Capitolo 38

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"Ho fatto proprio un bel casino" sospirò Ziva.

"Hai avuto un crollo, poteva succedere a chiunque" rispose Tim guidando moderatamente. Sentiva il peso della nottata sulle spalle e il suo unico pensiero era lasciare Ziva e andare a casa a dormire qualche ora.

"Si, ma non è successo a te McGee, è successo a me!" ribatté con tono seccato. L'altro non rispose, sentiva che c'era qualcosa di offensivo nelle parole di Ziva, ma era troppo stanco per approfondire.

"Scusa" sospirò la donna scrollando le spalle.

"Solo una cosa" la blocco McGee prima che scendesse dall'auto, "domani che torni a lavoro, cerca di evitare Abby, perché è furibonda con te".

"Oddio, come l'ha saputo?" sbuffò seccata.

"Il dottore ha urlato così forte che si è sentito tutto, mi spiace" forzò un sorriso.

"E tu? Non hai nulla da dirmi?" chiese incrociando le braccia sul petto.

"No, penso che per oggi ne hai sentite già abbastanza, ma mi riservo il diritto di ritornare sull'argomento" ci scherzò su McGee.

Ziva gli sorrise ed uscí dall'auto.

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Il respiratore a cui era attaccato l'agente DiNozzo scandiva il suo respiro attraverso il solito segnale acustico. Dall'altra parte del vetro di osservazione, Tim fissava l'amico incosciente.

Sarebbe voluto entrare, parlare un po' con lui ma per dirgli cosa? Con che faccia si sarebbe dovuto rapportare con lui? Come avrebbe dovuto affrontare l'argomento?

"McGee, che fai ancora qui? Pensavo fossi andato a casa".

"Ciao capo".

Si fermarono entrambi a guardare Tony dall'altro capo del vetro: "Non riesco ancora a crederci" mormorò Tim con lo sguardo fisso sill'amico.

"Perché non vai da lui?" gli propose Gibbs.

"Non posso capo, non ce la faccio" scosse il capo l'agente dell'NCIS, "come posso entrare li dentro come se nulla fosse? Cosa potrei mai dirgli? Io non ce la faccio...".

"Non devi dire niente, non è di compassione che ha bisogno" rispose Gibbs, "ma di un amico".

"Mi spiace capo, ma..." mormorò posando una mano sul vetro. Gibbs gli posò una mano sulla spalla: "Va bene così McGee, non devi sforzarti, ma pensa a cosa farebbe lui al tuo posto e poi prendi una decisione".

"Capo?" lo chiamò McGee, vedendolo incamminarsi per il corridoio.

"Pensaci McGee" gli rispose varcando la soglia del reparto di rianimazione.

Tim rimase in silenzio rivolgendo nuovamente la sua attenzione all'amico che si trovava oltre il vetro: "Cosa farebbe lui al mio posto?" ripeté pensieroso. Si prese di coraggio, indossò tutte le protezioni ed entrò nella stanza di DiNozzo. "Tony sei sveglio?" lo chiamò con un filo di voce, ma non ricevette risposta a parte il "bip" dei macchinari.

"A quanto pare no, beh meglio così" sorrise tra se e se, "senti, io...io volevo solo dirti che mi dispiace per come sono andate le cose e, che se hai bisogno di una spalla" fece una pausa per guardare il suo viso segnato dalla sofferenza, "beh, si lo sai, no? Io ci sono!" concluse.

"Ok, ora vado. Passerò domani, ok?" mormorò imbarazzato, "allora ciao" concluse uscendo dalla stanza, mentre le labbra di Tony si incresparono in un sorriso appena abbozzato.

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora