Capitolo 2

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BASE NAVALE  DI SULU:

"Allora come sta il nostro uomo?" chiese uno dei marine di vedetta addetto alla guardia del prigioniero.
"Pare non abbia ancora parlato, possiamo fargli di tutto, ma continua ad avere quell'aria strafottente, mi fa una rabbia!" rispose il secondo.
"Ora ci penso io a farlo parlare" sogghignò il primo a denti stretti.
La porta stagna si aprì lentamente, l'interno della stanza era poco illuminata, le pareti annerite e macchiate da vecchie gocce di sangue, l'odore di ruggine e sudore era insopportabile. In mezzo alla stanza vi era un uomo legato per le mani al soffitto, il capo chino, i capelli spettinati e madidi di sudore, il respiro corto. Il marine si avvicinò, prendendo la spranga di ferro vicino ai suoi piedi, diede un colpo secco al costato dell'uomo che gemette tossendo gocce di saliva e sangue.
"Buongiorno agente DiNozzo" sorrise l'aguzzino.

 Tony sollevò appena il capo, tracce di sangue e sudore gli imperlavano il viso: "E' già ora di colazione?" sorride beffardo mostrando il rivolo di sangue che gli esciva dalla bocca

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Tony sollevò appena il capo, tracce di sangue e sudore gli imperlavano il viso: "E' già ora di colazione?" sorride beffardo mostrando il rivolo di sangue che gli esciva dalla bocca.
L'altro sorrise di rimando: "Continui ad avere la risposta pronta, eh?" tuonò alzandogli il mento con l'estremità del tubo, "fuori da qui sarai anche un agente, ma qua dentro sei solo un piccolo pezzo di merda che posso schiacciare come voglio! Qui nessuno verrà a cercarti, posso fare di te quello che voglio".
"Un piccolo pezzo di merda che ti ha sbattuto in galera tempo fa e che lo rifarà a breve" rispose Tony lentamente. L'altro non rispose ma gli assestò un nuovo colpo al tronco facendolo oscillare. Tony strinse i denti per evitare di urlare, il dolore era insopportabile, ma doveva resistere. Di sicuro Gibbs sarebbe venuto a salvarlo o almeno era quello che sperava.

"Sei stato fortunato, eh? Finire proprio nella mia squadra... avresti potuto fregarci tutti ed invece sono io che ho fregato te!" riprese l'uomo sedendosi su una pila di casse di legno. "Allora, dov'è il marine che hai fatto scappare?".
"Dove non lo troverai mai" sussurrò in una smorfia di dolore, "e con lui non troverai mai le prove di quello che sta succedendo in questa base. Presto il marine Korghin porterà le prove al capo dell'NCIS e voi finirete tutti di nuovo in galera!" concluse tossendo nuovamente.
"Tu maledetto figlio di puttana!!". 

L'uomo esplose in tutta la sua rabbia, prese la spranga iniziando a colpire alla cieca il corpo di Tony che gemeva sotto i colpi, il viso, la testa, il ventre non c'era un punto del suo corpo che non veniva percosso con forza. Alcuni schizzi di sangue bagnarono il pavimento ai piedi dell'agente dell'NCIS, ma il suo aguzzino ormai in preda alla collera, non sembrava accennare a fermarsi.

"Ehi, che cavolo fai? Così lo ammazzi sul serio!" intervenne l'altro marine affacciatosi nella stanza.
Quando lasciò andare a terra a spranga ormai ricoperta di sangue, Anthony era già di nuovo privo di sensi.

****************

"Stando al fascicolo del direttore Vance, nella base di Sulu solo 2 persone erano a conoscenza che Tony fosse un infiltrato: il tenente Gilliam e il sottotenente Carter, da dove incominciamo Gibbs?" chiese Ziva mentre percorrevano insieme il parcheggio della base militare. 

"Da lui" indicò Gibbs un uomo sulla mezza età vestito in divisa. "Tenente Gilliam? NCIS, io sono l'agente Gibbs e lei e l'agente David, abbiamo bisogno di farle qualche domanda".
L'uomo visibilmente sorpreso dalla loro presenza non rispose ma gli indicò di seguirlo con un cenno della mano. Oltrepassarono la zona adibita a dormitorio e raggiunsero l'ufficio dell'uomo. Una volta dentro, quest'ultimo prese posto sulla sua poltrona in pelle, mentre gli agenti dell'NCIS si sedettero dall'altra parte della scrivania.
"Immagino siete qui per il vostro agente" sospirò l'uomo portandosi una mano sulla fronte.
"Cosa può dirci dell'agente DiNozzo?" chiese Gibbs impassibile.
"Abbiamo avuto l'agente DiNozzo nostro ospite per una settimana, è un agente in gamba, molto preparato. Qui si è fatto subito notare per le sue doti militari e di lotta a mani nude, una cosa fondamentale vista la sua missione..." rispose l'uomo prendendo un sigaro dalla scatola.
"E....?" chiese Gibbs invogliandolo a continuare il suo racconto.
"E nulla, i talentuosi o le teste calde una bella notte spariscono e ritornano solo sotto forma di cadaveri, per questo abbiamo chiesto all'NCIS di indagare. Noi non siamo riusciti a venire a capo di nulla, ogni volta che scompare un marine è come se venisse inghiottito dal vuoto...".

"Cosa intende dire?" chiese Ziva

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"Cosa intende dire?" chiese Ziva.
"Quello che ho detto! Sparisce ogni segno del passaggio del marine in questione: registro, cartelle cliniche, è come se quella persona non fosse mai esistita" rispose il tenente aspirando del fumo.
"E non le sembra strano?" intervenne Gibbs, ma l'uomo si strinse nelle spalle.
"Quanti marine sono spariti in questo modo?" domandò Ziva.
"Compreso il vostro agente? Sono tre marine nell'ultimo mese".
"Ma com'è possibile che nessuno ne rivendica la scomparsa?" scattò la donna del mossad.
"Non scelgono marine a caso, scelgono persone che non hanno legami, persone che non hanno famigliari, amici o parenti" sospirò l'uomo, "nella scheda del vostro agente era indicato che era orfano e solo al mondo, una vittima ideale, perché in caso di scomparsa nessuno sarebbe venuto a cercarlo, mentre la marina, dopo un primo accenno di ricerca, avrebbe archiviato il tutto come diserzione e tanti saluti".

"Assurdo!" si lasciò scappare la donna guardando Gibbs.
"Sa dirmi se Tony aveva legato con qualcuno dentro la base?" chiese Jethro.
L'uomo ci pensò su, poi un'idea gli balenò negli occhi: "Ma certo! Una recluta: Jamie Steward".
"E dove possiamo trovarlo?" chiese Ziva.
L'altro scosse il capo: "E' sparito con l'agente DiNozzo, sono stati portati via in due quella notte".



********

"Capo ho rintracciato gli spostamenti del cellulare di Tony" esortò l'agente McGee vedendoli ritornare.
"Eh?" chiese Gibbs avvicinandosi alla scrivania dell'uomo.
"Pare che l'ultima volta che il cellulare di Tony ha agganciato una cellula si trovasse ad est in una vecchia zona residenziale, il che mi sembra strano perché li ormai non c'è altro che vecchi ruderi e fabbriche abbandonate" rispose stringendo gli occhi.
"Ti sbagli McGee, è il posto ideale per fare delle lotte clandestine!" convenne Gibbs, "andiamo a dare un'occhiata".

"Gibbs, dobbiamo parlare" irruppe Abby col visocontratto e pallido.
"Non ora Abby" rispose l'uomo prendendo le chiavi della macchina.
"Gibbs, Gibbs, Gibbs!" saltellò l'esperta forense correndogli dietro.
"Che c'è Abby?". Il tono di voce dell'uomo ferì la sensibilità della ragazza, ma sapeva di meritarselo. Aveva tenuto nascosto delle informazioni all'unico uomo di cui si fosse mai fidata, aveva tradito la sua fiducia e forse, aveva commesso un errore che poteva aver fatto costare la vita a Tony. Gli occhi verdi di Abby si riempirono di lacrime: "Mi spiace Gibbs, io..." si fermò, il pensiero che forse Tony era in pericolo o addirittura morto la tormentava.
L'uomo guardò la ragazza in un modo con cui di solito non guarda mai nessuno,le sorride dolcemente e dopo averle sfiorato le guance con un bacio: "Lo so Abby, lo so" sussurrò al suo orecchio.
"McGee, Ziva, andiamo!" concluse andando verso gli ascensori.


Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora