CAPITOLO 26

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"Chi è quello?", domandai incerta, fermandomi e aspettando che il resto delle persone intorno a noi passassero lasciandoci indietro.

Jake continuò a tenermi una mano premuta sullo stomaco; come se avesse paura di lasciarmi andare via.

"Jake?", lo chiamai, vedendo che non mi rispondeva.

Tolse la mano e mi prese dal polso facendomi fare tre passi indietro.

"Nessuno, andiamo dritti", sussurrò, buttando un'ultima occhiata verso il ragazzo dai capelli rossi.

Ci voltammo e proseguimmo avanti.

"Andremo nel prossimo bar sulla strada, promesso", mi promise, ansioso.

Non l'avevo mai visto così e non riuscivo a capire il perché di quel suo strano comportamento.

Jake non era di Danville; perciò, come faceva a conoscere quel ragazzo?

Quel ragazzo che anch'io non avevo mai visto in vita mia.

Probabilmente, era un suo amico o il suo vicino di casa al quale non aveva restituito la cassetta degli attrezzi che gli serviva per aggiustare qualche mobile.

Si, doveva essere per forza lui: il vicino.

Non mi voltai neanche un secondo per guardarlo e sperai solamente che non ci raggiungesse.

Lo strano comportamento di Jake mi aveva messo in guardia e, ora come ora, mi faceva solamente paura.

Già ero paranoica di mio; ci mancava solamente il vicino attaccabrighe.

Continuai a camminare senza mai fermarmi quando Jake mi prese inaspettatamente sotto braccio ed iniziò a tirarmi con passo veloce.

Faticavo a stargli dietro ed iniziai a sudare pensando a quanto fosse troppo calda quella giacca in quel momento.

"Vieni. Giriamo di qua", m'ordinò lui, sempre tirandomi.

Feci una smorfia, leggermente arrabbiata, e urlai quando mi ritrovai il ragazzo dai capelli rossi proprio davanti a me non appena svoltammo l'angolo.

Sentii Jake ringhiare e, in meno di un secondo, mi fu davanti parandomi con il proprio corpo.

Io, da gran fifona, mi nascosi dietro alla sua giacca e appoggiai una mano sul petto per calmare i battiti.

Prima o poi mi sarebbe venuta una vera crisi di panico.

"Andreas", ringhiò Jake con disprezzo.

Okay, mi ricredevo... sicuramente non era il vicino il quale aveva gentilmente imprestato la cassetta degli attrezzi.

No, non poteva essere lui.

"Jake Collins, è un vero piacere rivederti!", sorrise lui aprendo le braccia verso il cielo.

La conversazione mi ricordava molto quella tra Adrian e Dominic il primo giorno in cui quest'ultimo si era presentato a scuola.

Lo sbirciai.

"Non credo che per me sia lo stesso", rispose a modo.

"Dici?! Non l'avrei mai detto, sai? Tu e la tua amichetta scappavate come conigli. Ho dovuto prendere la scorciatoia per riuscire a presentarmi", sorrise ed iniziò a ridacchiare tirando una pacca amichevole sulla sua spalla, "dai, scherzavo!"

Jake rimase impassibile e ciò non mi tranquillizzò affatto; anzi, mi preoccupò ancora di più.

Vidi i suoi capelli rossicci fare capolino e mi sorrise tendendomi la mano.

ROSA SELVATICADove le storie prendono vita. Scoprilo ora