Capitolo 34

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Vance non credeva ai suoi occhi, era la prima volta che vedeva Jethro così disperato e la cosa l'aveva turbato profondamente. Cosa ne sarebbe stato di Gibbs se Tony fosse morto?

Il dottore guardò l'infermiera: "Signorina Tyler, porti l'agente Gibbs nella stanza sterile e gli faccia indossare tutte le protezioni del caso".

"Si dottore" rispose la giovane alzandosi, "prego mi segua" disse a Gibbs che ringraziò il dottore con un cenno del capo prima di avviarsi dietro la donna.

"Signor Vance, gentilmente può dire ai suoi uomini che sono fuori che per quanto mi minacciano, non posso proprio farli entrare tutti?" sorrise, "questo ragazzo ha davvero tante persone che gli vogliono bene".

A Leon scappò un sorriso divertito: "Lei trova? Eppure di solito hanno tutti uno strano modo di dimostrarlo, lui per primo" rispose indicando col mento Gibbs che era appena entrato nella stanza di Tony e si era seduto al suo fianco.

"Tony?" lo chiamò Gibbs con un tono dolce nella voce, "Tony riesci a sentirmi?". L'agente dell'NCIS non dava segni di risposta, aveva il volto contratto in una smorfia di dolore e sofferenza, si lamentava agitatamente, mentre il volto era completamente imperlato di sudore.

"DiNozzo?" lo chiamò nuovamente posando la mano sul quella dell'amico sofferente, "sono qui con te, Tony".

"Papà..." ansimò confusamente il più giovane dei due, aveva la febbre così alta che Jethro percepiva il calore del corpo a quella distanza. Gibbs strinse con forza la mano del suo agente migliore, mentre un motto di rabbia gli salí dallo stomaco al sol pensiero di Senior e del fatto che in quel momento non era li con suo figlio.

"Tuo padre sta arrivando, tieni duro" gli sussurrò, "vedrai sarà qui a momenti" mentì.

"Non dovresti mentire a un moribondo, capo" si sentì riprendere. Gibbs alzò lo sguardo e vide Tony in piedi davanti al suo corpo con le braccia incrociate, gli occhi vispi ed il solito sorriso strafottente che gli aveva visto tante volte. "Tony..." sussurrò l'uomo.

"Certo che mi hanno ridotto proprio male, eh?" riprese l'immagine di Tony portandosi le mani in tasca. Indossava uno di quei completi firmati di cui andava tanto fiero, i capelli pettinati all'indietro e la sua solita faccia da schiaffi. "Pensi che mi resteranno le cicatrici?" chiese pensandoci su, "beh, potrebbero anche essere sexy" sorrise, "capo tu ne hai cicatrici?". Gibbs lo guardava senza rispondere, era così paradossale sentire il suono della voce distorta dalla sofferenza che la febbre e il dolore gli ricordavano addosso senza pietà e vederlo davanti agli occhi in forma perfetta. Sarebbe stato così facile convincersi che l'originale era quello in piedi che lo guardava con un sorriso sornione, piuttosto che accettare che la sua vita si stava spegnendo lentamente senza che nessuno potesse far nulla per aiutarlo.

"Forse dovresti spararmi, almeno smetterei di soffrire" propose facendo spallucce, "guarda che faccia, deve fare davvero male, eh?".

"Smettila!" scosse il capo Gibbs continuando a stringere la mano dell'amico.

"Capo è inutile" sospirò, "io sto morendo!" sorrise con amarezza.

"No! Tu non morirai DiNozzo!" scattò Gibbs con gli occhi lucidi, "e lo sai perché? Perché io non te lo permetterò! Io non permetterò al mio migliore agente di andarsene in questo modo, non ti permetto di lasciarmi indietro" concluse tremante.

"Tu non sei in grado di fare nulla capo e di certo non puoi salvarmi" sorrise con lo sguardo triste, "la mia missione è finita, sono stato bravo ammettilo, eppure...nonostante tutto, me ne andrò da solo" rise, "speravo che almeno questa volta si sarebbe precipitato da me e invece...".

"Tu non sei solo Tony, ci sono io con te" lo rincuorò Jethro.

Tony sorrise, ma Gibbs conosceva nell'espressione ferita che gli segnava il bel viso: "Senza offesa capo, ma non è la stessa cosa".

"È qui che ti sbagli, tu per me sei come un figlio e ti amo profondamente" fece una pausa ingoiando le lacrime. Leroy Jethro Gibbs non piange mai! Eppure la sua voce era così vicina allo sgretolamento: "Ho già perso Kelly e Shannon e Mike e Kate..., ti prego Tony, non voglio perdere anche te! Non voglio perdere l'ultimo pezzo della mia famiglia".

L'immagine di Tony non rispose, il suo silenzio fu così improvviso che Gibbs temette fosse di nuovo sparito chissà dove, ma quando alzò lo sguardo per cercarlo, lo vide ancora lì, in piedi, davanti a lui e col volto rigato di lacrime.

"Tony?" lo chiamò.

Il giovane agente dell'NCIS sorrise: "Grazie capo" sussurrò lasciando che altre lacrime gli bagnassero il viso, poi una luce accecante abbagliò l'uomo dell'NCIS e Gibbs si ritrovò seduto accanto ad un Tony profondamente addormentato. Il volto seppur segnato dalla sofferenza ora appariva più rilassato. Si rese conto di essersi addormentato con la testa sulle lenzuola, cosa al quanto rara per lui. Lanciò subito un'occhiata agli indicatori che non segnavano irregolarità nelle condizioni dell'agente ferito.

"Tony?" lo chiamò sfiorandogli la fronte con un bacio per sentire se era ancora caldo.

"Capo?" mormorò DiNozzo con un filo di voce, "sei...tu?". Parlava lentamente e spostando lo sguardo in tutta la stanza, ma Gibbs ebbe la sensazione che in realtà non riuscisse a capire dove si trovasse, cosa abbastanza normale vista la situazione.

"Si Tony, sono io. Bentornato DiNozzo" sorrise commosso, "è tutto finito, sei al sicuro ora" lo rincuorò.

Tony sbattè più volte le palpebre, gli occhi lucidi: "Capo? Dove sei? Gibbs?".

A quelle parole Jethro si scostò dal suo agente e passò lentamente una mano davanti ai suoi occhi, ma Tony non fece il minimo movimento.

"Capo, sei ancora qui?".

"Si DiNozzo, sono qui" sussurrò Gibbs scioccato mentre sul suo viso fece capolino una debole lacrima.     

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Non so voi, ma io ho pianto tanto a scrivere questa scena.
Se vi va, ditemi cosa ne pensate.
Ora Tony si è finalmente svegliato, ma è davvero finita?
La sua battaglia fino all'ultimo respiro, continua...


Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora