Capitolo 36

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Era rimasta sulla soglia per un pò, in completo silenzio a osservare il collega immobile nel letto. Da quando l'avevano tirato giù dal soffitto in quella sudicia costruzione adibita a prigione, era la prima volta che rivedeva Tony e ne rimase turbata. Aveva il busto leggermente più in alto rispetto al corpo per facilitargli la respirazione, ne le flebo ne l'ossigeno erano spariti, ma il viso era meno contratto, segno che con molta probabilità i tranquillanti stavano facendo effetto.

Entrò in punta di piedi, silenziosa come un gatto e si avvicinò al suo capezzale.

"Chi c'è?" chiese DiNozzo aprendo gli occhi. La voce era più bassa del solito, tradendo così una sofferenza ancora presente.

Ziva non rispose, ma rimase a fissarlo mentre con lo sguardo cercava nella stanza.

"C'è qualcuno, vero?" richiese, "capo sei tu?".

Le pulsazioni erano aumentato, sentiva la presenza di qualcuno nella stanza, ma non aveva modo di capire chi fosse e questo lo faceva sentire vulnerabile, quando riuscì a percepire un profumo famigliare: "Sandalo?" mormorò ansimante, "Ziva sei tu?".

"Ok, Tony ora basta con questo stupido scherzo, direi che è durato anche troppo non credi?" bisbigliò la donna sporgendosi verso il collega ferito.

"Ziva? Ma cosa..." rispose a stento Tony, era troppo debole per riuscire a conversare normalmente con una persona e l'esperienza gli suggeriva che Ziva era furibonda anche se non comprendeva bene il perché.

"Ascolta, capisco che ti piace burlarti di noi, ma questo è troppo! Non capisci che siamo tutti preoccupati per te?" riprese lei vibrante di rabbia.

"Ziva, stai bene?" le chiese provando ad alzare una mano in direzione della donna che lo afferrò con forza per le spalle fecendolo gemere di dolore.

"Guardami Tony!" urlò con rabbia, "io lo so che stai fingendo! Vuoi attirare la nostra attenzione? Ok, ora ce l'hai quindi smettila ti prego" fece una pausa tirando su col naso e l'agente ferito capì che la donna stava piangendo, "non era necessario fingersi anche cieco non trovi? Sei già così messo male di tuo, non ce n'era motivo, quindi smettila".

"Ziva, io non sto fingendo" rispose ansimante per il dolore che la stretta della donna gli stava procurando, "perché dovrei?" chiese a denti stretti.

"Non lo so, dimmelo tu!" scattò, "ma mi hai vista entrare prima e poi mi hai riconosciuta senza che io ti avessi detto nulla, questo come lo spieghi? Tu vuoi solo farci impazzire dalla pena, lo so perché tu sei fatto così, ti piace sempre stare al centro dell'attenzione e crogiolarti in questo. Vero?".

"Ziva" ansimò diventando sempre più pallido, "se ti ho riconosciuto è per via del tuo profumo, ho riconosciuto il tuo profumo".

"Menti!" scattò lei scrollandolo. Tony soffocò un urlo, poi sentì il suo viso bagnarsi delle lacrime della donna: "Tu menti! Dev'essere così!" singhiozzò, "perché l'NCIS non può perdere un agente come te, quindi smettila di farti compatire Tony e reagisci!" concluse disperata.

"Mi spiace, ma io...".

"Guardami Tony!".

"Non posso!".

"Ti ho detto di guardarmi!" urlò ormai fuori controllo.

"Io...non...posso...".

"Ehi che stai facendo qui?" tuonò Gibbs appena giunto nella stanza, "lascialo andare, sei impazzita?".

In quel momento la donna si rese conto di cosa realmente stava facendo, aveva avuto un crollo nervoso dovuta alla tensione degli ultimi giorni e la stavo sfogando sull'unica persona con quale non aveva alcun diritto di farlo, lasciò finalmente la prese e Tony fu di nuovo libero di poter appoggiare le spalle al cuscino, poi senza dire una parola, lasciò la stanza.

"Stai bene DiNozzo?" chiese il capo accorrendo al suo capezzale.

Il giovane uomo era contratto dal dolore: "No, credo mi abbia riaperto qualche punto" bisbigliò a denti stretti cercando di non urlare.

"Chiamo subito il dottore" avvisò Gibbs.

"Capo". Jethro si voltò.

"Non essere troppo duro con lei, era davvero scossa" gli disse sforzando un sorriso.

"Tu cerca di stare tranquillo, a lei ci penso io" concluse Gibbs uscendo dalla camera.

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora