Capitolo 48

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Trascorsero svariate settimane e tutto procedeva in armonia. I tre amici di una volta ripresero le loro uscite notturne, tra i mormorii e le ingiurie delle mogli. Ma anche le uscite di gruppo non mancarono. A parte le consuete cene, un paio di volte visitarono il parco divertimenti della città. Soprattutto, per la gioia di Davide, dove i tre uomini adulti lo assecondavano su tutto. E, alla fine, non si ritrovava ad essere l'unico bambino.

Era domenica mattina e la famiglia Umberti stava facendo colazione. Luana era seduta accanto a Davide e di fronte a Tommaso, Vittorio a capo tavola e Ida alla sua destra. Era tornata a stare da loro, anche se continuava ad essere separata dal marito; avevano intrapreso, alla fine, un semplice rapporto di cameratismo. Per il bene di Davide, ma anche per loro stessi. A Luana andava bene così, era meglio che vederli separati, e a Tommaso non dispiaceva ritrovarsi a vivere con la madre.

Ma se tutto andava a gonfie vele non capiva perché, da quando si era alzata, un senso di disagio e una frenesia di brutti presentimenti, le percorreva tutto il corpo. Forse, aveva fatto qualche brutto sogno che l'aveva lasciata scossa, facendola sentire agitata? Cosa mai poteva capitarle? Stavano tutti bene e avrebbero passato un altro fine settimana di divertimento. Lei e Tommaso avrebbero pranzato con Mary e Jimmy a un nuovo ristorante appena aperto al centro città, poi, nel pomeriggio, sarebbero andati a teatro per vedersi uno spettacolo comico con l'attore preferito di Mary. Davide, invece, sarebbe uscito con Ida per fare shopping, avrebbe pranzato con entrambi i nonni, e con loro sarebbe rimasto tutto il pomeriggio. Ida aveva voglia di viziarlo e lui non si sarebbe certo tirato indietro. Vittorio, però, li avrebbe aspettati a casa.

Così, Luana cercò di cacciare dalla mente qualsiasi pensiero negativo e si concentrò sul figlio, per aiutarlo a finire di prendere il latte. Tommaso terminò di mangiare per primo e salì in camera per prepararsi.

"Vado nello studio, devo sistemare alcune scartoffie, ci vediamo a pranzo" disse Vittorio, rivolgendosi all'ex moglie. Poi, si voltò verso Davide e, dopo averlo baciato sulla testa, sorrise a Luana e uscì.

"Vado a prepararmi anch'io." E, sorridendo anche Ida a nuora e nipote, salì al piano di sopra.

Davide, osservò la nonna andare via e capì che era quasi ora di uscire, così si affrettò anche lui. Luana, vedendo la sua impazienza, si mise a ridere.

"Piano, tesoro. La nonna non ti lascia qui, tranquillo."

Appena ebbe finito, saltò giù dalla sedia e si diresse in bagno, seguito da Luana. Dopo essere stato cambiato e pettinato, arrivò nel salotto tutto pimpante, dove c'era già Ida pronta ad attenderlo.

"Andiamo?" gli disse, porgendogli una mano. Il bimbo, dopo aver salutato la madre con un bacio, prese la mano della nonna e si avviò con lei alla macchina che li aspettava fuori. Luana, istintivamente, li seguì. Si fermò sui gradini, e guardò suo figlio entrare in auto e sedersi dietro con Ida. Avvicinandosi al finestrino, Davide iniziò a sorriderle e a farle 'ciao' con la mano. L'autista, dopo che ebbe chiuso loro lo sportello, si mise alla guida e partì.

Iniziò a percorrere il viottolo che li avrebbe condotti fuori, e tutto accadde in un attimo. Appena varcò il cancello della villa, un'auto di colore nera, vi si parò davanti e li bloccò. Due uomini scesero come fulmini e si avventarono contro di loro. Mentre uno tramortiva l'uomo al volante, l'altro si affrettava ad aprire la porteria posteriore. Ida, impulsivamente, strinse Davide tra le braccia e iniziò ad urlare. Ma l'uomo incappucciato non se ne curò. Le strappò il bambino dalle mani e lo prese con sé, colpendola alla nuca.

Luana, anche se si trovava lontana un centinaio di metri, si rese subito conto che tutto quel trambusto non era normale. Non vedeva bene cosa si fosse parato davanti per farli arrestare in modo brusco ma, sentendo le urla della suocera, iniziò a correre verso di loro, non capendo più niente. Avvicinandosi notò le persone con il passamontagna che avevano già preso Davide, e stavano per risalire nella loro auto. Vide suo figlio piangere e incominciò a chiamarlo. Il piccolo si dimenava tra le braccia dello sconosciuto e, sentendo il richiamo della madre, allungava le mani nella sua direzione.

Lasciatelo!, gli urlò contro Luana, ma nell'istante in cui l'uomo si accorse di essere stato scoperto e quasi raggiunto dalla donna, non ci pensò due volte e, tirando fuori una pistola dalla tasca, le sparò un colpo.

Il rimbombo riempì l'aria e fece svolazzare gli uccelli degli alberi vicini. Tommaso, che stava scendendo le scale di casa, si fermò e ascoltò. Subito comparve Vittorio sulla porta dello studio e guardò il figlio. Entrambi non si dissero nulla, ma si precipitarono all'esterno. La scena che gli comparve davanti li paralizzò. Un uomo incappucciato puntava un'arma contro Luana e teneva Davide tra le braccia, e la macchina della madre era bloccata da un'altra auto sconosciuta, con le portiere aperte. Gli uomini non si accorsero dei nuovi arrivati e, dopo aver fatto fuoco, ritornarono in macchina. Tommaso cominciò a correre come un forsennato capendo che la moglie era stata colpita e, lentamente, si accasciava a terra. Arrivò in tempo ad afferrarla prima che colpisse il suolo. Con una mano le sostenne la testa e con l'altra le coprì la ferita. Era stata trafitta al fianco e il sangue le usciva a fiotti.

"Oh mio Dio, che ti hanno fatto" mormorò Tommaso, spaventato a morte.

Ma Luana non lo guardava. Aveva girato la testa nella direzione dove era scomparsa l'auto. Non riusciva a parlare, annaspava le parole, ma il suo labiale articolava solo 'Davide'. Non si curava della ferita o del dolore lancinante, il suo unico pensiero era diretto al figlio. Vittorio arrivò dopo qualche secondo con il maggiordomo e due domestici. Rimase anche lui pietrificato dalla scena, ma si mise subito all'opera. Fece chiamare un'ambulanza con la polizia, e andò ad aiutare Ida.

Tommaso tenne Luana stretta a sé e cominciò a piangere. Il sangue continuava a fuoriuscirle e sobbalzava dalle fitte di dolore, ma non ripeteva altro che il nome del figlio, come se la sua mente si fosse fermata in quell'attimo. All'improvviso, incominciò a tossire come se le stesse per mancare il fiato. Tommaso sbarrò gli occhi e la strinse ancora più forte.

"Ti prego, resisti" le sussurrò, abbassando il viso e appoggiandolo sulla testa di lei. "Non puoi lasciarmi."

Ma gli occhi di lei iniziarono a farsi pesanti e, inevitabilmente, stavano per chiudersi. Tommaso continuava a parlarle e a darle coraggio. Dopo un lasso di tempo che sembrò infinito, arrivò la polizia seguita dall'ambulanza. Il primo a scendere dall'auto e ad avvicinarsi sulla scena fu Alessio. Altri due agenti si diressero da Vittorio. Rimase per un secondo impietrito vedendo Luana priva di sensi e stesa a terra inerme, ricoperta di sangue.

"Cos'è successo?" chiese Alessio all'amico, chino su di lei.

Tommaso sollevò la testa, e mostrò un volto contorto dalla paura e bianco come un cencio.

"Aiutami, per favore" lo supplicò. "Hanno preso mio figlio."

Ma Alessio non ebbe il tempo di rispondergli, che una barella con i paramedici gli passò davanti facendolo spostare. Anche Tommaso fu allontanato per non essere d'intralcio, e Luana fu circondata dai dottori. Alessio si avvicinò a lui e l'aiutò ad alzarsi. Non voleva pensare al peggio, ma la situazione sembrava critica.

"Devi trovare chi le ha fatto tutto questo" gli disse Tommaso, afferrandogli con forza l'avambraccio. Anche se era disperato, in quel momento, la rabbia prevaleva su tutto.

"Cos'è successo?" gli ripeté.

"Due uomini con dei passamontagna sono arrivati e hanno preso Davide, che era in auto con mia madre." Poi, si volse verso la moglie. "E lei è corsa in suo aiuto." La visione di Luana ridotta in quello stato l'avrebbe perseguitato per sempre. Pregava il cielo che stesse bene perché altrimenti non sapeva cosa avrebbe fatto. Alessio provò a tranquillizzarlo e a mantenere la situazione sotto controllo. Lasciò per un momento Tommaso e raggiunse i colleghi. Una nuova ambulanza arrivò proprio in quell'attimo per le altre due vittime. Non poté fare loro nessuna domanda, ma cercò di carpire qualcosa in più.

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