CAPITOLO 9

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Ero seduta al mio posto, in tutta tranquillità, ad aspettare l'arrivo di Gladys. 

Anche la sera prima, dopo l'incontro con Jason, non avevo ricevuto nessuna chiamata da parte di Adrian o di Greta. Niente.

Neanche un messaggino minuscolo con sopra scritto che erano vivi.

Iniziai a ricopiare le formule di geometria con la matita appuntita disegnando, di tanto in tanto, qualche cuoricino in qualche quadratino.

"Stanotte ho pensato a tre cose"

Sentii una voce di fianco a me che, istintivamente, mi fece spaventare facendomi tirare una rigaccia sul quaderno e dividendomi due cuoricini a metà.

Perfetto.

Speravo non fosse un cattivo segno.

Notai che la mina della matita era sul banco e posai essa nell'astuccio con riluttanza.

Voltai la testa e guardai il nuovo arrivato con un sopracciglio alzato.

Di nuovo lui?

"Se stanotte hai pensato a tre modi per come farmi prendere un infarto; beh, ci sei riuscito, complimenti", lo ringraziai.

"No, non era questo a cui avevo pensato...", si scusò lui a modo suo.

Cosa ci faceva al posto di Gladys, ora?

Era un ruba posti, ecco che cos'era!

"Non vuoi sapere a che cosa ho pensato?", domandò lui poggiando la testa sulla mano destra e reggendosela.

Si, volevo saperlo; ma non gliel'avrei data vinta nonostante il mio lato curioso mi stesse pregando di fargli uscire le parole di bocca.

"Non è nelle mie priorità", mentii.

"E io te lo dirò lo stesso", si autoconvinse lui, non dando retta al mio caratteraccio, "primo: Lidya Thompson è una ragazza misteriosa e con una marea di segreti insvelati"

Queste parole mi fecero raggelare.

"Secondo: ieri avevi detto che dovevi salire per ripassare chimica. Morale? Ieri non c'era chimica".

Sorrisi debolmente.

Era stata solamente una scusa mal costruita.

Fece segno con il dito puntando il numero due.

"E terzo: Lidya Thompson ha bisogno di un amico"

Sussultai e ridacchiai con aria cattiva.

"Io ne ho già di amici", lo rassicurai e pensai di cambiar discorso, "comunque, anch'io stanotte ho pensato ad una cosa"

"Bene, sentiamo...", m'invogliò lui.

"Jake Collins è la mia più grande persecuzione"

Ridacchiò e annuì.

"Su questo non ti do torto", rimase per un attimo in silenzio e tornò serio, "comunque, non ti ho ancora vista con nessuno dei tuoi tanti amici che hai citato", mi ricordò lui.

Questo era vero.

"La mia compagna di banco: Gladys. Ti dice niente?", domandai aprendo le braccia.

"Non siete amiche per la pelle. Insomma, si, vi parlate e quant'altro; ma fuori da scuola e durante l'intervallo non siete mai assieme. Ciò significa che non siete vere amiche"

Non più almeno.

Le sue parole mi fecero ragionare e abbassai la testa.

"Ho già degli amici. Buoni amici", ripetei.

"E chi?", domandò ancora incrociando le braccia.

"Ho il mio ragazzo, tanto per cominciare"

Rimase per un attimo di sasso.

"Il tuo... ragazzo?", chiese ancora.

Annuii.

Ecco, avevo c'entrato in pieno l'argomento che presto l'avrebbe fatto allontanare.

"Si, il mio ragazzo: Adrian", gli dissi anche il nome. Tanto per essere più specifica, "e sono molto amica con i suoi due cugini"

Annuì e sembrò di colpo cambiare.

"Viene in questa scuola?", chiese.

Annuii.

"Si, ma è andato a trovare dei suoi parenti, ora", gli spiegai, mentendo anche a lui.

"Capito", rimase per un attimo in silenzio e sorrise, "beh, potremmo essere amici, no? Conoscerci meglio, uscire con il tuo ragazzo... Chissà, magari mi trova simpatico", esordì lui lasciandomi completamente di sasso.

"Ecco, il mio ragazzo è ciò che tu definisci testardo, spesso nervoso e poco gentile..."

"Oh, perfetto", alzò un sopracciglio, titubante, "formate una bella coppia direi"

"Lo prendo per un complimento", sorrisi.

Non era poi così male per essere quello nuovo.

***

"Vengo dall'Ohio, comunque. Da Toledo, per essere più precisi"

Jake mi arrivò di fianco, spaventandomi nuovamente.

Era l'intervallo ed ero solita rimanere ferma accanto al muro a guardare le classi nella quale prima c'erano Dominic e Adrian.

Mi portai una mano sul petto aspettando che il battito cardiaco diminuisse.

"Non mi sembra di avertelo chiesto", bisbigliai.

"Se vogliamo essere amici bisognerà conoscerci e dirci tutto", ipotizzò lui serio in volto.

"Non penso che andrà proprio così", risposi scettica.

"Giusto... dimenticavo quanto fossi riservata"

Si appoggiò contro al muro.

"Sai, forse è per questo che non ho tanti amici. Non mi piace scambiare i segreti ai pigiama party e spettegolare sugli affari miei", arricciai il naso.

"E cosa ti fa cambiare idea sulla famiglia del tuo ragazzo?", chiese lui.

"Perché di loro mi fido"

"Che cos'hanno fatto di così speciale da fare in modo che ti fidassi di loro?", chiese ancora.

Alzai le spalle e sorrisi appena.

"Perché sono stati loro i primi a fidarsi di me", trattenni il sorriso e due fossette mi si formarono sulle guance.

Rimanemmo in silenzio per un po'.

"Che cosa guardi?", domandò curioso.

Iniziavo a pensare che quel ragazzo fosse quasi più curioso di me.

Lo guardai in faccia e lo vidi con la fronte agrottata.

Alzai le spalle.

"Nulla. Davvero", mentii e sospirai rumorosamente, "rientriamo in classe ragazzo curioso dell'Ohio. L'intervallo sta per finire"

SPAZIO AUTRICE

Lidya e Jake stanno facendo amicizia, a quanto pare :)
Spero che la storia vi stia piacendo :) <3

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora