CAPITOLO 13

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Avevo come l'impressione che Adrian mi avesse abbandonata; anche se sapevo che non era così.

Lui, per me, ci sarebbe stato sempre e, anzi, in questo caso ero io l'egoista.

Lo ero perché pensavo piu a me stessa e ad il mio dolore che al sacrificio che stava facendo per andare a stanare qualche lupo.

Sarebbe potuto succedergli di tutto in questo arco di tempo ed io a che cosa pensavo? Al fatto che non mi chiamasse.

Certo, ero preoccupata per lui. Su questo non c'erano dubbi.

Ma c'era anche da dire che se non mi chiamavano significava solamente una cosa: stavano bene. Tutti quanti.

Adrian compreso.

E la verità era che non vedevo l'ora di riabbracciarlo e di stringerlo forte a me.

Certo, ora avevo Jason; ma sapevo anch'io che non era la stessa cosa.

A partire dal fatto che io e lui eravamo solamente amici. Nient'altro.

Quindi, per quanto avremmo potuto passare del tempo assieme; non sarebbe mai stata la stessa cosa.

Mi mancava. Tutto qui.

Percorsi il corridoio in gran silenzio, persa nei miei pensieri.

Pensavo a quando, una volta, ero rinomata.

Nella scuola mi conoscevano quasi tutti.

Insomma, non passavo di certo inosservata; non come ora che sembravo uno spettro che vaga per la scuola senza una meta ben precisa.

Quando stavo con David tutto era diverso.

Certo, la gente mi guardava con invidia perché David era un tipo sportivo ed atletico e perché assieme sembravamo far scintille.

Tradimento a parte, eravamo stati una bella coppia con pochissimi problemi.

Almeno, parlavo per me.

Certo, qualcosa a cui pensare c'era sempre; ma nulla era come adesso.

Le cose erano cambiate: non vedevo più umani; ma solo esseri paranormali.

Avevo le paranoie e la paura che ogni persona con la quale parlassi fosse pronta ad uccidermi.

Licantropi, streghe, vampiri e quant'altro... tutto ciò non sembrava avere alcun senso.

Ed ero anche arrabbiata per il semplice motivo di non essere una vampira e di non potergli aiutare in nessun modo possibile se non rimandendo rinchiusa a Danville sotto la protezione di uno dei Miller.

Avrei voluto pregare Jason, speranzosa che mi trasformasse lui.

Adrian non sapevo se l'avrebbe mai fatto e, soprattutto, quando sarebbe successo se avessimo seguito i suoi piani.

"A cosa pensi?", domandò una voce femminile accanto a me.

Scrollai la testa e mi vidi seduta al mio posto con Gladys di fianco.

Davvero ero arrivata fin lì senza accorgermene?

"Ehi, tutto okay?", mi domandò lei sfiorandomi il braccio.

Annuii, incerta.

"Pensavo... non lo so... a tante cose, credo", biascicai.

Non sapevo cos'altro dirle.

Ormai, tra noi due, esistevano solo più bugie.

"Lidya, sei cambiata...", provò a dirmi, nonostante sapessi già che aveva ragione.

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora