Capitolo 50

162 8 3
                                    


Nella stanza degli interrogatori Raimond Blanks attendeva il suo turno in silenzio, mentre dalla stanza delle osservazioni, Ziva teneva d'occhio la situazione.

"Sono Leon Vance il direttore dell'NCIS" si presentò Leon entrando nella stanza.

"Addirittura il direttore in persona" ironizzò, "quale onore" continuò Blanks con disinvoltura.

"Sono l'unico che attualmente ha i nervi abbastanza saldi, ma se preferisce, la lascio alle cure dell'agente Gibbs" ribatté Vance prendendo posto a sedere.

"Gibbs?" aggrottò le sopracciglia, "Ah si quel vecchio che mi ha atterrato con la sedia! Devo ammettere che è in gamba!".

Vance non rispose e aprì il fascicolo contenente i fotogrammi del furto nel magazzino.

"Cosa dovrei vedere?" chiese Blanks fingendosi seccato.

"Non lo so, dimmelo tu" ribatté Leon continuando a mantenere il contatto visivo.

"Ziva come va? Ha già confessato?" chiese McGee piombando nella stanza si osservazione col naso incerottato.

"No, Vance ha appena iniziato" rispose impaziente, "piuttosto il tuo naso?".

"È tutto ok, nulla di grave" si affrettò.

Sentita la risposta del collega, la donna del mossad tornò ai due uomini dall'altra parte del vetro.

"Vediamo...io vedo un tizio vestito di nero che entra ed esce da un luogo" rispose Blanks che di tanto in tanto alzava i lati della bocca incapace di trattenersi dal sorridere.

"Lo trovi così divertente?" chiese Vance trattenendo a stento la rabbia.

"Certo, perché vede direttore, mi chiedo se potete permettervi di perdere davvero così tanto tempo con un ladro quando avete un agente morto che cammina tra le vostre file" rise Blanks divertito.

"Che diavolo vorresti insinuare?" alzò la voce Vance.

"Oh-oh!" mormorò Tim dall'altra parte del vetro, "pensi si riferisca a Tony?" chiese rivolto a Ziva.

"Zitto, fammi sentire!".

Leon colpì con forza il tavolo: "Ti ho fatto una domanda!" urlò.

"Anthony DiNozzo signor direttore, è lui l'uomo morto che cammina" rispose con una calma surreale.

"Stai osando minacciare un mio agente?" ringhiò Vance tremante di rabbia.

"Oh no, direttore, non mi permetterei mai!" sorrise lui fingendosi scandalizzato, "la mia non è una minaccia...è una certezza! Quell'uomo non arriverà vivo al processo!" concluse con guardo da sfida.

Vance sgranò gli occhi, la voglia di buttargli le mani al collo era forte e dovette lottare con tutte le sue forze per trattenersi. Lo sguardo fisso negli occhi di Blanks che continua a guardarlo con aria di sfida e la disgustosa sensazione che quelle parole potevano rivelarsi più vere del previsto, avevano spinto Vance a battere in ritirata, almeno per il momento. Aprí la porta per lasciare la stanza, ma fu raggiunto dalla voce dell'arrestato: "Ehi, ho diritto a una telefonata".

Leon lo guardò freddandolo, ma al posto di rispondergli, si chiuse la porta alle spalle.

Una volta fuori fu raggiunto da Ziva e McGee: "Direttore?" lo chiamò Ziva, ma lui non le rispose, volse lo sguardo alla parete di fronte a lui e le piazzò un pugno con tutta la forza e la rabbia che aveva in corpo in quel momento e il rumore provocato fu udibile persino dagli ascensori dell'open space.

"Che diavolo è stato?" chiese Gibbs accorrendo sul posto.

Vide Vance ansimare davanti alla parete con il pugno ancora ben teso e Ziva e McGee completamente impietriti che lo guardavano attoniti.

"Leon?" chiamò Jethrò.

"Quel bastardo..." mormorò colmo di rabbia.

Gibbs lo fissò senza capire, poi la sua attenzione fu catturata dalla mano del suo direttore: "Leon la tua mano, si sta gonfiando!".

"Sto bene" tagliò corto l'altro.

"No, non sta affatto bene direttore, dovrebbe farsi vedere almeno da Ducky!" ribatté Ziva con determinazione, "guardi" continuò indicando la parete, "quello è sangue!".

"Vieni" lo invitò Gibbs portandolo via di peso.

"Voi due, sorvegliato Blanks e fategli fare la sua telefonata" ordinò Vance incamminandosi.

Entrarono in ascensore per andare da Ducky, ma Jethro la blocco di proposito: "Allora? Cos'è successo?" chiese.

"Nulla, ho evitato di colpire il prigioniero e mi sono rovinata una mano" minimizzò Vance.

"Vedo... potrebbe anche essere fratturata visto la velocità con cui si sta gonfiando. Non ti basta un agente in ospedale? Vuoi finirci anche tu?" ribatté Gibbs con tono seccato.

"Quel tizio ha profetizzato la morte di DiNozzo, cosa dovevo fare?" scattò.

"Mantenere la calma" suggerì Jethro e Vance scoppiò a ridere.

"Certo, come avresti fatto tu?" rise divertito, "andiamo Gibbs, se in quella stanza ci fossi stato tu al mio posto, ora in ospedale ci starebbe lui! Avresti dovuto sentire con che arroganza e tranquillità parlava, mi secca ammetterlo, ma sembrava lui a dirigere l'interrogatorio" sospirò infine.

"Perché a differenza loro, noi siamo esausti! Tu più di tutti visto che ti senti responsabile per DiNozzo" rispose Gibbs senza giri di parole, "ci sentiamo entrambi responsabili per quello che è successo e siamo entrambi ad un punto di non ritorno, ma non possiamo farci guidare dalle emozioni Leon o vinceranno loro!" fece una pausa facendo ripartire l'ascensore, "e sai cosa significherebbe la loro vittoria?" chiese senza neanche guardarlo.

"La morte di DiNozzo e Coole in libertà" rispose Vance.

"Esatto" confermò Jethro.

Le porte dell'ascensore si aprirono e i due entrarono nella sala autopsie dove il dottor Mallard stava tracciando un profilo dell'arrestato.

Fino all'Ultimo RespiroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora