CAPITOLO 31

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Scesi dalla macchina di Adrian e corsi dentro casa sua, pronta per riabbracciare Greta.

Mi era mancata; nonostante ci fosse quasi sempre stato suo fratello con me.

E poi, io e Jason dovevamo ancora mostrargli una cosa.

Attraversai il giardino pieno di erba bagnata e salii i tre gradini pronta per bussare quando, di colpo, la porta si aprì.

Davanti, come mio solito, mi ritrovai Jason con un sorriso sornione sul viso.

"Ciao, compagna di avventure", mi strizzò l'occhio e guardò, poi, dietro di me.

Sentii e riconobbi la mano di Adrian appoggiarsi sulla mia spalla destra e un brivido mi pervase il corpo.

Non ero abituata a stare senza di lui.

Non ero più abituata al suo tocco gelido se non a quello di suo cugino.

"Da quando in qua, voi due, avete fatto così tanta amicizia, eh?", domandò divertito; ma, al tempo stesso, quasi contento per la nostra unione.

Alle volte, lo credevo per sino geloso; ma non ci mettevo la mano sul fuoco.

Non del tutto, almeno.

Tossicchiò e mi spinse avanti quando dei capelli biondi spuntarono da dietro Jason ad una velocità impressionante.

Sorrisi e Greta spinse via il fratello con foga, facendolo andare a sbattere contro al muro.

Rimasi ammutolita e quasi impaurita; ma ritrassi subito i miei pensieri non appena mi abbracciò.

"Ti prego, non troppo forte", la pregai con il fiato corto.

Greta allentò la presa ed io ricambiai, stringendole la vita minuta.

"Mi sei mancata troppo!", esultò lei, pettinandosi con le mani i capelli scomposti.

"Anche tu!", ridacchiai, ripensando al perché suo padre le avesse ritirato il cellulare.

"Comunque...", iniziò lei, titubante, "mi dispiace di aver fatto ritirare il cellulare anche ad Adrian. Non avrei mai voluto..."

Le presi le mani e la guardai dritta negli occhi.

"Ma non è stata colpa tua!", la rassicurai.

"Infatti. La chiamata mi si è attivata da sola e...", iniziò Adrian, ma un tossicchiare veloce fece zittire tutti.

"Ciao, Lidya", mi salutò Harris scendendo le scale molto lentamente.

"Ciao", gli sorrisi e feci un passo indietro.

Nonostante l'avessi già visto parecchie volte, ancora mi metteva una certa soggezione.

"Dispiace anche a me di questo inconveniente; ma Adrian e Greta capiscono al volo la frase "spegnete i telefoni", non è vero?", domandò a loro.

Di tutta risposta abbassarono la testa e, per un attimo, mi sentii in dovere di proteggerli.

Sicuramente, non l'avevano fatto apposta.

"Beh, a parte questo... dovrei parlarvi di una cosa importante". Jason tagliò il silenzio ed io fui l'unica a capire al volo.

"Sono certo che hai tutte le buone intenzioni; ma ora devo parlarvi io di una cosa importante", disse Adrian, prendendolo in contropiede e stringendomi una spalla.

Capii al volo che, anche lì, si stava riferendo a me.

O in un modo o in un altro ero sempre di mezzo, nonostante fossi solo umana.

Una semplice umana attira guai.

"Ti prego", mi voltai verso Adrian e gli strinsi il lembo della maglietta, sfiorandogli la pelle chiara, "fai parlare prima Jason. È importante"

Lo guardai dritto negli occhi e sospirò, alzando una mano per aria e concedendomi qualche minuto.

Gli sorrisi e mi avvicinai a Jason molto lentamente sotto gli occhi attenti di tutti.

C'era silenzio e mi sentivo come quando alle medie ero la protagonista delle recite. Tutti mi guardavano ed io mi sentivo in imbarazzo.

"Okay", presi un respiro profondo e Jason mi sorrise prendendomi per mano.

"Lidya...", sussurrò Adrian con il panico negli occhi.

Probabilmente, tutti loro credevano che da un momento all'altro sarebbe successo il peggio.

"Adrian, aspetta", lo rassicurai.

Harris era concentrato sulle nostre mani unite; mentre Greta rimaneva in disparte con un sorriso stampato sul volto.

Ed ecco che Jason mi si avvicinò di più, tirandomi a sé e, senza che me ne accorgessi, mi ritrovai abbandonata tra le sue braccia.

Il nostro primo abbraccio.

C'eravamo riusciti!

Lo strinsi forte, circondando le mani dietro la sua schiena e stringendogli la maglietta scura.

Annusai il suo profumo e sorrisi, non capacitandomi ancora di ciò che era appena successo.

La testa di Jason era sopra la mia. Potevo sentire il suo respiro sui capelli.

"Questo è...", iniziò Harris, ancora sorpreso.

"Un miracolo?", finì Greta con una mano davanti alla bocca.

Jason annuì e si staccò da me tenendomi sempre per mano.

Mi era grato: lo sapevo.

Guardai Greta rimanere ancora a bocca spalancata.

"No! Ma come... come avete fatto?", domandò curiosa, prendendomi per un polso e tirandomi via.

Il contatto tra me e Jason sparì e, subito, sentii gli occhi di tutti puntati addosso.

Soprattutto quelli di Adrian: non la smettevano più di scrutarmi.

"Allenamento. Molto allenamento", presi una pausa e mi voltai verso Jason con un sorriso, "non è vero?"

Non fece in tempo a rispondere che suo padre gli si avvicinò a passo veloce, abbracciandolo.

"Figlio mio!", gli tirò una pacca sulla schiena e sorrise, "finalmente!"

Percepii come se si fosse appena liberato di un grosso peso.

Potevo capire il perché: Jason era la pecora nera della famiglia per colpa di questo suo problema con il sangue.

E suo padre ci aveva sofferto; com'era normale che fosse.

"Ragazzi". La voce di Adrian tuonò, risvegliandomi dai miei pensieri. Era stato l'unico a non congratularsi e a non fare una piega, "dobbiamo parlare, ora"

SPAZIO AUTRICE

Okay, vi avevo detto che sarebbe stato un capitolo tra Adrian e Lidya; ma poi ho pensato: e la famigghia?? Chi viene prima di quella??
E Jason?! Dai, non potevo lasciarlo così all'asciutto dopo tutto il culo che si è fatto!
Così gli ho dato la precedenza :)
Ora, Adrian dovrà parlare a tutti di una cosa seria che suppongo voi abbiate già capito che cos'è.
Ma come mai Adrian non ha fatto una piega al cambiamento di suo cugino?
Lo scoprirete poi nel prossimo capitolo, promesso ;)

Sopra una foto di Greta che l'avrò messa una volta sola, poraccia xD

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora