CAPITOLO 10

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Bussarono alla porta e trasalii. 

"Chi è?", domandò mia madre alzandosi dal divano su cui era seduta di fianco a me.

Ci stavamo guardando un programma alquanto stupido; ma ci serviva per passare il tempo in attesa che il pollo e le patate cuocessero.

Chi poteva essere a quell'ora?

Scattai all'inpiedi e saettai verso mia madre; ma lei fu più veloce e aprì la porta per prima con il sorriso sulle labbra.

La porta si spalancò e rimase a bocca aperta.

"Ciao", disse mia madre con di nuovo il sorriso sulle labbra.

Guardai Jason con gli occhi spalancati e gli feci segno di andare via.

"Ciao... io... pensavo ci fosse Lidya", balbettò lui facendo un passo indietro, "solo Lidya"

Mia madre mi guardò e mi spinse verso il mio amico dalla schiena.

"E io non pensavo che lei avesse un amico", m'incoraggiò lei vedendomi titubante.

"È il cugino di Adrian, mamma", le ricordai io, "si chiama Jason"

"Piacere"

Jason le sorrise e mia madre gli allungò la mano in attesa che gliela stringesse.

Sbarrai gli occhi e aspettai che qualcuno ci salvasse.

Poi, inaspettatamente, Jason allungò la mano e gliela strinse velocemente.

"Piacere mio, Jason. Io sono Naomi", gli sorrise, "ma entra pure. Non rimanere là fuori al freddo"

Allargò di più la porta permettendo a Jason di entrare.

Lui tossicchiò e si pulì le scarpe sul tappeto ancora sporco di foglie secche.

La porta si richiuse alle nostre spalle e quasi svenni.

Io e mia madre eravamo pericolosamente rinchiuse assieme ad un vampiro.

Ad un vampiro buono; ma che non sapeva ancora controllarsi del tutto.

"Mio marito non c'è stasera... perciò, se vuoi, puoi rimanere a mangiare cena da noi", gli sorrise.

Vidi Jason titubante.

Pessima idea.

"Io... non saprei...", balbettò nuovamente accarezzandosi i capelli.

"E non accetto un no come risposta", lo minacciò.

Feci una risata alquanto nervosa e vidi Jason annuire.

"Se la metti così... mi fermerò a mangiare cena con voi", sorrise e mi guardò di sottecchi.

"Bene", sorrise lei, contenta, "vado a vedere se il pollo è pronto. Voi fate pure con comodo. Vi chiamerò io non appena sarà pronta la cena"

Presi Jason per mano pronta a trascinarlo verso camera mia; ma quando mi accorsi di com'era rigido e di quello che stavo facendo, lo lasciai libero.

"Vieni! Andiamo in camera mia", gli ordinai gentilmente facendo segno di seguirmi.

Annuì e mi seguì a passi veloci.

Lo feci entrate e chiusi la porta sedendomi sul letto con un tonfo.

"Tu sei pazzo, Jason! Ma che cosa ti è saltato in mente?!", gli domandai con il volto tra le mani.

Lui abbassò la testa.

"Non lo so... credevo ci fossi solo tu in casa", si scusò lui.

"Hai il mio numero! Potevi chiamarmi prima di venire qui e...", non riuscii a finire la frase che mi sentii in colpa, "non ha importanza. Basta che saprai trattenerti"

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora