Capitolo 22

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"Capo? Che fai qui? È successo qualcosa a Tony?" scattò McGee vedendo rientrare Gibbs in ufficio.

"A parte essere in coma intendi? No è tutto come sempre!" rispose cinicamente l'uomo senza neanche guardare in faccia il collega, "allora? Cos'abbiamo?" chiese guardando il maxi schermo. Il giovane non rispose facendo innervosire ancora di più l'uomo che lo riprese: "McGee?!".

"Tony è in coma?" mormorò l'agente visibilmente scioccato. Gibbs gli si avvicinò lentamente: "Si McGee, è così!" confermò posandogli una mano sulla spalla. Il più giovane dei due si lasciò cadere sulla sedia, non riusciva a immaginarlo: Tony immobile in un letto di ospedale...Non riusciva a crederci.

"Che ti prende McPivello? Perché quella faccia? Finalmente potrai goderti il silenzio tombale dell'ufficio... Dovresti essere felice, no?" un'immagine di Tony era apparsa davanti ai suoi occhi, vestito di tutto punto, col suo sorriso sornione che migliaia di volte l'aveva mandato in bestia, eppure in quel momento avrebbe dato chissà cosa per vederlo.

"No Tony, non lo sono affatto" mormorò con un filo di voce. L'immagine gli regalò un sorriso così bello da far male, un sorriso a metà tra la gioia, lo stupore e la tenerezza poi sparì esattamente com'era apparsa.

"McGee? Ehi!" Lo scrollò Gibbs, "che ti prende?".

"Niente capo, niente".

"Ho portato Jamie in...Gibbs! Perché qui? Notizie di Tony?" si stupì Ziva, notò lo sguardo lucido di McGee e il suo stato di apprensione era ora tangibile.

"Sono qui perché in questo momento Tony non ha affatto bisogno di me" sbuffò Gibbs sempre più irritato. Ziva era confusa dall'atteggiamento dell'uomo, guardò McGee alla ricerca di spiegazioni, ma il collega continuava a fissare il pc con ossessione.

Il suono dell'ascensore annunciò l'arrivo di Palmer che non appena vide Gibbs scattò: "Agente Gibbs! Che ci fa qui? Notizie di Tony, signore?".

Il limite era stato raggiunto, Gibbs si alzò dalla scrivania sbattendo violentemente le mani: "Un attimo di attenzione prego!" urlò in modo che tutti nel salone potessero sentirlo, attirando anche l'attenzione di Vance che era alla balconata del suo ufficio. "Stanotte l'agente DiNozzo è stato ricoverato in ospedale e: 1 è molto grave, 2 è in coma e 3 non andrò in ospedale finché non avrò assicurato il bastardo che l'ha ridotto così, tutto chiaro?".

"Gibbs..." lo chiamò Vance.
"...Quindi siete pregati di non farmi più domande a riguardo perché non ho alcuna intenzione di continuare a perdere tempo prezioso a rispondervi..." continuò l'uomo fuori contro.

"Gibbs!" lo richiamò il direttore.
"...Se siete preoccupati per l'agente DiNozzo andare in ospedale!" concluse.

"Gibbs!!" tuonò Vance con voce autoritaria.

"Che c'è?" scattò l'uomo di rimando. I due si guardarono per un istante, poi Gibbs si avviò verso le scale.
"Hai perso le staffe capo, non è da te!" lo riprese l'immagine di DiNozzo seduto sulla sua scrivania.
"Sta zitto DiNozzo!" sussurrò Gibbs recandosi nell'ufficio del direttore.

Ziva continuava a guardare il vuoto come in stato di trance, sentiva il vociare delle persone intorno a lei, ma non riusciva più neanche a distinguere le persone, finché McGee la prese per un braccio: "Tutto bene Ziva? Sei pallida" le chiese preoccupato.
"Certo" si affrettò a rispondere, "vado un attimo in bagno" avvisò correndo via.
Palmer e McGee si scambiarono un'occhiata: "Pensi che Tony ce la farà?" chiese il primo dei due.
"Chi può dirlo" sospirò il secondo, "quando l'abbiamo trovato era più morto che vivo, però sai cosa penso Jimmy? Credo che non morirà, lui non può morire! Lui ce la farà...senz'altro" annuì continuando a pigiare i tasti del computer. Palmer fece un respiro profondo, guardando verso la scrivania di Tony: "Mi manca".
"Manca anche a me" rispose l'altro.


Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora