CAPITOLO 4

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Percorsi il vialetto e svoltai al solito angolo che portava alla casa dei Miller.

Osservai la loro casa modesta con il giardino erboso mal tagliato.

Respirai lentamente prima di bussare per tre volte di fila alla loro porta dove sapevo già chi mi avrebbe aperto.

Aspettai qualche secondo e, in men che non si dica, la porta si aprì.

Vidi Jason con una maglia blu a maniche lunghe sporca di terra ed un pantalone della tuta pieno di buchi.

Sembrava fosse appena uscito da un giro nei boschi e, probabilmente, era così.

"Lidya?", chiese lui, titubante, rimanendo fermo sulla soglia.

Sorrisi appena ed intrecciai le dita tra di loro aspettando che dicesse qualcos'altro a parte il mio nome.

"Ciao, Jason", presi parola, "posso entrare?"

Annuì.

"Certo che puoi. Entra pure", rimase serio e mi spalancò la porta guardando dietro di me.

Mi sentivo come un topolino nella gabbia del serpente affamato.

Certo, mi fidavo di Jason; ma non molto del suo autocontrollo. Quello dovevo ammetterlo.

Richiuse la porta e mi ritrovai ferma nel sul salotto senza sapere, per la prima volta, dove andare.

La casa sembrava molto più vuota senza Adrian al mio fianco e senza la solarità di Greta.

"Allora, come mai sei qui?", chiese lui rimanendo fermo davanti a me, a braccia incrociate.

Mi sentivo sotto accusa e con la coscienza sporca.

Davvero, per lui, era così strano che io mi trovassi lì?

Davvero pensava che non potessi andargli a fare visita? Che non fosse una cosa normale?

Probabilmente, vista la sua domanda, si.

"Sono venuta a salutarti e a sapere come stavi". Alzai le spalle e mi guardai attorno leggermente imbarazzata.

Jason mi sorrise.

"Fammi indovinare... mia sorella ti ha obbligata a venire fin qui", ipotizzò lui facendomi rimanere di sasso.

Jason aveva il dono innato di capirmi profondamente.

"Mi ha chiesto di venire a farti compagnia", gli spiegai in modo più gentile.

"Quindi, tanto per capire, io ti farei solamente pena. Per questo tu sei qui", alzò le spalle e fece una smorfia con la bocca.

Il sui viso, di colpo divenuto triste, quasi mi fece salire un senso di angoscia nello stomaco per aver anche solo pensato che mi potesse succedere qualcosa con lui. Qualcosa di brutto.

Ed era stato Adrian ad infondermi queste paure.

Certo, Jason non aveva un gran senso dell'autocontrollo; ma non avevo potuto non notare quanto avesse fatto per me.

Mi aveva difesa, aiutata, fatta ridere nei momenti che credevo peggiori...

Per quanto fosse pericoloso, Jason era l'unica persona che aveva provato con tutte le sue forze a proteggermi, nonostante non sempre ci fosse riuscito.

"No, Jason, non mi fai pena...", scossi la testa e misi le mani nella tasca del giubbotto, "perché dovresti pensare ad una cosa simile?"

Ridacchiò e si passò una mano tra i capelli.

"Perché, se non fosse stato per mia sorella, tu non saresti mai venuta fin qui di tua spontanea volontà". Mi buttò in faccia la verità, facendomi male.

"Questo non è vero...", mentii; ma neanch'io ci credevo.

"Lidya, smettila... lo sappiamo bene entrambi quanto io sia pericoloso. Soprattutto con te che sei ancora umana", brontolò lui in preda al nervoso, "quindi, se non ti spiace, ti ringrazio della tua visita speciale a base di buonismo indesiderato e ti lascio tornare a casa dai tuoi genitori e amici umani che non hanno l'istinto di mangiarti"

Rimasi di sasso dalle sue parole.

"Ma... Jason, io...", cercai di finire la frase con qualcosa di rassicurativo; ma lui mi andò ad aprire la porta con un gesto fulmineo e mi fece segno con la testa di uscire.

"Lidya, vai", ordinò lui, "non intendo voler confessare ad Adrian di aver mangiato la sua ragazza, questa sera, quando mi chiamerà"

Sospirai e rimasi in attesa di un qualcosa di sensato da dire; ma non trovai nient'altro se non la rabbia che risaliva sempre più su.

Sbuffai e digrignai i denti, camminando a passo spedito verso l'uscita da quella casa che, in quel momento, mi portava solamente un mucchio di ricordi e di tristezza.

"Ciao, Jason", lo salutai frettolosamente e con l'amaro in bocca, "buona serata"

Oltrepassai la soglia e lo sentii sospirare per poi richiudermi la porta alle spalle.

Mi voltai un'ultima volta verso di essa per poi continuare ad incamminarmi verso casa mia, sicuramente molto più accogliente di quella dei Miller.

Avevo appena rinunciato al fatto di poter contare su di lui.

Per quante volte mi avesse aiutata, non ne valeva sinceramente la pena.

SPAZIO AUTRICE

Probabilmente questi primi capitoli sono alquanto noiosi, e posso capirlo.
Ma, lentamente, sto arrivando al fulcro della situazione.
Molto lentamente; ma ci sto riuscendo.
Quindi, abbiate pazienza, ve ne prego <3
Già dal prossimo capitolo, comunque, un po' di cose cambieranno :)

Sopra Jason :)

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora