CAPITOLO 18

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Mi sedetti sulla mia sedia aspettando il mio compagno di banco impazientemente.

Continuavo a muovere le gambe senza mai riuscire a fermarle.

Ero in ansia e non ne sapevo il motivo.

Forse, perché giravo con i vampiri e non sapevo mai del tutto se le persone che mi circondavano erano esseri paranormali o meno.

Certo, Jake sembrava tutto tranne che un essere misterioso.

Era uno dei soliti ragazzi nerd troppo belli ed intelligenti per essere vero.

E, poi, era anche simpatico.

Mi faceva sempre morire dal ridere dicendo la cosa giusta al momento giusto.

Guardai la porta e riconobbi i suoi capelli scompigliati dal sonno.

Quella mattina portava una buffa felpa verde ed un paio di jeans scuri e maledettamente troppo grandi.

Attraversò il corridoio e si sedette di fianco a me con un sospiro, posando lo zaino sul banco invece che a terra.

Lo guardai nuovamente dall'alto in basso e sorrisi.

"Hai preso la prima cosa che ti capitava da dentro l'armadio? O hai scelto direttamente ad occhi chiusi?", domandai, prendendolo in giro.

Scosse la testa e alzò un sopracciglio.

"Ah, è questo che pensi di me?", domandò, "pensi che io mi vesta male?"

Risi di gusto e gli tirai una gomitata sulle costole.

"Che c'è, ti sei offeso Collins?", domandai ancora, ridacchiando.

Non era da lui darmi queste risposte senza mai ridere o farmi battute.

Ciò significava che qualcosa non andava.

"Ti ho vista ieri, sai?", disse lui, tutto d'un tratto, facendomi immobilizzare.

Annuii.

"Si, ti ho visto anch'io; ma non mi hai salutata", rigirai la frittata, speranzosa che cambiasse argomento o che me la desse subito vinta.

Troppo facile per lui.

"Perché aspettavo che lo facessi tu. Sai com'è, eri con il tuo ragazzo e non mi sembrava il caso di...", iniziò lui, abbassando la testa.

"Il mio... cosa?", lo bloccai subito, "no, no, no... Jason non è il mio ragazzo", misi le cose in chiaro.

Davvero sembravamo essere fidanzati?

La cosa mi faceva alquanto paura.

"Ah, no?", domandò lui alzando la testa.

Scossi la testa.

"No, il mio ragazzo è andato a trovare dei suoi parenti. Te l'avevo detto", gesticolai animatamente, "Jason è solo... un mio amico"

Lo spiazzai e vidi la sua faccia fare una smorfia.

"Ah, beh... quindi, sono stato un maleducato. La prossima volta verrò a salutarvi entrambi", propose lui facendomi sgranare gli occhi.

"No, sarebbe meglio di no, sai?", risposi scetticamente, sperando che cambiasse idea al riguardo.

"E perché?", chiese lui, fin troppo curiosamente.

Oggi era strano e la cosa non sembrava essere nulla di buono.

"Perché è molto geloso, lui", risposi in fretta.

"Ma non è mica il tuo ragazzo!", ribatté, guardandomi di sott'occhio.

"Si, lo so... ma è il cugino del mio ragazzo", risposi con un sospiro.

"Il... cugino?", domandò lui.

"Si, te l'avevo detto che uscivo con i suoi cugini!", risposi, questa volta a tono più duro.

"Ah, già...", rispose freddamente, posando lo zaino a terra e guardando l'arrivo del professore.

Qualcosa, però, non mi convinse del tutto.

Insomma, Jake non mi aveva mai risposto in questo modo ed era stato fin troppo strano e troppo poco scherzoso.

Sinceramente, più che la paura, la cosa mi faceva male.

Non volevo pensare a come sembrasse di colpo diverso.

E fu in quel momento che mi accorsi di non volerlo perdere.

SPAZIO AUTRICE

Lidya e Jake hanno parlato di quello che è successo ieri; ma quest'ultimo dava risposte fin troppo strane per i suoi gusti.
E Lidya, così facendo, si è accorta di quanto in realtà tenga alla loro amicizia appena iniziata.

Sopra Lidya *-*

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora