese giù per fare colazione. Sperava di non incontrare nessuno, scosso ancora dal sogno, ma al contrario si trovavano tutti in casa. Appena sua madre lo vide, posò la tazza dalla quale stava sorseggiando il suo caffè e lo salutò calorosamente.

"Buongiorno caro, dormito bene?"

Ida De Rose era una donna di mezza età ancora nel pieno del suo splendore. Anche se non era molto alta, era una donna che si faceva notare per il suo sorriso e il suo modo di fare. I suoi occhi erano ancora lucenti e infondevano tranquillità. Tommaso, invece, aveva le stesse caratteristiche del padre, entrambi alti, avevano lo stesso colore chiaro degli occhi, ma con l'unica differenza che quelli del padre erano di ghiaccio, non trasparivano mai un'emozione.

Non è colpa tuaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora