Capitolo 7

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"Ehi La Rouce" lo salutò Korghin andandogli incontro.
Tony era sdraiato sulla panca intendo a fare del sollevamento pesi: "Sei venuto per la rivincita?" gli chiese posando il peso, sapendo che con quello addosso sarebbe stato troppo vulnerabile. L'altro rise: "Non abbassi mai la guardia, eh?".
"Sai com'è? Dopo il benvenuto dell'altra volta, preferisco tenermi preparato. I tuoi amici sono ancora interi?" sorrise beffardo.
"Sopravviveranno" sorrise l'altro, "vieni, facciamo due passi" lo invitò avviandosi, Tony prese l'asciugamano e se lo posò sulle spalle, poi diede un'occhiata a Jamie che li stava osservando dall'angolo della palestre e seguì Korghin fuori dalla struttura.
Camminavano uno accanto all'altro con le mani ben infilate intasca: "Allora?" chiese Tony, "di cosa vuoi parlarmi?".
Korghin si guardò furtivamente intorno, sembrava teso.
"Stai cercando di capire dove sono nascosti i tuoi amici?" lo stuzzicò l'agente dell'NCIS.
"Non proprio" si affrettò a rispondere l'altro, "più che i miei amici, io direi i miei nemici" sorrise nervosamente. Tony lo fissò sospettoso: "Che intendi dire?" chiese senza ricevere risposta, allora decise di passare alle maniere forti afferrando il giovane per la maglia e sbattendolo con forza contro la parete esterna della palestra: "Inizi a darmi sui nervi, sai? Se devi dirmi qualcosa fallo oppure sparisci!" disse a denti stretti. L'altro rimase con le braccia larghe e le palmi delle mani ben visibili come in segno di resa, si guardò nuovamente intorno poi sussurrò a voce molto bassa: "Io so chi sei".
Tony lo scrutò con attenzione e senza rispondere. I suoi occhi verdi erano fissi in quelli color nocciola di Korghin come se stesse cercando di leggergli nel pensiero.
"Di che diavolo parli?" chiese infine.
"Sei stato mandata dall'NCIS, giusto?" chiese con voce inferma, "io posso aiutarti a trovare le prove...".
"Chi diavolo sei tu?" tuonò Tony impetuoso e stringendo i lembi della maglia sul collo del giovane che aveva la voce sempre più strozzata per mancanza di aria. "Io..." sussurrò, "sono io che ho chiamato l'NCIS!" agonizzò paonazzo. Tony lasciò la presa in modo che potesse nuovamente riprendere fiato.
"Tutto bene Jerald?" accorsero due delle cinque persona che avevano aggredito Tony nelle docce.
"Certo, si è solo scaldato perché eccitato all'idea di partecipare ai giochi!" rispose Korghin assumendo di nuovo l'espressione da sbruffone, Tony lo scrutò con attenzione, era chiaro che stata recitando una parte, ma poteva davvero fidarsi di lui.
Gli altri risero: "Tranquillo amico, domani sera avrai di che menar le mani, ora cerca di mantenerti caldo e pronto".
"Non vedo l'ora" rispose mantenendo il gioco a Korghin che lo guardava di sott'occhio, poi si allontanò col resto del gruppo lasciando Tony da solo. Fece pochi passi assorto nei suoi pensieri quando notò Jamie che lo stava fissando dall'altra parte del caseggiato: "Ero preoccupato" disse andandogli incontro, "mi spiace per l'altra sera, ma non me la sentivo di parlare, poi quando ti ho visto tornare dalla doccia ho capito che avevano avvicinato anche te e..." fece una pausa scuotendo il capo, "beh, pensavo che Korghin volesse finire il lavoro!" concluse guardandolo negli occhi.
Tony sbuffò in uno dei suoi sorrisi coinvolgenti: "So badare a me stesso, piuttosto, perché non mi dici una buona volta cosa ti è successo?" gli chiese.
Jamie ci pensò su: "Ti va un caffè? Quello della mensa non è male".
"Andiamo!" concluse Tony dandogli una pacca sulla spalla ed insieme andarono in direzione della mensa.

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"Gibbs nel deposito non ho trovato altro di rilevante a parte qualche pezzo di carta e un chewingun masticato che ho provveduto a portare a Abby" avvisò Ziva prima di prendere nuovamente posto alla sua scrivania. "Notizie del sangue trovato sul posto?" chiese rivolta al capo.
"E' di Tony!" rispose Tim appena sopraggiunto, "ma non è tutto suo. Ci sono diverse tracce ematiche e diversi DNA in quel deposito, alcune tracce di sangue sono così mischiate tra di loro che è impossibile ricreare il dna di ogni singolo individuo".
"Quindi Tony è..." mormorò Ziva lasciando morire la frase a metà.
McGee sospirò: "Non è detto".
"Cosa puoi dirci del cellulare?" chiese Gibbs ignorando il tema della discussione, per lui il semplice pensare che Tony fosse morto era da escludere nella maniera più categorica.
"Abby ci sta ancora lavorando su" rispose McGee.
"Jethro" chiamò il dottor Mallard appena giunto nel piano dalla sala autopsie.
"Abbiamo appena saputo, notizie di Tony?" chiese Palmer che gli era accanto.
"Ma possibile che in questo posto si sa tutto di tutti?" sbraidìtò Gibbs nervoso.
"Non te la prendere, prima siamo passati da Abby che era distrutta dall'ansia e ci ha detto tutto" spiegò il patologo.

"Non avrebbe dovuto" sospirò il capo della squadra quando sopraggiunse Abby col volto contratto e pallido. Tutti si voltarono a guardarla aspettando che iniziasse a parlare, ma lei guardò in direzione delle scale dove c'era ad attenderla il direttore Vance.
"Ha portato tutto signorina Shiuto?" chiese Leon dalla sua posizione privilegiata. La ragazza annuì lentamente, sembrava molto tesa. "Bene venite tutti nel mio ufficio" comunicò Vance anticipandoli.
"Anche noi signore?" chiese Palmer con voce tramante.
Vance si fermò nuovamente guardando in direzione del giovane che gli aveva rivolto la parola: "No, signor Palmer, lei e il dottor Mallard tornate pure in sala autopsie".

Abby lanciò un'occhiata ai due medici legali, poi si avviò per le scale seguita dal resto della squadra.

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora